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Mercato azionario: chi comanda tra Fed, utili e guerra commerciale?

Il mercato azionario fatica a delineare l'impatto della continua disputa commerciale tra Usa e Cina mentre la Fed ha assunto un approccio più accomodante e la stagione delle trimestrali si sta concludendo

di Redazione 20 Maggio 2019 14:55

Mentre la stagione dei bilanci aziendali USA del primo trimestre si sta concludendo, il mercato azionario risulta sempre più esposto a numerosi fattori, tra i quali i rischi geopolitici, i segnali di stasi dell'economia interna e la politica monetaria della Federal Reserve: tutti aspetti che potrebbero influire in modo significativo sulla crescita economica e sui profitti delle imprese.


QUALE FATTORE PREVALE?


Tuttavia, non è chiaro quale di questi fattori possa prevalere, nel bene o nel male, sia per un'economia che è al suo decimo anno di espansione, e sia per il trend rialzista del mercato azionario, che ha già festeggiato lo scorso 9 marzo il suo decimo anno di corsa al rialzo.


L’INFLUENZA DELLA GUERRA COMMERCIALE


Il mercato azionario, in particolare, si è mostrato di recente sensibile all’evoluzione della guerra commerciale tra Washington e Pechino, con la correzione dell’indice S&P500 di quasi cinque punti percentuali partita lunedì 4 maggio, dopo che il presidente Trump ha annunciato l’incremento dei dazi, dal 10% al 25%, su merci cinesi importate per 200 miliardi di dollari. Il presidente statunitense ha anche dichiarato di essere pronto ad imporre tariffe più alte su altri 300 miliardi di dollari su merci provenienti da Pechino.


POSIZIONE NEUTRALE


"In questa fase, stiamo assumendo una posizione neutrale in mancanza di una chiara direzione nei dati economici e aziendali", ha detto a MarketWatch Eric Wiegand, senior portfolio manager di U.S. Bank Private Wealth Management. L’esperto ha spiegato che una serie di dati contrastanti – tra i quali i recenti deboli numeri di vendite al dettaglio in contrapposizione con i dati più robusti relativi alla fiducia dei consumatori - insieme a una stagione di trimestrali che ha mostrato una vasta gamma di performance per le società statunitensi, hanno posto i mercati in una situazione più vulnerabile agli effetti a catena di tutta la retorica sulle implicazioni della guerra commerciale.


TREASURY USA A 10 ANNI ,TASSI VICINI AI MINIMI DI 18 MESI


L'incertezza sul commercio mondiale può infatti rendere quasi impossibile per le società multinazionali formulare strategie e tracciare un robusto programma di investimenti e costituisce pertanto un forte freno ribassista sui mercati azionari. Al contrario, il mercato obbligazionario offre un supporto alle Borse. Il fatto che i rendimenti dei titoli di stato Usa (Treasury) a 10 anni siano scivolati fino a sfiorare giovedì 16 maggio il 2,36%, il minimo degli ultimi 18 mesi, può rendere le azioni un investimento più allettante, a patto che gli acquisti sui Treasury non siano dovuti esclusivamente a timori legati alla situazione generale dell’economia e dei mercati.


LE INCERTEZZE SPINGONO IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO


"Mentre il mercato azionario ha registrato un graduale recupero dai minimi del 13 maggio, sono continuati gli acquisti di obbligazioni sulla scia delle incertezze che difficilmente scompariranno, almeno finché non ci sarà maggiore chiarezza sui negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina", ha scritto in un report ai clienti Subadra Rajppa, responsabile della strategia dei tassi USA presso Société Générale.

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LE PREVISIONI SULLE PROSSIME MOSSE DELLA FED


Il rally nel mercato obbligazionario procede in parallelo con una crescente convinzione nei mercati dei futures sui Fed funds in base ai quali la Federal Reserve dovrebbe tagliare i tassi prima della fine dell'anno. Secondo un’analisi condotta da CME Group, il trading in futures sui Fed funds riflette attualmente una probabilità del 74,1% di un taglio dei tassi quest'anno, con una probabilità del 32,1% di due o più tagli dei tassi entro la fine del 2019. Si tratta di una brusca inversione di tendenza rispetto ad appena due settimane fa, quando il mercato esprimeva più del 50% di possibilità che la Fed restasse ferma sui tassi per il resto dell'anno.


UN BENEFICIO NETTO PER LE AZIONI


La crescente convinzione che la Fed passerà a tagliare i tassi prima possibile, forse in risposta agli effetti economici derivanti dalle crescenti tensioni commerciali, ha aiutato la scorsa settimana il mercato azionario a ridimensionare le preoccupazioni sul commercio globale e potrebbe continuare a sostenere i prezzi in Borsa in futuro. Dal momento che "un accordo commerciale è diventato molto meno probabile nel breve periodo, ciò che il mercato obbligazionario vede sempre più probabile è la politica di allentamento della Fed: si tratta di un netto beneficio per le azioni", ha sottolineato Gary Pzegeo, responsabile del reddito fisso al CIBC US Private Wealth Management.

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IL DISCORSO DI POWELL


Peccato che questa convinzione risulti in contrasto con i segnali inviati dai funzionari della Fed che, finora, hanno costantemente dichiarato di non vedere la necessità nel tagliare i tassi visto che l'inflazione è solo poco al di sotto dell'obiettivo annuale del 2% della Fed. In una conferenza stampa tenuta lo scorso 1° maggio, il presidente della Fed Jerome Powell ha sottolineato che l'inflazione al di sotto del target si può considerare transitoria, facendo peraltro capire che i tassi Usa correnti risultavano pertinenti al contesto generale dell’economia statunitense.


ATTESA PER I VERBALI DEL FOMC


A questo proposito, gli investitori avranno un'altra possibilità di rivalutare le loro proiezioni sulla politica della Fed mercoledì 22 maggio, quando saranno resi noti i verbali del riunione dello scorso 1° maggio del Fomc (Federal Open Market Committee, l’organismo della Federal Reserve incaricato di operare sui tassi Usa).
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