Contatti

acqua

International Editor's Picks - 12 maggio 2014

12 Maggio 2014 09:30
financialounge -  acqua buyback ETF International Editor's Picks J.P. Morgan Asset Management megatrend settore della difesa settori
Aerospazio e difesa valgono di più

Andiamo a spulciare tra le righe di FORBES Global 2000, appena pubblicato e alla sua undicesima edizione. Tralasciamo le cose più scontate, come la Cina che si aggiudica le prime tre posizioni per dimensione, e andiamo a vedere qualche indicatore settoriale. In termini di crescita del fatturato chi ha fatto meglio al mondo è l’industria dei semiconduttori (+ 11%). In termini di crescita degli utili la finanza diversificata porta a casa uno straordinario + 90%. In termini di crescita degli asset in testa alla classifica ci sono le costruzioni con un + 18%. Interessante anche la classifica del valore di mercato. Fa meglio di tutti l’industria globale dell’aerospazio e della difesa, + 36%. Seguono IT e software con + 35%, beni durevoli con + 35% e industria alberghiera e della ristorazione con +32%. Resta in fondo a tutte le classifiche l’industria delle materie prime con un crollo del 64% degli utili e un declino del 19% nel valore di mercato.

Il nuovo petrolio si chiama acqua. Ma come investire?

Qualche risposta la troviamo sull’ultimo numero di Barron’s che riprende un report di Bank of America Merrill Lynch dedicato all’investimento nel megatrend globale dell’acqua, una risorsa sempre meno disponibile e quindi destinata ad apprezzarsi. Il Global Water index di S&P negli ultimo tre anni ha prodotto un ritorno medio di oltre il 12% l’anno. Buono ma non eccezionale, perchè investire in acqua non è semplice. BofA suggerisce qualche titolo americano promettente, come Rexnord, HD Supply Holdings e American Water Works. Ma Barron’s indica anche titoli collegati, dalle pompe ai prodotti per l’idraulica, fondi specializzati come Calvert Global Water fund, oppure utilities come American Water Works. Fuori dagli USA buone opportunità sono viste da BofA in Cina, che consuma moltissima acqua nelle centrali elettriche alimentate a carbone, e indica titoli come Beijing Enterprises Holdings.

J.P. Morgan contro il porno? No fa solo il suo mestiere!

Crociata di J.P. Morgan contro il porno? La notizia ha fatto il giro di giornali e siti USA dopo che si è sparsa la voce che la banca aveva chiuso i conti a molte porno star e altri operatori dell’industria del sesso. Ma il moralismo non c’entra niente. La grande banca ha fatto solo il suo mestiere di banca e ha chiuso le posizioni ritenute troppo a rischio. Lo spiegano i blogger del Wall Street Journal Samuel Rubenfeld e Gregory J. Millman. Nell’industria del sesso, sia virtuale che reale, i pagamenti sono sempre con carta di credito. Da una parte la carta, dall’altra il POS che incassa. Sono proprio questi ultimi i conti chiusi perché troppo a rischio. Perché? La spiegazione migliore è un esempio di quello che succede molto più frequentemente di quanto si creda. Uno entra in uno strip club, spende $15.000, paga con la carta, scarabocchia una firma, esce. Appena fuori chiama Amex, o Visa, denuncia il furto della carta e chiede il blocco. Ne fa le spese la banca su cui è appoggiato il POS di chi (non) incassa il pagamento. Quanto spesso succede? Molto, troppo spesso. E il conto viene chiuso.

Puntare sui buy back con un ETF

Cosa c’è di meglio di società che riacquistano con regolarità le proprie azioni sul mercato? Un ETF specializzato e poco conosciuto che investe proprio in questi titoli, scovato da Morningstar. Si chiama PowerShares Buyback Achievers e per essere un ETF è un po’ caro, costa lo 0,71%. Ma sembra che ne valga la pena. Negli ultimi 5 anni questo ETF di nicchia ha portato a casa circa il 23% l’anno, battendo lo Standard & Poor's 500 che pure ha vissuto un lustro memorabile. L’ETF replica l’indice Nasdaq US Buyback Achievers, che comprende società che abbiano riacquistato almeno il 5% di azioni proprie nell’anno borsistico precedente. Nell’indice ci sono grandi nomi come AT&T, Home Depot e Pfizer. Morningstar sottolinea che le imprese che riacquistano proprie azioni tendon a performare meglio della media mentre quelle che emettono azioni con aumenti di capitale tendono a fare peggio. Non solo, l’effetto benefico sui titoli delle società che fanno buy back si prolunga per anni a seguire dopo l’operazione.
Share:
Trending