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Andrew Harmstone

Mercati emergenti, sempre meno omogenei e sempre più ricchi di opportunità

L’indice MSCI Emerging markets segna un +16,7% da inizio anno ma con ampie divergenze tra paese e paese: ecco come comportarsi nei prossimi mesi.

27 Luglio 2017 09:25
financialounge -  Andrew Harmstone brasile cina mercati emergenti Morgan Stanley MSCI Emerging Markets MSCI World

Non ci sono dubbi sul fatto che da inizio anno siano stati i mercati emergenti i mattatori assoluti del mercato azionario. Infatti, dal primo gennaio al 14 luglio scorso, mentre l’indice MSCI world delle Borse mondiali mostrava un comunque rotondo +8,25% (in valuta locale), l’indice MSCI emerging markets in valuta locale vantava una performance doppia (+16,7%).

Tuttavia, esaminando le performance delle singole piazze finanziarie dei paesi in via di sviluppo, si scopre che gli andamenti sono stati anche piuttosto differenti. Per esempio l’indice MSCI China è salito del +29,3% e l’MSCI Pakistan ha perso l’11,8%. Mentre l’MSCI Ungheria ha guadagnato il +10,9% l’MSCI Russia ha lasciato sul terreno il 13%. A fronte di un +10,6% dell’MSCI Messico l’indice MSCI Repubblica Ceca è arretrato di un punto percentuale. A conferma di come i mercati emergenti siano sempre meno omogenei e, come tali, devono essere trattati quando si effettuano scelte di portafoglio nei prossimi mesi.

Una raccomandazione che Andrew Harmstone, Lead Portfolio Manager per la strategia Global Balanced Risk Control (GBaR) di Morgan Stanley IM si sente di fare alla luce di quanto accaduto a maggio in Brasile. “Non sembra che il Brasile abbia contagiato gli altri mercati emergenti. Quando i listini brasiliani sono crollati dopo le presunte intercettazioni del presidente Temer, in Brasile i rendimenti obbligazionari sono saliti in misura significativa, mantenendosi invece stabili nel resto del mondo emergente” spiega Andrew Harmstone, secondo il quale questo comportamento potrebbe essere un segnale che gli investitori percepiscono tale rischio come associato esclusivamente al Brasile.

Andrew Harmstone ricorda inoltre che quando è crollato il mercato brasiliano gli altri mercati finanziari emergenti hanno perso quota, salvo però recuperare già il giorno successivo tutte le perdite.
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