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La strategia buy and hold

4 Dicembre 2012 08:00
financialounge -  cassettisti azionari dividendi mercati azionari orizzonte temporale strategia di investimento
È una strategia tra le più antiche del mercato. Ma presuppone una fede inossidabile nel titolo acquistato, sia quando le sue quotazioni si impennano e sia, soprattutto, quando i prezzi calano vistosamente. E, proprio per questo, è sempre meno usata dai piccoli risparmiatori (chiamati, in questo caso, cassettisti).

Le ragioni per le quali la strategia buy and hold di fatto è messa in pratica soltanto da esperti gestori di portafogli azionari sono molteplici ma si possono riassumere nel fatto che, a differenza del passato, è sempre più difficile individuare titoli azionari solidi e piuttosto immuni alle tempeste dei mercati finanziari.

La strategia buy and hold, in pratica, consiste nell’acquistare un titolo per mantenerlo per un periodo di tempo che può essere anche piuttosto lungo. L’investitore punta sia sulla qualità del titolo, che dovrebbe rivalutarsi in assoluto nel lungo termine e fare meglio della media di mercato nel breve, e sia sul dividendo che la società stacca. Il problema è che non è facile per il piccolo risparmiatore individuare titoli con queste caratteristiche anche perché azioni che potevano rientrare fino a qualche anno fa in questa speciale categoria oggi non sempre soddisfano le condizioni.

Prendiamo, per fare un esempio, General Electric (GE) a Wall Street. Negli ultimi 20 anni, da fine settembre 1992 a fine settembre 2012 ha registrato una performance complessiva del 499,34% pari al 9,36% annuo contro il 410,91% (8,49% annuo) dell’indice S&P500. Negli ultimi 10 anni, però, mentre l’S&P500 ha guadagnato il 116,04% (8,01% annuo composto) il titolo GE non è andato oltre il 29,53% (+2,62% annuo).

In Italia, invece, il titolo per cassettisti per antonomasia era considerato Generali. Chi avesse puntato sul titolo del leone di Trieste a fine gennaio 1985 per rivenderlo il 31 luglio 1996 avrebbe realizzato una performance del 472,51% (16,38% annuo) contro il 206,33% (10,22% su base annua) dell’indice Comit globale di Piazza Affari: ma chi avesse investito dal 31 luglio 1996 a fine settembre 2012 nel titolo Generali avrebbe guadagnato soltanto il 3,93% (pari allo 0,24% annuo) contro il 129,67% (5,28% annuo) della media della Borsa italiana.
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