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Boris Johnson

Come proteggersi dalle montagne russe della Brexit

Le trattative per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea procedono tra mille colpi di scena. E il consiglio agli investitori è di controllare la “data di scadenza” di annunci e dichiarazioni, per evitare di essere presi in contropiede

di Chiara Merico 5 Settembre 2019 11:09

A tre anni dal referendum la Brexit è ancora un’ipotesi, ma non smette di regalare colpi di scena. Mercoledì 4 la Camera dei comuni ha bocciato la proposta del primo ministro Boris Johnson di andare al voto anticipato e dato il via libera a una legge che blocchi il no-deal, cioè l’uscita dall’Unione europea senza accordo. Per Johnson si è trattato quindi di una doppia sconfitta.

ELEZIONI IN VISTA?


Ora la legge deve passare dalla Camera dei Lord – il voto è previsto per venerdì 6 settembre - e solo dopo, una volta che il testo sarà approvato anche con l’assenso della regina, il leader dei laburisti Jeremy Corbyn si è detto disponibile a valutare la proposta di Johnson di andare a elezioni anticipate.

SCELTA VITALE


Un portavoce del 10 di Downing Street ha fatto sapere che il popolo verrà messo di fronte a una “scelta vitale”: una Brexit con accordo, senza accordo o una nuova proroga. “È chiaro che l’unica strada è tornare dal popolo e dargli l’opportunità di decidere cosa vuole: che Boris (Johnson, ndr) vada a Bruxelles e porti a casa un accordo, che si esca dall’Ue il 31 ottobre senza accordo o che sia Corbyn ad andare ad arrendersi a Bruxelles, implorando per una nuova proroga e accettando qualsiasi condizione l’Europa voglia imporre alla nostra nazione”.  Questa volta, a differenza del 2017, la campagna elettorale sarà tutta centrata sulla Brexit: i partiti e i candidati dovranno prendere chiaramente posizione, quindi il voto sarà una specie di secondo referendum.

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PAROLA ALLE URNE


A quanto pare, quindi, subito dopo il voto sulla legge anti no-deal “Boris Johnson convocherà le elezioni generali. E dopo ancora potremmo avere quello che tutti chiedono fin dal primo referendum: una conferma sulla Brexit o meno”, nota Philippe Waechter, chief economist di Ostrum Asset Management. Per l’esperto “potrebbe essere questa la soluzione migliore per chiarire la situazione politica, dato che il voto alle elezioni generali continuerà a essere contrario alla Brexit. Il risultato è ancora di difficile interpretazione anche se i sondaggi sembrano essere favorevoli a Johnson. I risultati delle urne daranno sicuramente una risposta: il Regno Unito rimarrà nell'Unione europea o uscirà. Un voto di uscita significherebbe probabilmente una no-deal Brexit”.

GRANDE INCERTEZZA


Per Waechter la conseguenza immediata sarà “un rapido rialzo della sterlina, il cui andamento sarà poi legato ai risultati dei sondaggi dopo la chiamata alle urne. Sondaggi pro-Brexit probabilmente indeboliranno la sterlina e, viceversa, registreremo un suo rialzo quando i sondaggi saranno favorevoli al ‘remain’. Il mercato azionario seguirà lo stesso andamento”. In ogni caso, “possiamo aspettarci grande incertezza e volatilità se i sondaggi mostreranno la medesima volatilità della fase precedente al referendum”.

COME PROTEGGERSI AL MEGLIO


“Ancora una volta l'attenzione degli investitori è focalizzata sull'impatto che una hard Brexit potrebbe avere sul patrimonio in sterline e su come proteggersi al meglio dalla volatilità associata”, fa notare Eoin Walsh, portfolio manager di TwentyFour Asset Management. Per il gestore, sin “dal referendum sulla Brexit del 2016, il nostro punto di vista è che catturare in tutta sicurezza il cosiddetto ‘Brexit premium’, che è stato inserito in molti asset in sterline, è stato un modo per aumentare il valore per gli investitori. Tuttavia, abbiamo sempre avuto una visione prudente su come potrebbe apparire la Brexit, e attualmente sembra chiaro che la possibilità di una hard Brexit sia aumentata in modo significativo”.

CONTROLLARE LA DATA DI SCADENZA


Il consiglio, visto il susseguirsi degli eventi, è di “controllare due volte la ‘data di scadenza’ su tutto ciò che si legge". Per la maggior parte dei gestori di fondi, spiega Walsh, “la Brexit è solo uno dei tanti macro rischi globali che avrebbero già dovuto essere integrati nella costruzione del loro portafoglio”.
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