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Idee di investimento – Azioni – 11 febbraio 2019

Dopo il recupero di gennaio l’azionario avrà bisogno di dati macro e crescita degli utili per crescere ancora. La gestione attiva può fare la differenza catturando le occasioni nei mercati emergenti, in India e in Giappone

11 Febbraio 2019 09:26

LA GESTIONE ATTIVA PUO’ FARE LA DIFFERENZA


Il recupero dei mercati azionari registrato nel mese di gennaio è senz’altro incoraggiante, soprattutto dopo la severa correzione sperimentata tra ottobre e, soprattutto, dicembre 2018. Tuttavia, Christian Schmitt, co-lead portfolio manager del fondo bilanciato Ethna-Dynamisch della casa di investimento Ethenea, raccomanda prudenza evitando di proiettare quanto accaduto nel primo mese del nuovo anno come il trend per l’intero 2019. L’esperto, nell’articolo “Azioni, il recupero di gennaio è solo un primo passo“, si dice convinto che la gestione attiva possa fare la differenza nella performance dei portafogli. Infatti, a prescindere da cosa si è visto a gennaio, il contesto di mercato resta sfidante. E questo nonostante la crescita economica che, per Christian Schmitt , sebbene in rallentamento, manterrà una traiettoria positiva nel corso dell’anno. In ambito strettamente finanziario, il recupero dei listini di gennaio deve essere interpretato come il primo importante passo verso un processo di recupero che richiederà tempo e la conferma, nel corso dei prossimi mesi, di dati economici e finanziari meno gravi di quanto stimato. Questo permetterà, come già sperimentato nel 2011 e nel 2015/16, di tramutare le correzioni di fine 2018 (che si sono spinte fino al -30% in Europa e a -20% negli Stati Uniti), in opportunità d’investimento selettive sui titoli di buona qualità da cogliere proprio con la gestione attiva.

MERCATI EMERGENTI, VALUTAZIONI AZIONARIE SACRIFICATE


Opportunità che potranno essere colte per esempio nei mercati emergenti sui quali Tim Love, responsabile strategie azionarie Paesi Emergenti di GAM Investments, ritiene che ci siano diversi fattori di supporto, partendo dalla constatazione che si tratta di un’asset class poco inflazionata nei portafogli internazionali. Inoltre, anche le agenzie di rating sembrano sottovalutarle mentre il loro profilo di rischio e rendimento è favorevole rispetto a quello dei mercati sviluppati alla luce di valute che si sono parecchio deprezzate negli ultimi 12 mesi. In particolare, fa notare Tim Love, le valutazioni dei listini Emergenti si attestano su livelli molto più contenuti rispetto a quelle dell’indice S&P 500, sia in termini correnti che rispetto alle medie storiche. Detto questo, l’esperto, nell’articolo “Azioni dei mercati emergenti spinte da valutazioni convenienti e fattori macro“, segnala sia fattori macroeconomici globali che situazioni specifiche dei singoli paesi e settori dei mercati emergenti che rendono l’asset class attraente.

INDIA; FOCUS SULLE AZIENDE DI QUALITÀ


Tra i mercati azionari emergenti un ruolo primario se lo guadagna l’India. “Prestiamo particolare attenzione sempre alle azioni con fondamentali solidi, una forte crescita degli utili e modelli di business di nicchia. “Riteniamo infatti che anche quest’anno, come già nel 2018, le società di qualità si mostreranno resilienti nonostante i sentiment di mercato di breve termine” riferisce nell’articolo “Perché l’India continua a brillare tra i mercati emergenti“ Jigar Gandhi, India Investment Specialist di Schroders. Per l’esperto l’India rappresenta infatti ancora uno dei paesi il cui Pil cresce più rapidamente, anche in un contesto di rallentamento delle economie sviluppate. Inoltre, gli elevati tassi reali offerti (al netto cioè dell’inflazione) e la valuta stabile rendono l’India una destinazione attraente per gli investitori esteri. Una considerazione ancora più valida in ottica di lungo termine sulla scia del suo potenziale. Jigar Gandhi, infine, riconosce al Governo l’introduzione di riforme importanti, sebbene implementate in modo graduale.

IMPRESE GIAPPONESI, IN CASSA 1.700 MILIARDI DI DOLLARI DI RISORSE


Intanto le aziende giapponesi aumentano i dividendi e riacquistano azioni proprie proteggendo i corsi azionari dai ribassi di breve termine mentre le riforme dovrebbero essere un potente propulsore di lungo termine. Secondo Daisuke Nomoto, Gestore di portafoglio senior di Columbia Threadneedle Investments, le compagnie giapponesi hanno risorse e margini per cercare di sostenere il ROE (return on equity). “Tra le aree dove i manager del Sol Levante possono far leva spicca, per esempio, la gestione dei portafogli che può fornire importanti risorse tramite una più efficace implementazione delle operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni), disinvestimenti di attività non strategiche, spesa più sostenute per investimenti e per ristrutturazioni, e anche l’innovazioni di prodotto” spiega nell’articolo “Azionario Giappone, motivi di ottimismo a breve e a lungo termine” l’esperto, convinto peraltro che, grazie ai circa 1.700 miliardi di dollari di liquidità in cassa, le aziende possano continuare ad aumentare i dividendi e a riacquistare azioni proprie. Proiettando lo sguardo al lungo termine, invece, Daisuke Nomoto reputa che le riforme avviate sull’aumento della forza lavoro, sul potenziamento della produttività e sull’ottimizzazione della governance, dovrebbero essere capaci di irrobustire l’economia e, a cascata, migliorare le prospettive del mercato azionario del Sol Levante.

GIAPPONE, IL NUOVO CODICE DI CORPORATE GOVERNANCE


A proposito di corporate governance nipponica, nell’articolo “Azionario Giappone, imprese rilanciate dalla nuova corporate governance” si illustra come le nuove regole stiano disciplinando il management aziendale nipponico in modo che gli obiettivi societari risultino sempre più coincidenti con quelli dei piccoli soci azionisti. “Il Codice di Corporate Governance del Giappone è stato rivisto dalla Tokyo Stock Exchange nel marzo dello scorso anno mentre, in parallelo, la Financial Services Agency ha ampliato il codice di stewardship (gestione responsabile delle risorse aziendali, ndr) per gli investitori istituzionali. Si tratta di linee guida più rigorose mentre affiorano evidenze che lasciano ipotizzare che tali migliorie possano essere virtuose” spiega Seung Kwak, Gestore di Portafoglio di Capital Group. Si tratta di un aspetto di assoluto rilievo per il Giappone anche perché è stato condiviso pure dai fondi pensione pubblici i quali reclamano agli asset manager una loro maggiore responsabilizzazione al punto di raccomandare alle imprese nelle quali investono di migliorare il dialogo con gli investitori e di concentrarsi sull’ottimizzazione delle performance aziendali.
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