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L'industria del Risparmio - 5 novembre 2012

6 Novembre 2012 14:00
financialounge -  Affari&Finanza buoni del tesoro dollaro euro fiscal cliff mercati emergenti Renminbi USA
Da oltre 50 anni il dollaro Usa è la prima valuta delle riserve internazionali. Ma, alla luce anche del downgrade da parte di S&P nel 2011 e degli imprevedibili impatti del fiscal cliff, il dominio economico e finanziario degli Stati Uniti è in discussione facendo sorgere più di un interrogativo sulla capacità di mantenere la propria leadership.

Non a caso, il Renminbi cinese e l’euro, che resta comunque su valutazioni elevate nonostante la crisi del debito dell’eurozona, si candidano a un crescente ruolo internazionale.

Finora il dollaro Usa è sempre stato considerato il punto di riferimento per le riserve valutarie internazionali: basti pensare che è la contropartita utilizzata nell'85% degli scambi valutari internazionali e rappresenta il 60% delle riserve valutarie delle banche centrali di tutto il mondo.

Ma da alcuni decenni, la potenza economica americana è meno dominante nello scacchiere internazionale e questo potrebbe compromettere la solidità del dollaro. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti vantavano la metà di tutta la produzione e del commercio mondiale occidentale mentre oggi la loro quota nell’economia globale si è ridotta al 20-25% e ad ancor meno in termini di commercio globale.

Ma c’è di più. Ora si è aggiunta la limitata capacità fiscale degli Stati Uniti che indebolisce il mercato dei titoli del Tesoro Usa, il quale si regge sulla fiducia nel governo degli Stati Uniti. Inoltre, la quota degli Usa sul Pil mondiale decrescerà a favore dei mercati emergenti: una tendenza che inevitabilmente impatterà sulla capacità del Governo degli Stati Uniti di emettere titoli sicuri, sostenuti in ultima analisi da un forte potere fiscale.

Secondo gli esperti finanziari, la capacità del dollaro di difendere la propria supremazia dipenderà dalla capacità degli Stati Uniti di riaffermare il proprio ruolo internazionale. Compito reso ancora più difficile dalle sfide economiche che aspettano gli Stati Uniti, tra cui la lenta crescita e i problemi di bilancio, che potrebbero precipitare in una crisi di fiducia e in una fuga dal dollaro.
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