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Idee di investimento – Azioni – 25 marzo 2019

Mentre gli ultimi dati segnalano un rallentamento dell’economia, la ricchezza delle famiglie aumenta e i consumi potrebbero sostenere i profitti. Le opportunità nell’azionario Cina, in Giappone e nelle small cap

25 Marzo 2019 09:28

USA SE I CONSUMATORI DECIDONO DI ‘RICAMBIARE IL DONO’


Le nubi si sono addensate sulle prospettive dell’economia globale. Sia Ocse che Bce hanno tagliato le previsioni di crescita e inflazione, con la Fed americana e Bank of Japan che potrebbero seguire a breve. Uno dei motivi principali del rallentamento è l’incertezza, legata soprattutto al confronto sul commercio tra Stati Uniti e Cina e al tormentone infinito della Brexit. Questi fattori producono anche pressioni sull’attività manifatturiera. Ma ci sono anche notevoli aree di solidità: dagli Usa al Regno Unito, dalla Germania al Giappone la disoccupazione è ai minimi degli ultimi decenni con salari in salita che contribuiscono ad accrescere la ricchezza delle famiglie. Per gli investitori l’impatto di questi trend sugli utili societari è fondamentale: se i consumatori “ricambiano il dono” potrebbero contribuire a sostenere gli utili in uno scenario che potrebbe volgere al positivo. Sono le conclusioni cui giunge Greg Meier, senior US economist di Allianz Global Investors, nell’articolo Azionario globale appeso alla “riconoscenza” dei consumatori. Meier osserva che se le imprese non riescono a trasferire l’aumento dei costi ai clienti, una dinamica ancora non evidente negli ultimi dati sull’inflazione che restano deboli, i margini possono contrarsi e i profitti ridursi. Ma, aggiunge, “bisogna vedere se i consumatori andranno oltre l’incertezza e, incoraggiati dagli aumenti retributivi, ricambieranno il dono”.

GIAPPONE, BASSA CORRELAZIONE ANCHE RISPETTO AGLI EMERGENTI


In attesa di conoscere il comportamento dei consumatori, secondo Syz Am la Borsa di Tokyo rappresenta una solida fonte di diversificazione a prezzi ragionevoli e gode di minor esposizione alle turbolenze che periodicamente colpiscono gli altri mercati asiatici Joël Le Saux, head of Japan equities di Syz Am e gestore di portafoglio del fondo Oyster Japan Opportunities, nell’articolo Quel porto sicuro chiamato Giappone evidenzia prima di tutto il basso indice di correlazione della Borsa di Tokyo, pari a 0,66 e 0,70 rispetto al mercato statunitense e a quello europeo. Una bassa correlazione espone meno a turbolenze che possono colpire gli altri mercati e, per quanto possa risultare contro-intuitivo, i mercati emergenti non sono così fortemente decorrelati dai mercati europei, avendo un indice di 0,79. Per questo il Giappone si distingue per la sua capacità di offrire diversificazione ai gestori di portafoglio internazionali. Le Saux spiega che la bassa correlazione dipende in larga misura dalla componente valutaria, in quanto lo yen ha la sua importanza in un’asset allocation globale, grazie alle opportunità che offre nelle fasi di risk-off. Pertanto, gli investitori e i gestori europei e sono ben ispirati quando si espongono al mercato giapponese per diversificare l’allocazione “core” e, di fatto, l’allocazione in euro. Inoltre, da un punto di vista globale, la Borsa giapponese rappresenta un’interessante fonte di diversificazione di fronte ai rischi potenziali in Europa, come la Brexit e l’instabilità politica in Italia o in Francia. Il Giappone gode anche di una minore esposizione alle bufere che colpiscono periodicamente i mercati emergenti asiatici.

AZIONARIO CINA, VALUTAZIONI PIU’ CONVENIENTI DEL 2017


Restiamo in Asia ma spostiamoci in Cina. Stephen Green, economista di Capital Group, nell’articolo Come scegliere il meglio dell’azionario cinese, pur ammettendo che il rallentamento cinese riduce il supporto macroeconomico all’azionario Cina, resta convinto che l’attività di ricerca bottom-up, basata sui fondamentali e che analizza le società una per una, possa consentire di identificare le singole opportunità. “Gli investitori con un profilo prudente e con un approccio selettivo potrebbero riuscire a individuare opportunità interessanti sia nell’ambito delle aziende cinesi interessate da trend di crescita secolari e sia nelle multinazionali che vantano ricavi significativi in Estremo Oriente, come Nike, Apple e Starbucks”, specifica Stephen Green. L’esperto segnala inoltre un altro segmento dov’è possibile rintracciare occasioni di investimento nell’azionario Cina sulla scia della crescente disponibilità di reddito della classe media: le compagnie, sia domestiche che estere, che operano nei servizi finanziari e nell’ambito dei viaggi. Altre opportunità, sempre secondo Green, emergono poi nell’ambito delle aziende hi tech innovative attive nella realizzazione di semiconduttori per l’automazione industriale e per i dispositivi mobili. Green non trascura il fatto che alcune multinazionali statunitensi abbiano annunciato una contrazione dei ricavi in Cina nell’ultimo trimestre, ma suggerisce anche di non dimenticare le solide prospettive di lungo periodo per la vendita di smartphone, caffè e sneaker nel paese più popoloso al mondo. Non solo. Per l’esperto le valutazioni di molte società dell’azionario Cina sembrano attualmente più interessanti di quanto non lo fossero nel 2017 e, inoltre, si potrebbero creare le condizioni di un’ulteriore apertura alle società straniere da parte della Cina come conseguenza dei futuri accordi di scambio commerciale tra Washington e Pechino.

SMALL CAP USA, UN POST IT PER GLI INVESTITORI DI LUNGO PERIODO


A proposito di guerre commerciali, Bill Hench, portfolio manager e principal di Royce & Associates (gruppo Legg Mason), nell’articolo La corsa delle small cap Usa non è ancora finita non trascura affatto le implicazioni negative derivanti da alcuni fattori che ostacolano la crescita, tra le quali non ci sono soltanto la crescita globale anemica e la significativa contrazione della liquidità sui mercati finanziari, ma anche, per l’appunto, le dispute commerciali. Tuttavia, esaminando in modo approfondito le informazioni a livello di settori e quelle desunte dai bilanci aziendali, l’esperto è orientato a immaginare un 2019 in crescita rallentata e non in recessione.  Hench reputa quindi possibile un proseguimento delle performance positive nel corso del 2019 anche perché, di solito, dopo un anno negativo le small cap Usa ne registrano uno di segno positivo. Entrando nei particolari di quanto emerso negli ultimi mesi, l’esperto fa presente che il panorama delle small cap Usa risulta misto. Mentre molte aziende hanno annunciato profitti in linea o migliori rispetto alle aspettative, altre hanno continuato a soffrire ma cercando comunque di progredire nei propri piani di ristrutturazione. “In ogni caso per gli investitori di lungo periodo, le valutazioni sembrano ancora molto interessanti in molte aree delle small cap Usa” sottolinea Hench. Il quale poi, indica due esempi specifici: il settore residenziale e quello dei semiconduttori.
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