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La saga globale dello spread non segnala catastrofi in arrivo

Il caso italiano è al centro dell’attenzione di mercati e investitori, uno stress test della tenuta dell’euro e un possibile specchio delle spinte globali al cambio di governance. Ma i prezzi non segnalano allarme rosso

30 Ottobre 2018 15:45
financialounge -  BCE governance spread https://www.flickr.com/photos/nasa2explore/29015984327/in/album-72157698395884471/

Con il tormentone dello spread e il confronto-scontro con Bruxelles sulla manovra, l’Italia non è forse mai stata al centro dell’attenzione di investitori e mercati come in questo autunno del 2018. Nemmeno nel 1992, quando lira e BTP affondarono e l’Italia venne espulsa dal Sistema Monetario Europeo, allora i titoli furono più per Soros che aveva vinto la sua battaglia contro la sterlina britannica costringendola a un’umiliante svalutazione, con la moneta italiana nel ruolo di danno collaterale. E nemmeno nel 2011, quando l’Italia fu presa nel mezzo della crisi del debito innescata dalla Grecia, allora era in compagnia di Portogallo e Spagna a formare con la stessa Grecia il club dei PIGS. E sono in molti a chiedersi oggi cosa rende l’Italia così importante non solo per l’Europa ma per l’intera economia globale. Molte risposte raccolte in giro per la rete sono abbastanza scontate.

PEDINA CHIAVE DELLO SCACCHIERE GLOBALE


Come il fatto che la dimensione della sua economia la rende un potenziale molto più esplosivo della Grecia per la tenuta dell’euro e della stessa Unione. Poi tra il 2011 e oggi c’è stata la Brexit e in Italia c’è un governo giudicato euroscettico, nonostante le professioni di europeismo di quasi tutti gli esponenti del governo di Roma. La tenuta dell’Unione è stata violata due anni fa sul fronte Nord e ora rischia di rompersi al Sud. E il resto del mondo, perchè si preoccupa?

ITALIA E UNIONE EUROPA


Perchè l’Italia non fa parte solo della moneta unica e dell’Unione Europea, ma è anche un membro importante delle principali organizzazioni e istituzioni internazionali, dall’OCSE al G-7 fino al G-20. E poi c’è la dimensione del debito pubblico, che in termini assoluti e non di percentuale del PIL viene dopo solo quello degli Stati Uniti d’America e del Giappone. Nel rapporto con il PIL le cose stanno diversamente, detentore del record assoluto è il Libano.

LABORATORIO DEI CAMBIAMENTI DI GOVERNANCE.


Mettendo tutto insieme l’Italia è un osservato speciale perché potrebbe diventare l’epicentro di uno scardinamento dell’euro e quindi di una crisi economico-finanzaria dell’area cruciale per le altre economie e gli altri mercati. Probabilmente c’è di più. In molte parti del mondo è in discussione la governance. Trump è un esempio, il neo-eletto presidente Bolsonaro un altro. Il presidente turco Erdogan e il principe della corona saudita Mohammad Bin Salman altri ancora. L’Italia può essere un laboratorio per capire in che direzione vanno questi cambiamenti di governance, di solito spinti dal basso. Evidentemente per i mercati e gli investitori non sono questioni di poco conto.

I MERCATI


Ma, proprio perché parliamo di mercati, bisogna anche andare a vedere e capire cosa ci dicono. I mercati parlano con i numeri, cioè con i prezzi che attribuiscono agli asset. E sui mercati operano due tipi di forze, l’investitore che guarda al lungo periodo e la speculazione che guarda al brevissimo. Sono forze entrambe positive, ma con compiti diversi. La prima traccia la rotta, la seconda testa la resistenza alle spinte congiunturali e emotive.

Bottom line.


Finora i prezzi ci dicono che nessun default italiano o uscita dall’euro è nelle carte. Siamo ai test della resistenza dei nervi alle emozioni e alle suggestioni. E’ il terreno della speculazione, che a volte può anche aver ragione, come nel caso di Soros contro la sterlina nel 1992. Quando la speculazione ha ragione, vince una battaglia, corregge una distorsione, porta a casa un mucchio di quattrini, ma non è la vittoria di una guerra, che cambia gli equilibri. Le guerre sui mercati le fanno gli investitori di lungo termine, e possono solo vincere. Nel nostro caso per ora stanno a guardare.
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