Contatti

BCE

Mercati emergenti, possibile punto di svolta nei tassi di interesse

I dati economici americani in netto miglioramento spingeranno la Fed a incrementare il ritmo di rialzo dei tassi USA con implicazioni sui tassi del debito emergente.

26 Gennaio 2017 09:55
financialounge -  BCE Capital Group cina Federal Reserve inflazione Martyn Hole mercati emergenti mercati obbligazionari reflazione treasury USA

Mentre la dinamica dell’economia e le aspettative fiscali degli Stati Uniti mostrano segnali che tendono a far innestare una marcia superiore ai tassi da parte della Federal Reserve, la BCE ha annunciato una riduzione dei flussi di acquisto sul mercato delle obbligazioni euro a partire da aprile e la Cina sembra riuscire a proseguire nel suo percorso di trasformazione della propria crescita economia.

In questo contesto molti investitori sono preoccupati che ci possa essere in agguato un certo re-pricing nel mercato obbligazionario emergente. In pratica ci si chiede se esista un 'punto di non ritorno' nel quale i tassi più elevati degli Stati Uniti provochino uno sproporzionato rialzo dei tassi del debito emergente (con conseguente forte calo delle quotazioni che si muovono in direzione opposta ai rendimenti).

Secondo gli analisti, però, le valutazioni correnti e il ritmo dell'inflazione forniscono spazio sufficiente per assorbire i contraccolpi dei rialzi dei Treasury USA, se si manterranno di modeste dimensioni. Un segnale in questa direzione lo forniscono i rendimenti reali (cioè al netto dell’inflazione) del debito emergente che si posiziona nella fascia più alta degli ultimi 5 anni.

Inoltre, al momento, ci sono scarsi segnali di reflazione nei mercati emergenti. Il vero anello debole del debito emergente restano le valute. Sebbene siano ancora ben al di sotto dei livelli che avevano nella primavera del 2013, le divise emergenti potrebbero continuare a soffrire il dollaro forte e registrare una ulteriore svalutazione media tra il tre e il quattro per cento rispetto al biglietto verde.

Secondo Martyn Hole, Investment Director di Capital Group, se è vero che nel 2016 ha conquistato l’attenzione il rallentamento della crescita, i fattori che incoraggiano l’ottimismo sui mercati emergenti sono molteplici. “In molti mercati emergenti, i tassi di crescita continuano a superare di gran lunga i livelli che si registrano (e si stimano) per i mercati sviluppati” spiega Martyn Hole che poi nota come le partite correnti siano in gran parte favorevoli e molte valute emergenti risultino ora meno vulnerabili a forti ribassi rispetto a qualche anno fa.

“Nonostante un certo numero di paesi debba affrontare alcune sfide sul fronte fiscale, in molti altri i bilanci dello Stato sono in condizioni accettabili” fa presente Martyn Hole che cita, per esempio, il rapporto debito-PIL (diminuito rispetto al passato). Non solo. Nei paesi dove invece l’indebitamento mantiene un peso elevato si riscontra un mercato obbligazionario in fase di maturazione.

“Considerato il livello ultra-basso dei rendimenti nei mercati sviluppati, molte obbligazioni dei mercati emergenti offrono un interessante potenziale di rendimento ponderato per il rischio. Il rafforzamento del contesto macroeconomico dovrebbe consentire ai paesi emergenti di reagire meglio agli shock su questo fronte” sostiene Martyn Hole, secondo il quale le preoccupazioni in ambito valutario dovrebbero ridursi mentre i rendimenti dovrebbero beneficiare di riforme politiche ed economiche.
Share:
Trending