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Mercati a bassa volatilità, un’attenta gestione del rischio senza diminuirlo

La bassa volatilità dei mercati è destinata ad aumentare: inutile fare previsioni su cosa la determinerà o quando accadrà. Meglio gestire i rischi di portafoglio.

13 Settembre 2017 09:58
financialounge -  gestione del rischio Goldman Sachs Asset Management volatilità

I mercati finanziari stanno sperimentando un prolungato periodo di volatilità inferiore alla media storica. Utilizzando l’indice Vix (che misura la volatilità implicita dell'indice S&P 500 calcolata attraverso una media ponderata della volatilità prezzata dalle sue opzioni) si può dimostrare che il suo valore medio negli ultimi 30 anni si è aggirato intorno a quota 20: in pratica, al di sopra di tale livello scattava l’allarme di turbolenze in Borsa e viceversa sotto quota 20.

Ebbene, negli ultimi 5 anni e negli ultimi tre anni il valore medio del Vix si è attestato a quota 15 (circa il 25% in meno della media storica) e negli ultimi 12 mesi addirittura a quota 12,5: da inizio anno la media è scesa ulteriormente a 11,4.

Secondo parecchi osservatori il contesto attuale, in cui la volatilità dei mercati azionari è bassa (e in modo anche fortemente condizionato dalle politiche monetarie ultra accomodanti delle principali banche centrali) dovrebbe far riflettere gli investitori su cosa accadrà se e quando la volatilità tenderà (inevitabilmente) ad aumentare.

“Storicamente, la bassa volatilità è durata circa 18 mesi e il periodo più lungo si è protratto per quasi quattro anni. Riteniamo che la diffusione della crescita a livello globale probabilmente manterrà sotto controllo la volatilità, ma gli shock esogeni rimangono sempre possibili” fanno presente gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) che, ricordando come la storia indichi che una svolta verso l’alto della volatilità potrebbe generare variazioni di ampiezza anomala nell’S&P 500 Index, sia positive che negative, suggeriscono una strategia di investimento orientata alla gestione del rischio, e non alla sua diminuzione.

D’altra parte la previsione e la determinazione del momento esatto in cui si verificheranno questi cambiamenti di volatilità del mercato sono talmente difficili da risultare quasi inutili.

“In passato, circa la metà dei picchi di volatilità dell’S&P500 si è verificata durante eventi geopolitici di rilevanza primaria. L’altra metà è stata tradizionalmente di natura più economica o finanziaria. Identificare i catalizzatori è possibile in genere solo ex-post, ma pensiamo che si possano costruire dei portafogli basandosi sul fatto che tali eventi sono comunque inevitabili” puntualizzano i professionisti di GSAM.

La cosa importante che gli investitori devono avere ben presente è che, nel momento in cui le borse entrano in un regime di volatilità elevata, il range di risultati di performance storiche è ampio.

“Lo stretto intervallo dei rendimenti osservati dell’S&P 500 nei contesti a bassa volatilità frequentemente ha aperto la strada a una maggiore variazione dopo che la volatilità elevata ha preso piede. In questi periodi, gli investitori hanno sperimentato un maggior numero di ‘code statistiche’: minimi più bassi e massimi più alti. Di conseguenza, privilegiamo le strategie di gestione del rischio basate sulla probabilità di fasce di rendimento più ampie” concludono gli esperti di GSAM.
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