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News & Views – 22 maggio 2017

News & Views Insight dalla redazione di FinanciaLounge su quello che si muove nelle economie e nei mercati.

22 Maggio 2017 10:10
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Fed: verso giugno nel segno dell’esitazione
Per sapere se la Fed manterrà la promessa di alzare i tassi almeno tre volte quest’anno bisognerà aspettare il 13 giugno. Da qui ad allora i segugi del mercato andranno alla ricerca di indizi. A partire da mercoledì 24 maggio, quando saranno pubblicate le minute del FOMC di inizio mese. Intanto si può notare che a inizio maggio le attese di un rialzo a giugno erano salite all’80%, dopo il robusto job report di aprile. Ma dopo il turbolento mercoledì trumpiano di Wall Street erano scese sotto il 60%, per risalire al 70% a fine settimana, secondo quanto anticipato dai futures sui Fed Fund. Quelle di tre rialzi in corso d’anno restano sotto il 50%. Il dubbio amletico serpeggia tra gli stessi membri del Board. Venerdì scorso il presidente della Fed di St. Louis James Bullard ha segnalato una possibile frenata in arrivo, chiedendosi pubblicamente se l’economia sia abbastanza forte da sostenere ulteriori rialzi. Bullard dice che l’attesa di tre rialzi in corso d’anno potrebbe rivelarsi eccessivamente aggressiva (peccato che sia stata la stessa Fed a dare quell’indicazione). Bullard ha citato dati macro relativamente deboli a partire dal FOMC di marzo, quando la Fed ha fatto il previsto quartino. Forse per capire perché il dollaro scende invece di salire, gli esperti del FT dovrebbero spostare lo sguardo dalla Casa Bianca a pochi isolati più in là, dove ha sede sempre a Washington il palazzone neoclassico della Banca Centrale.

ETF, la creatività inesauribile
La volatilità continua a essere il grande assente dai mercati nel 2017. Anche lo scivolone di mercoledì scorso a Wall Street, causato da timori subito rientrati di turbolenza politica americana con epicentro Trump, ha causato un lieve sobbalzo del VIX, l’indice della paura, che ha chiuso la settimana in linea con i livelli bassissimi degli ultimi mesi. E allora, visto che i soldi si fanno con la volatilità, comprando sui minimi degli storni, se non c’è bisogna inventarla. Come? Con dei bei ETF long e short che replicano lo S&P 500, ma con una leva di 4 volte. La Securities and Exchange Commission americana ha sul tavolo la richiesta di ammissione a quotazione di un paio di questi strumenti, si tratta del ForceShares Daily 4X US Market Futures in due versioni, una ‘long’ che moltiplica per quattro i rialzi giornalieri dell’indice, e una ‘short’, che invece fa guadagnare quattro volte sulle perdite. Alcuni considerano i nuovi strumenti, per ora non disponibili sul mercato, un po’ pericolosi. Soprattutto perché sarebbero strutturati in modo tale da produrre perdite anche importanti se l’indice non si muove per un periodo di tempo abbastanza lungo. Il WSJ riporta che secondo Pauline Shum-Nolan, un professore di finanza alla York University di Toronto, sulla distanza di un anno uno S&P che dovesse produrre un ritorno uguale a zero implicherebbe una perdita di oltre l’11.4% per l’ETF long e di oltre il 18% per lo short. Tutto da verificare. Anche perché non sembrano proprio strumenti da cassettisti. Quello che è certo è che la creatività dei costruttori di ETF sembra inesauribile.

Auto 2018, l’aggancio elettrico
L’anno prossimo sarà quello di una svolta storica per l’automotive globale. Almeno così prevede uno studio di UBS secondo cui nel 2018 il costo di possedere un’auto elettrica scenderà fino a allinearsi con quello di una alimentata a petrolio dello stesso livello. Secondo gli esperti dell’investment bank, l’effettivo costo di produzione delle auto elettriche è molto più basso di quanto generalmente stimato per cui il costo totale per il consumatore di possedere un’auto elettrica può raggiungere la parità rispetto alle auto tradizionali a partire dal 2018. E il sorpasso arriverà prima in Europa. Questo induce gli esperti UBS ad alzare a circa il 50% le stime di vendita di auto elettriche al 2025 a un totale globale di oltre 14 milioni, vale a dire il 14% delle vendite globali. Per i giganti dell’industria automobilistica mondiale, a cominciare dal numero uno Volkswagen, un bel problema e una grandissima sfida, che costringerà ad aumentare di molto gli investimenti in alberi motore elettrici, la componente che trasmette energia alle ruote. Per UBS si tratta della rivoluzione più importante dall’introduzione del Model T della Ford. L’equivalente del rivoluzionario veicolo americano del 1908 sarà la Chevy Bolt, prodotta da GM, considerata la prima auto elettrica che può aspirare a diventare la prima con un mercato di massa, con un’autonomia di oltre 200 miglia.
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