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Mercati, l’altra faccia della medaglia di crescita USA e liquidità

A distanza di 12 mesi la crescita è sbilanciata sugli USA mentre le fonti di rischio si sono moltiplicate ma se la liquidità del mercato non scende troppo il trend può preservarsi.

27 Settembre 2018 08:46

Esattamente 12 mesi fa si moltiplicavano gli articoli e gli approfondimenti su un contesto economico quasi idilliaco: crescita economica globale ben sincronizzata a livello mondiale (con l’Europa che mostrava una dinamica leggermente migliore degli Stati Uniti), prezzi al consumo che avevano archiviato il pericolo deflazione senza tuttavia nemmeno sfiorare il target del 2% auspicato dalla banche centrali dei paesi sviluppati, politiche monetarie ancora in modalità espansiva (con la sola eccezione della Fed che, tuttavia, procedeva con la massima gradualità), utili delle imprese in crescita a doppia cifra.

EMERGONO IMPORTANTI DIFFERENZE


Oggi, sebbene non si possa certo dire che la situazione sia stravolta, emergono importanti differenze rispetto a quel contesto e sono in molti a domandarsi come il ciclo economico attuale possa ancora proseguire o se sia imminente una nuova recessione. “Le minacce protezionistiche e i crescenti rischi politici continuano a gravare sui mercati, ma la crescita mondiale dovrebbe proseguire. Tuttavia, il ciclo della crescita dell’economia USA e le tendenze della liquidità globale potrebbero modificare la percezione dei mercati” tengono a precisare gli esperti di AMUNDI nel Weekly Market Review.

L’ANALISI DI AMUNDI


La loro analisi parte dalla constatazione che la crescita mondiale ha subito, dall’inizio di quest’anno, un rallentamento e, soprattutto, risulta sbilanciata, in quanto trainata sostanzialmente dagli Stati Uniti. L’economia americana è infatti in forma smagliante come dimostra il dato del PIL del secondo trimestre (+ 4,2% su base annua, il maggior incremento degli ultimi tre anni), e tutto un lungo elenco di fattori macroeconomici e fondamentali di rilievo: dal solido indice manifatturiero all’indice sulla fiducia dei consumatori che staziona sui massimi livelli, dal tasso di disoccupazione (ai livelli più bassi del dopoguerra) alla continua creazione di nuovi posti di lavoro, dalle famiglie che consumano come e più della grande crisi, ai record assoluti dei mercati azionari.

AL DI FUORI DEGLI USA PREVALE IL GRIGIO


Guardando invece alla maggior parte degli altri paesi sviluppati il quadro è molto meno roseo con dati sulla crescita che nella migliore delle ipotesi sono fermi sui dati (in rallentamento) registrati nel primo semestre con, in parallelo, mercati azionari caratterizzati da andamenti laterali. D’altra parte le fonti di rischio si sono moltiplicate. Non solo le tensioni sui dazi commerciali ma anche i negoziati infiniti e (finora) inconcludenti sulla Brexit, le incertezze sulla politica di bilancio italiana e le pressioni sulle valute dei paesi emergenti i cui fondamentali economici si stanno indebolendo.

POLITICHE MONETARIE IN CHIAROSCURO


Alla luce di questo scenario, non deve sorprendere se gli investitori abbiano modificato le loro aspettative riguardo alla politica monetaria. “Emerge con forza una maggiore fiducia nella capacità della Federal Reserve americana di alzare i tassi. A metà settembre il mercato scontava una probabilità dell’80% di quattro rialzi dei tassi da parte della banca centrale USA contro quasi lo 0% di un anno fa” puntualizzano i professionisti di AMUNDI.

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AUMENTO DEI TASSI BCE NON PRIMA DEL 2020


Al contempo, sono aumentati i dubbi riguardanti il primo possibile rialzo dei tassi da parte della BCE. Le aspettative sono infatti per un carovita nella zona euro molto moderato mente l’indicazione espressa dalla BCE di ‘mantenere i tassi di interesse al livello attuale perlomeno per tutta l’estate del 2019’ hanno radicato la convinzione, nel mercato, che non ci possa essere un rialzo dei tassi prima degli inizi del 2020. Inoltre il presidente Draghi, ha spiegato che i rischi associati a un aumento del protezionismo, le vulnerabilità dei mercati emergenti e la volatilità dei mercati finanziari hanno di recente subito un’accelerazione mentre la maggior parte delle banche centrali dei paesi emergenti hanno agito al rialzo sui tassi di interesse per difendere le loro valute. Ecco perché, solo se gli Stati Uniti continuano a sostenere la crescita globale e la liquidità del mercato non scende ulteriormente, è possibile che la situazioni non cambi radicalmente in peggio.
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