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Mercati in ordine sparso al giro di boa del 2018

A Wall Street dettano legge i fondamentali economici e societari, l’Europa è in balia delle oscillazioni della politica, gli emergenti hanno schivato la tempesta perfetta e tornano promettenti.

5 Luglio 2018 07:50

Il 2018 è al giro di boa di metà anno ed è il momento giusto per fare il ‘punto nave’. La seconda metà dell’anno è partita nel segno di mercati azionari globali che viaggiano decisamente non sincronizzati, anzi sembra che si muovano decisamente in ordine sparso. Nel più importante, Wall Street, dettano legge i fondamentali, vale a dire i dati che vengono dall’economia reale e quelli delle trimestrali delle società quotate sull’indice S&P 500. I primi indicano uno stato di ottima salute, con il dato sul PIL americano in arrivo tra un mese atteso intorno al 4% nel secondo trimestre. Anche le trimestrali, che cominciano a uscire tra una decina di giorni, puntano a una crescita robusta degli utili. La combinazione dei due indicatori potrebbe dare al NYSE la spinta che finora non è arrivata per provare a tornare ai massimi di fine gennaio.

Economia USA, attesa una crescita degli occupati ma il focus è sui salari


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EUROPA TRA TENSIONI POLITICHE E FINE DEL QE


In Europa invece dettano legge la politica e i rapporti internazionali. I timori di scollamento europeo sul tema dei migranti per ora sono rientrati dopo la pace fatta tra la Merkel e i suoi alleati bavaresi, vediamo quanto dura. Restano invece le tensioni legate alla tenuta dei conti pubblici di paesi come l’Italia, che si sommano alle ripercussioni temute per la guerra dei dazi dichiarata da Trump, che potrebbe colpire un settore chiave dell’industria europea come quello dell’auto. A condire il quadro di incertezza l’avvicinarsi della fine del Quantitative Easing di Mario Draghi. La domanda che tutti si fanno è: la ripresa europea è sostenibile anche senza l’ossigeno della BCE?

GLI EMERGENTI STANNO RIEMERGENDO


Il quadro è ancora diverso per i mercati dei paesi emergenti. A inizio anno c’era il timore che la combinazione di tassi americani in rialzo e dollaro forte potesse scatenare su questi mercati una ‘tempesta perfetta’. Nei sei mesi trascorsi le quotazioni sono arretrate sia per le azioni che per i titoli del debito, ma senza effetti drammatici salvo alcuni casi isolati, come Turchia e Argentina. E ora anche queste tensioni stanno rientrando, soprattutto nel più grande degli emergenti, la Cina, dove la caduta combinata di Yuan e azioni sembra stabilizzarsi.

Obbligazioni cinesi, tempo e Renminbi giocano a favore


Obbligazioni cinesi, tempo e Renminbi giocano a favore





OCCHIO A DOLLARO E T-BOND


Se si lasciano da parte i fattori esterni e geopolitici, da cui può sempre arrivare uno shock, quello che sembra rassicurare gli investitori a livello globale è la dinamica dei tassi di interesse americani. E’ vero che da un lato la Federal Reserve continua ad alzare i tassi con cadenza ormai trimestrale, siamo arrivati al 2% e Jay Powell sembra intenzionato ad andare avanti. Ma è anche vero che i tassi che contano veramente, quelli sulla lunga scadenza, come il rendimento del T-bond americano a 10 anni, non si muovono. Dopo aver toccato per qualche giorno il livello del 3% a inizio anno sono rimasti stabilmente sotto quella soglia. E anche il dollaro sembra aver fermato la sua corsa.

La curva amica dei tassi americani


La curva amica dei tassi americani





BOTTOM LINE


E questa è una buona notizia da diversi punti di vista. Vuol dire che l’inflazione sta finalmente rialzando la testa ma senza rischi di strappi. Vuol dire che il mercato può fidarsi della Fed, che non si fa cogliere di sorpresa. E vuol dire che la sofferenza dei mercati emergenti, il cui costo del debito dipende proprio da quei tassi, è limitata. Mercati che poi sono sempre meno emergenti, dipendono sempre meno dalle esportazioni e sempre più da consumi e investimenti interni con un ceto medio che si allarga e spende. Vanno tenuti d’occhio perché saranno sempre più una componente importante nel portafoglio dell’investitore globale.
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