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Idee di investimento – Obbligazioni – 15 ottobre 2018

Puntare sui Treasury USA 2-3 anni assicura rendimento e solidità mentre per ritornare sul debito emergente potrebbe essere presto. Meglio i BOT rispetto ai BTP.

15 Ottobre 2018 09:24

ANCORA PRESTO PER TORNARE SUI MERCATI EMERGENTI


Nel maggio 2013 a scatenare il panico sui mercati emergenti fu il cosiddetto taper tantrum, mentre dall’inizio di quest’anno a determinare l’avversione degli investitori verso gli asset finanziari emergenti è stata la combinazione micidiale di due fattori. Da un lato la politica economica fortemente voluta dal presidente Trump con i suoi tagli fiscali e gli stimoli di bilancio in un’economia già in piena espansione. Dall’altro gli annunci continui di dazi commerciali da parte di Washington, che hanno esercitato una minaccia continua al regolare flusso del commercio globale. Due fattori che hanno alimentato le prospettive inflazionistiche americane e le prospettive recessive nei mercati emergenti.
“L’unica contromisura è rappresentata dall’aumento dei tassi” fa sapere nell’articolo Mercati emergenti sulla strada giusta, ma è presto per reinvestire Franck Nicolas, Head of multi- asset, multi-affiliate investment of Dynamic Solutions di Natixis Investment Managers, il cui riferimento è, per esempio, all’Argentina (paese nel quale attualmente sono in vigore i tassi d’interesse più alti del mondo), alla Turchia (che di recente ha portato i propri saggi ufficiali dal 17,75% al 24%), mentre il Sudafrica è entrato in recessione. “Solo la Cina ha un reale margine di manovra. Per gli altri paesi, anche se i loro problemi non sono probabilmente ancora finiti, il peggio potrebbe essere archiviato ora che la maggior parte delle tariffe doganali tra gli Stati Uniti e la Cina sono in vigore” specifica l’esperto. In ogni caso, sebbene i mercati azionari emergenti sembrino sulla via della stabilizzazione, per Franck Nicolas è ancora troppo presto per riprendere in esame l’investimento nei mercati emergenti, un universo, peraltro, sempre più eterogeneo.

TASSI DECENNALI USA VERSO QUOTA 3,5%-3,7%


Intanto, i rendimenti obbligazionari statunitensi sembrano destinati ancora a salire. “Incrociando i fondamentali dell’economia USA con i cicli precedenti, riteniamo ragionevole ipotizzare che la corsa al rialzo dei rendimenti governativi statunitensi, sia sulle scadenze brevi che lunghe, non sia esaurita. Pertanto, nei prossimi mesi potremmo assistere alla ricerca di un nuovo equilibrio del mercato obbligazionario nel range compreso tra il 3,5% e il 3,7% del rendimento del Treasury decennale” puntualizzano, nell’articolo Titoli di stato USA, la corsa al rialzo dei rendimenti non si è esaurita, i professionisti di Euromobiliare SGR.

UNA QUOTA DI LIQUIDITÀ PARCHEGGIATA AL SICURO


Ecco perché, in attesa che i mercati globali, su cui pendono molti punti interrogativi, prendano una direzione precisa, le scadenze più brevi del debito americano offrono un mix interessante di rendimento e riparo dal rischio. Infatti, come argomentato nell’articolo Sicurezza ma anche rendimento nel T-bond USA a 2 e 3 anni, oggi il Treasuty USA decennale rende circa il 3,2% mentre i titoli a 2 e 3 anni sono vicinissimi al 3%. Con, oltretutto, un altro vantaggio per l’investitore italiano: sono denominati in dollari. Questo consente di diversificare il rischio valutario in un momento in cui l’area euro e gli asset di pertinenza  sono sotto pressione.

SFRUTTARE POSSIBILI INVERSIONI NEI MERCATI EMERGENTI


Un altro segmento che potrebbe offrire valore e diversificazione ai portafogli obbligazionari in euro è quello del debito emergente. I cui fondamentali (con alcune isolate eccezioni) rimangono solidi, mentre i rendimenti reali (al netto dell’inflazione) hanno registrato una robusta crescita e le valutazioni sono interessanti. “Il contesto fondamentale del debito emergente rimane quindi pressoché invariato, ma il segmento high yield dei governativi è stato interessato da un sell-off (vendita sul mercato di titoli senza limitazione né di prezzo né di quantità, ndr), raggiungendo un differenziale tra l’high yield e le emissioni con rating investment grade emergente che non si registrava da anni” puntualizza, nell’articolo Debito emergente, le scelte per sfruttare un’inversione di tendenza, Enzo Puntillo, responsabile obbligazionario per i mercati emergenti di GAM Investments. Per completare il quadro, vanno segnalati i rendimenti alla scadenza dei titoli in valuta forte (7%, tra i valori più alti della media storica) e il differenziale dei rendimenti reali tra emergenti e USA (ai massimi degli ultimi decenni). “Nell’ambito del debito in valuta locale anche i rendimenti reali sono cresciuti e i differenziali hanno ora superato il 3%. Fatta esclusione per il taper tantrum del 2013, questi sono valori che non si vedevano dal 2007” sottolinea Enzo Puntillo. Che, in un contesto di questo tipo, cerca di sfruttare al meglio una possibile inversione e quindi una risalita dei prezzi dei titoli

BTP DA MANEGGIARE CON CURA


Sul versante obbligazionario italiano, la pressione sui titoli di stato proseguirà sulla scia del dibattito sui provvedimenti nella legge di bilancio italiana. Alla luce di questo, nell’articolo Mercato azionario, la correzione apre opportunità di acquisto a Wall Street e Tokyo, Edoardo Ugolini , Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4 , suggerisce di maneggiare in modo opportunistico i BTP, in quanto condizionati dalla politica domestica e alle obbligazioni high yield, che dovrebbero finire sotto pressione a causa del costo di rifinanziamento in rialzo. “Abbiamo da tempo uno short (posizione ribassista) sul future BTP 3 anni pari al 10,5% a copertura della posizione in portafoglio di alcuni Bot 14/6/19 e Ctz 10/30/19: inoltre abbiamo una piccola quota short (ribassista) sia sui Bund tedeschi a 30 anni (pari al 3,3% del portafoglio) e sia sugli  OAT francesi a 10 anni (3,5%)” puntualizza l’esperto.

UN FOCUS SUI GREEN BOND


Infine, per chi è interessato ad una soluzione di medio lungo temine dedicata al ‘climate change’ (cambiamento climatico), si segnala Etica Impatto Clima, un fondo bilanciato globale con un focus distintivo sui green bond. Il fondo, che potrà esporsi fino a un massimo del 60% in azioni europee, nordamericane e dei listini del Pacifico, investirà  inizialmente nei ‘green bond’ un 10-15% circa del portafoglio del fondo. Un investimento , come spiegato nell’articolo Etica SGR festeggia i 15 anni della propria offerta con un nuovo fondo bilanciato ‘climate change’, attuato con un approccio molto rigoroso che non si limiterà a considerare la definizione ‘verde’ dell’emissione ma entrerà nello specifico per valutare se le effettive finalità coincidano con i propositi sostenibili dichiarati.
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