Contatti

idee di investimento

Idee di investimento – Obbligazioni – 5 novembre 2018

Previsti estenuanti colloqui improduttivi tra Italia e UE, ma nell’immediato il debito del nostro paese non rischia il giudizio di junk bond. Opportunità nei Treausry USA 1-3 anni e nelle valute emergenti

5 Novembre 2018 09:00

ITALIA, LA SFIDA È TORNARE ALLA CRESCITA


Philippe Waechter, Chief Economist di Ostrum Asset Management (Gruppo Natixis IM) sostiene che la vera sfida per l’Italia è tornare a una crescita strutturale e sostenibile capace di ridurre il rapporto debito/PIL attualmente al 132%. L’esperto, allo stesso modo, reputa sbagliato, da parte della Commissione, il focus sul disavanzo che sembra rivelare un mancato apprendimento delle lezioni del 2011/2012. “La disciplina di bilancio non ha portato in passato a una riduzione del debito pubblico, in quanto la crescita era stata ostacolata da misure governative volte a correggere lo squilibrio delle finanze pubbliche” spiega nell’articolo Italia e UE: dialogo tra sordi. Il rigore non è servito alla crescita l’esperto. La storia delle prossime settimane sembra quindi già scritta. Estenuanti colloqui improduttivi tra chi punta alla rigorosa disciplina dei costi (Commissione Ue) e chi intende affermare il primato della politica interna (governo Lega – 5Stelle) portando avanti senza nessuna concessione di rilievo una manovra priva di misure capaci di apportare a un miglioramento della crescita italiana. Il tutto condito di probabili minacce di sanzioni da parte della Commissione tese solo ad esasperare la situazione. “Si tratta di una situazione che mette a nudo i limiti dell’assetto dell’organismo europeo, che non contempla una opzione nella quale il blocco dei rappresentanti dei paesi membri si riunisce, affronta i problemi reali dell’Italia e lavora insieme per trovare una soluzione che permetta al paese di tornare al suo antico splendore” conclude Philippe Waechter.

VOLATILITÀ NEI PROSSIMI TRIMESTRI


Nel frattempo, secondo Andrea Iannelli e Alberto Chiandetti, Investment director e gestore di portafoglio di Fidelity International, lo spread tra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi sta scontando “scenari particolarmente negativi” con prospettive che “potrebbero migliorare nettamente se gli italiani dimostrassero una certa flessibilità nelle negoziazioni per il bilancio”. Iannelli e Chiandetti, come specificano nell’articolo “Manovra, prepararsi a nuovi scontri e volatilità”, ritengono che difficilmente la posizione conflittuale dell’Italia cambierà, ma fanno notare come il governo debba prestare attenzione agli umori dell’elettorato e degli imprenditori “specialmente nel ricco nord-est dove la maggioranza ha una delle sue roccaforti”. Pur riconoscendo che le banche sono il canale tramite il quale la volatilità dei mercati si riversa sull’economia reale, Iannelli e Chiandetti ritengono che le grandi banche italiane dispongano di “margini di protezione più consistenti” che permette loro di “affrontare le turbolenze in modo più vantaggioso”. Per questo motivo Fidelity ha deciso di mantenere l’esposizione sul fronte obbligazionario riducendo, invece, l’esposizione alle banche su quello azionario.

ITALIA, SCONGIURATO IL RISCHIO JUNK BOND (PER ORA)


Sempre in tema di titoli di stato italiani, Donatella Principe, Responsabile Market e Distribution Strategy di Fidelity International, nell’articolo Debito Italia, per ora nessun rischio all’orizzonte di finire tra i titoli spazzatura afferma: “La situazione del debito italiano rimane in forte e costante evoluzione ma manteniamo a riguardo una visione relativamente costruttiva”.
Tuttavia, sebbene l’esperta non veda l’uscita dagli indici obbligazionari come un rischio all’orizzonte, rimangono le criticità rispetto all’attuale proposta di DEF del governo italiano.

BOND SOCIETARI USA DI ALTA QUALITÀ


Più in generale, la correzione dei mercati può costituire un buon punto di ingresso, ma non vanno dimenticate le regole generali. Nell’articolo Correzione dei mercati: quattro possibili opzioni per gli investitori si indicano alcune opzioni per cercare di navigare i mercati odierni. Una delle quali è rappresentata dalle obbligazioni societarie statunitensi a breve termine di alta qualità, acquistabili tramite un ETF che permette di diversificare anche piccoli capitali in centinaia di emittenti. Il rendimento medio di questi titoli oscilla tra il 3,5% e il 4% lordo annuo e, grazie alla scadenza ridotta, non dovrebbero risentire eccessivamente della variazione dei tassi di mercato. A suggerirla è Lorraine Ell, amministratore delegato e senior financial adviser di Better Money Decisions, una società di consulenza finanziaria vicino ad Albuquerque. Un’altra opzione consiste invece nel parcheggiare la liquidità nei titoli di stato (Treasury) USA con scadenza 1-3 anni che offrono attualmente un buon rendimento (2,8%). Ciò permette di aspettare l’evoluzione dei mercati e, pertanto, di decidere con calma gli investimenti a medio e lungo termine

VALUTE EMERGENTI, SOSTENUTE DA SOLIDI FONDAMENTALI


Anche i mercati emergenti potrebbe costituire un’occasione di acquisto dopo la correzione degli ultimi mesi. Erano cresciuti troppo velocemente, ed hanno corretto troppo bruscamente. Ma secondo Pictet AM i fondamentali economici rimangono solidi
“I livelli del debito governativo dei paesi in via di sviluppo sono generalmente contenuti, i saldi della bilancia commerciale e le riserve in valuta estera sono solidi mentre la domanda interna evidenzia una certa robustezza” fanno sapere, nell’articolo Mercati emergenti, monete sottovalutate del 20% rispetto al dollaro, Mary-Therese Barton, Head of Emerging Market Debt, e Alper Gocer, Head of EM Local Currency Debt di Pictet Asset Management. “Secondo i parametri di valutazione dei nostri economisti, le valute dei mercati emergenti sono sottovalutate di circa il 20% rispetto al dollaro, con lo yuan cinese più conveniente che mai sulla base della parità di potere di acquisto” spiegano i due esperti ricordando, infine, un dettaglio tutt’altro che trascurabile per gli investitori: l’attuale rendimento delle obbligazioni in dollari dei mercati emergenti è del 6,4%, più del doppio delle omologhe statunitensi.
Share:
Trending