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Global Brands Fund

La qualità dei titoli come antidoto alla volatilità dei mercati

1 Luglio 2016 09:41
financialounge -  Global Brands Fund livello di rischio Morgan Stanley sell off volatilità
Da venerdì 24 giugno, il giorno dopo il referendum che ha sancito l’uscita dalle Ue del Regno Unito, i mercati hanno accusato un violento sell off (vendita indiscriminata di titoli senza limitazione di prezzo e di quantità) su tutte le principali asset class ritenute più rischiose: azioni, convertibili, high yield, mercati emergenti. I risparmiatori sono disorientati di fronte a questi eventi e sono esposti a scelte emotive che li possono portare a vendere sui minimi e, di conseguenza, capitalizzare sicure perdite (talvolta anche ingenti e, anche per questo, difficilmente recuperabili nel tempo). Il problema è che la considerevole volatilità sugli asset rischiosi coinvolge indistintamente i settori e gli emittenti e non è affatto semplice riuscire a difendere il portafoglio.

Ma, se questo è senz’altro vero nel breve periodo, nel medio lungo termine ci sono strategie che in passato hanno dimostrato una robusta protezione al ribasso in contesti di forte incertezza economica.

Una di queste è quella adottata dal comparto [tooltip-fondi codice_isin="lu0360483019"]Morgan Stanley Global Brands[/tooltip-fondi] la cui filosofia di investimento è quella di investire nelle società di altissima qualità a livello globale, società che hanno fondamentali economici robusti, resistenti e sostenibili nel tempo.

“Anche se ci troviamo attualmente in un territorio inesplorato, quello che non è cambiato, e che non cambierà, è la nostra convinzione che le aziende che condividono le caratteristiche che cerchiamo, e che attualmente deteniamo in portafoglio, registrino tipicamente performance migliori in tempi di incertezza persistente” fa sapere il team di gestione del comparto Global Brands di Morgan Stanley IM secondo il quale è importante sottolineare che le aziende in portafoglio hanno solo il 3% dei ricavi generati in sterline.

Pertanto, le compagnie che hanno sede nel Regno Unito generano quasi tutti i loro ricavi e profitti in valuta diversa dalla sterlina e sono quindi poco impattate. Per questo motivo, tiene a precisare il team, il fatto che circa il 25% del portafoglio sia investito in società che sono quotate nel Regno Unito è meno importante nel lungo termine, rispetto all'attuale debolezza/volatilità della divisa di Londra. La strategia, per la sua filosofia, investe in titoli moltiplicatori di valore (i “compounders”), prevalentemente in beni di consumo di prima necessità e software, e cerca di evitare investimenti in settori sensibili all’andamento dell’economia e ciclici tra cui i finanziari, i materiali di base, l’energia e gli industriali, settori che in passato hanno dimostrato di essere più vulnerabili agli shock di mercato.

“Continueremo a monitorare da vicino gli avvenimenti mentre si svolgono nel corso dei giorni, delle settimane e dei mesi, ma soprattutto la nostra attenzione rimane sui rischi specifici per i titoli che deteniamo in portafoglio, piuttosto che concentrarci su rischi di indici di mercato e/o macroeconomici, con considerazioni top-down. Questo è sempre stato il nostro approccio risoluto al rischio da quando gestiamo la nostra strategia di investimento di alta qualità” conclude il team.
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