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Idee di investimento – Azioni – 03 aprile 2018

Tramite la gestione attiva nel lungo termine si possono sfruttare le opportunità del mercato: adesso, invece, il focus è su azioni Europa, tecnologia e beni di lusso.

3 Aprile 2018 10:17
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“La gestione attiva del portafoglio” spiega Michael Blümke, portfolio manager di ETHENEA Independent Investors nell’articolo “Preservare valore e rendimenti sul lungo termine: perché serve una gestione attiva”, “ha due funzioni principali. Per cominciare, occorre un’analisi completa del contesto di mercato, attuale e futuro. Ciò è essenziale per un’appropriata composizione del portafoglio. Questa cosiddetta asset allocation strategica rappresenta la maggior parte del reddito generato da un portafoglio. Con la sua diversificazione in diverse asset class, è anche una misura preliminare di gestione del rischio. Occorre inoltre tener conto delle preferenze di rischio/rendimento dello specifico gruppo di investitori. Allo stesso tempo, il portafoglio deve essere mantenuto in una certa misura flessibile e dev’essere strutturato in modo tale che gli adeguamenti dinamici derivanti da fluttuazioni dei prezzi o da rischi improvvisi, non abbiano un effetto negativo significativo sul portafoglio e non superino i limiti di tolleranza predefiniti dei clienti”.

Resta il fatto che, alla base di una buona gestione attiva, c’è la capacità di selezionare le piazze finanziarie, i settori e i singoli titoli in grado di comportarsi meglio rispetto alla media di mercato. A questo proposito, come si legge nell’articolo “Azioni nel 2018, attenzione ai prossimi passi della Fed”, se non ci sarà una guerra commerciale a livello internazionale, saranno le mosse della Fed a fornire le indicazioni sui settori vincenti. In questo contesto, Jin Wiederkehr, Investment Strategist , Equity Strategy di Credit Suisse, ha ridotto l’esposizione ciclica portando i titoli industriali a neutrali mentre ha optato per una view positiva sul comparto informatico. È vero, ammette Jin Wiederkehr, che anche questo settore non è certamente immune dai flussi del commercio internazionale, ma dovrebbe, secondo il manager, risentire meno dei dazi protezionistici. “I dazi deliberati finora sono circoscritti ai settori produttivo e a elevata intensità di manodopera. Il comparto informatico dovrebbe trarre vantaggio dall’indebolimento del dollaro USD, dalla crescita strutturale e dai bilanci aziendali solidi. Manteniamo altresì i nostri giudizi positivi sulle azioni dei settori energia, del settore finanziario e quelle delle telecom, restando al contempo negativi sui beni di consumo non ciclici” conclude Jin Wiederkehr.

Anche i beni di lusso (in particolare quelli francesi) sembrano avere una marcia in più. Il settore ha beneficiato, in generale, della crescita globale ma alcune aziende hanno registrato un’espansione in aree redditizie della moda e questo è un trend che vale la pena monitorare. Ne è convinta Ann Steele, Gestore senior di portafoglio azioni europee di Columbia Threadneedle Investments, così com’è persuasa che la gioielleria continuerà a sovraperformare l’orologeria con segnali di innovazione promettenti in questo comparto. “Riteniamo inoltre che beni del tipo ‘soft luxury’, quali abbigliamento e pelletteria di fascia alta, godano di uno slancio forte e persistente” puntualizza nell’articolo “Beni di lusso: Francia batte Italia, ma occhio alla stretta cinese” la manager che ha analizzato il settore dei beni di lusso che, negli ultimi due anni, ha ripreso a crescere in modo robusto sulla scia dell’espansione economica diffusa a livello globale.

Intanto, l’indagine annuale di Fidelity International sulla view dei propri analisti sulle aziende evidenzia una maggiore fiducia del management delle aziende europee. È quanto si legge nell’articolo “Redditività in aumento, maggiori dividendi e investimenti per le aziende europee” basato sui dati dell’Analyst Survey che Fidelity International conduce annualmente tra i suoi analisti che ogni anno partecipano a più di 16.000 incontri con CEO e senior management delle aziende che coprono con la loro ricerca. Dopo anni di consolidamento e di controllo dei costi, la migliorata redditività, la solidità dei bilanci e le ancora favorevoli condizioni di finanziamento, consentiranno alle società europee di investire in capitale e tecnologia, ma anche di remunerare maggiormente gli azionisti. Il quadro macroeconomico appare più favorevole: si attenuano i timori di deflazione, l’economia dei paesi periferici si è rafforzata, le politiche di austerità vanno allentandosi e, secondo quasi i tre quarti degli analisti di Fidelity che seguono i mercati europei, le retribuzioni dovrebbero cominciare a crescere, dando impulso ai consumi, con la sola eccezione del Regno Unito, penalizzato dal calo della sterlina.

A proposito di Regno Unito, secondo Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, sebbene il nuovo accordo di transizione tra il Regno Unito e l’Unione europea abbia eliminato alcune incertezze in merito alla Brexit, non fornisce comunque alcun valido sollievo per gli stock del Regno Unito. “Ipotizziamo una crescita degli utili nel Regno Unito in linea con quella degli altri mercati globali e siamo persuasi che le performance saranno guidate dai profitti piuttosto che dalle valutazioni. Nel Regno Unito, preferiamo le società in cui prevediamo una forte crescita degli utili, in particolare quelli provenienti dall’esposizione verso gli Stati Uniti e i mercati emergenti” specifica infatti nell’articolo “Brexit, l’accordo di transizione non basta a rilanciare le azioni UK” Richard Turnill.

Infine, vale la pena segnalare il fatto che il settore del legno e del legname costituisce una nicchia interessante anche per gli investimenti. I dazi (dello scorso anno) sul legno canadese e la scarsità in Giappone e Germania sono alcuni dei fattori che spingono al rialzo i prezzi del legno e del legname. Questo determina il fatto che, anche in un’era dominata dalle tecnologie avanzate la domanda e la produzione di legno, uno dei materiali di base più antichi dell’umanità, proseguono la crescita senza soluzione di continuità. Come fa notare nell’articolo “L’età del legno non è tramontata, ma la produzione non tiene il passo” l’Advisory Board del fondo Timber di Pictet Asset Management, se da un lato la terra risulta, nel suo insieme, ancora ricca di legname, una serie di squilibri e di problematiche naturali, politiche e tecniche nell’ambito della fornitura hanno finito per determinare una sensibile ascesa dei prezzi della maggior parte dei legnami e dei prodotti di legno. Una situazione che non risulta modificabile almeno nel breve temine.
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