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Idee di investimento - Obbligazioni - 25 marzo 2019

Con i tassi di interesse Usa ed euro congelati, ritorna l’appeal delle valute extra euro, tra le quali le corone svedesi, norvegesi e danesi, e i rendimenti di alcuni paesi emergenti come Cina, Messico e Corea.

25 Marzo 2019 09:19

IL FASCINO DELLE OBBLIGAZIONI CINESI


Cosa si attendono gli investitori obbligazionari in termini di andamento delle economie e dei tassi d’interesse? Il quadro che emerge nell’articolo Gli investitori obbligazionari scommettono su un atterraggio morbido, che riprende il secondo Global Fixed Income Study di Invesco basato su interviste condotte tra 145 specialisti obbligazionari, è fondamentalmente positivo: pur prevedendo una conclusione relativamente a breve del ciclo economico, gli investitori non si aspettano una correzione significativa dei mercati obbligazionari e contano quindi di mantenere le partecipazioni obbligazionarie alla ricerca di rendimento, adottando un approccio più attivo. La Cina è il terzo mercato obbligazionario mondiale, ma è tradizionalmente sottopesata, se non del tutto assente, nei portafogli obbligazionari degli investitori professionali. Il 2018 segnala invece una novità: alla ricerca di rendimento e diversificazione, gli investitori hanno aumentato in maniera repentina le allocazioni sull’obbligazionario cinese; un terzo degli investitori intende aumentarle nei prossimi tre anni, per una metà rappresenta una decisione strategica di lungo termine. Anche gli investitori Usa appaiono più propensi ad aumentare le loro allocazioni, nonostante le tensioni commerciali; un cambiamento significativo per una nazione che tende prevalentemente a investire nei propri titoli obbligazionari. Lo scenario di una “nuova normalizzazione” è stato accantonato, e cresce tra gli operatori l’incertezza per l’aumentare dei rischi geopolitici e di mercati. La conseguenza, sottolinea Nick Tolchard, head of Europe, Middle East & Africa (EMEA) per Invesco Fixed Income, è un riposizionamento dei portafogli per poter affrontare al meglio le diverse situazioni.

IN DIFESA CON LA CORONA DANESE, ALL’ATTACCO CON NORVEGIA E SVEZIA


Tra le buone soluzioni, non necessariamente speculative, figurano soprattutto le tre corone nordiche: norvegese, svedese, danese. Certo bisogna avere chiaro in mente anche il tipo di investimento: le prime due sembrano più profittevoli, la terza invece è rivolta a chi ha una visione più conservativa. La corona norvegese è infatti supportata dai tassi e gli analisti si aspettano nuovi interventi al rialzo della banca centrale del Paese, la Norges Bank, entro l’anno anche perché la crescita e l’inflazione della Norvegia superano quelle dell’eurozona e a beneficiarne potrebbe essere proprio la divisa di Oslo. “Per quanto riguarda le valute nordiche – ci spiega nell’articolo Valute, con l’euro debole e la sterlina in preda alla Brexit ecco il ritorno delle tre corone Alessandro Balsotti, strategist di JCI Capital – ricordiamo che la corona danese ha un cambio controllato e quasi fisso rispetto all’euro: ha oscillato di poco più dello 0.50% negli ultimi 10 anni. Potrebbe al limite essere utilizzata come moneta rifugio in caso di potenziale disgregazione dell’euro, un evento su cui al momento non ha senso fare scelte di investimento. Su entrambe le altre due corone, norvegese e svedese, sono positivo, soprattutto in un’ottica di medio e lungo periodo, perché hanno livelli interessanti di valutazione dopo che negli ultimi anni hanno subito un lento ma significativo indebolimento. I fattori di rischio che vanno tenuti a mente sono la correlazione con il prezzo del petrolio per la norvegese e, per quanto riguarda la svedese, il fatto che quella svedese è un’economia piccola e aperta, vulnerabile a un eventuale rallentamento europeo o globale”.

FOCUS SU MESSICO, AUSTRALIA E COREA DEL SUD


Secondo Adrian Owens, investment director obbligazioni e valute di GAM Investments, l’economia Usa sta rallentando e per trovare alpha si dovrebbe allargare lo sguardo verso mercati meno battuti. Uno di quelli da tenere sott’occhio è il Messico, che “presenta una storia interessante con attualmente uno dei più elevati livelli di tassi di interesse al mondo, e swap selettivi che rendono circa il 9%”. D’altra parte, spiega Owens nell’articolo Messico, Australia e Corea: dove trovare valore nell’obbligazionario, “la valuta è rimasta stabile nonostante un leggero rallentamento dell’economia e le continue tensioni statunitensi sotto il profilo dell’immigrazione e del commercio, mentre l’inflazione sembra essere in calo, implicando che la banca centrale potrebbe trovarsi nelle condizioni per iniziare ad allentare la politica verso la fine dell’anno”. Anche Australia e Corea sono esempi di operazioni per lo più non correlate alle tendenze del mercato globale. Come spiega l’esperto di GAM, “i mercati si sono fatti piuttosto ribassisti nei confronti dell’economia australiana e gli investitori stanno ora scontando un taglio dei tassi di circa 35 punti base nei prossimi due anni. Al contrario, per quanto l’economia coreana sembri altrettanto debole, il mercato non è così pessimista nelle sue prospettive e quindi siamo nella posizione per capitalizzare potenzialmente qualsiasi mossa”.

L’ARGENTO COME UNA POLIZZA CONTRO INFLAZIONE E TURBOLENZE


Infine, per chi cerca opportunità alternative ma con rischi non eccessivi e potenziale di rialzo nel medio periodo, si segnala l’argento. Nell’articolo Perché adesso l’argento ha più potenziale dell’oro si spiega perché i metalli preziosi costituiscano una valida “polizza” contro le turbolenze di Borsa e l’inflazione. Tuttavia, osservando le attuali quotazioni quelle dell’argento appaiono un affare molto migliore rispetto all’oro. L’argento infatti è sotto oltre il 65% rispetto al picco del 2011, mentre l’oro è distante il 30% circa. Come dire che l’assicurazione dell’argento in portafoglio è a buon mercato: se già lo si possiede vale la pena mantenerlo mentre se ne si è sprovvisti si può procedere con l’acquisto. Senza tuttavia esagerare. Il fatto che le sue quotazioni distino il 65% dai massimi del 2011 non significa che il prezzo sia destinato inevitabilmente a salire e a recuperare questo gap.  E’ soltanto la conferma che si tratta di una polizza oggi a buon mercato ma non si sa se e quando scatterà la sua protezione.
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