La scommessa indonesiana

È il quarto paese più popoloso al mondo con quasi 250 milioni di abitanti, ma ancora più interessante è sapere che il 61% degli indonesiani ha un’età inferiore ai 35 anni, 70 milioni dei quali sono utilizzatori di social network.

Le proiezioni parlano poi di un numero di persone con reddito superiore a 3.600 dollari che dai 45 milioni di cittadini, salirà a 85 milioni nel 2020, a 135 milioni nel 2030 (ipotizzando una crescita media annua del pil tra il 5% e il 6%) e fino a 170 milioni di persone nel 2030 (qualora la crescita economica dell’Indonesia dovesse registrare un tasso medio annuo del 7%.

Un altro studio di particolare rilievo riguarda poi il contributo percentuale alla ricchezza nazionale da parte delle città indonesiane: la capitale Jakarta che contribuisce attualmente al 19% del PIL dell’Indonesia, continuerà ad avere lo stesso peso specifico anche nel 2030, anno in cui salirà invece il peso delle grandi città (quelle cioè con una popolazione compresa tra 5 e 10 milioni di cittadini) che dall’attuale 6% salirà all’11%, quello delle medie città (nuclei metropolitani tra i 2 e i 5 milioni di abitanti), che dall’11% di oggi arriveranno a valere il 15% del PIL e quello delle piccole città (cioè le circoscrizioni con meno di 150 mila abitanti) che dal 31% del PIL arriveranno ad alimentare il 37% della ricchezza nazionale dell’Indonesia.

Calerà, per contro, l’apporto delle zone rurali che oggi generano il 26% del PIL e che nel 2030 non andranno oltre il 14%. Un altro aspetto che caratterizza l’Indonesia è la composizione del PIL. Infatti il 65% della ricchezza nazionale dipende già oggi dai consumi e investimenti interni: un aspetto molto importante dal momento che anche nel 2013 la stima della crescita del PIL viaggia intorno al 6%. Numeri che confermano la solidità economica di un paese che, non a caso, da diversi anni viene indicato come la seconda “i” dei BRIC che, con l’Indonesia, diventerebbero i BRIICS.