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La Cina sottostimata

17 Aprile 2013 08:00
financialounge -  borsa cina indice mercati azionari opportunità di investimento orizzonte temporale
Due punti percentuali. A tanto ammonta la perdita dell’indice Shanghai Stock Exchange (SSE) composite da inizio anno: una perdita che si confronta con il +8,5% dell’MSCI World Index in valuta locale (rappresentativo di tutte le borse mondiali), con il -2,2% dell’MSCI Emerging Market Index (che riflette l’andamento dei listini azionari dei Paesi in via di sviluppo), con il +23,46% del Nikkei 225 di Tokyo, con il +8,9% dell’S&P500 di Wall Street e con il +0,2% dell’Eurostoxx della zona euro.

Negli ultimi 5 anni le azioni cinesi hanno continuato a offrire rendimenti inferiori sia all’indice delle Borse mondiali che a quello di mercati emergenti. Tuttavia, nonostante questo ultimo periodo, l’investimento nel mercato azionario cinese ha mantenuto un vantaggio rispetto alla concorrenza internazionale nel più lungo termine.

Infatti, l’indice MSCI China nel decennio 2003- 2013, ha evidenziato un guadagno, comprensivo dei dividendi, del 474,06% in dollari USA (pari al +19,09% annuo composto): nello stesso arco di tempo, l’MSCI Emerging Markets si è fermato al +379,14% (+16,96% annuo) e l’MSCI World Index al +148,06% (+9,51% medio all’anno).

Ciò che però interessa adesso all’investitore sono le potenzialità future della Borsa cinese. Per rispondere a questa domanda possiamo affermare che l’attuale livello del rapporto prezzo / utili (p/e) dell’indice Shanghai SE composite viaggia intorno a quota 12,2 e cioè molto al di sotto della propria media dell’ultimo quinquennio (pari a circa 17,1).

Ma c’è di più. In base alle previsioni sugli utili aziendali stimati per quest’anno, il p/e atteso per il 2013 è proiettato a quota 9,52: valore che, qualora fosse rispettato, significherebbe una quotazione corrente a sconto di circa il 44% rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Inoltre, e non è da trascurare, il rendimento medio dei dividendi è pari al 2,56% mentre il renminbi è destinato a rivalutarsi sul dollaro USA nei prossimi due anni.
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