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Idee di investimento – Azioni – 1 aprile 2019

Emergono indizi che fanno pensare che l’economia possa rilanciarsi nel secondo semestre ma per le Borse ora conteranno soprattutto i profitti. Opportunità e rischi nell’immobiliare Usa e nell’M&A

1 Aprile 2019 09:49

PRESTO SEGNALI POSITIVI SULL’ECONOMIA REALE


Come fanno notare nell’articolo Investimenti, il rischio di guardare nello specchietto retrovisore gli esperti di Euromobiliare Sgr, se è senz’altro vero che le politiche monetarie delle banche centrali possano spiegare la forte reazione dei mercati, è altrettanto vero che il loro orientamento accomodante assunto da inizio anno ha generato un’ ampia espansione delle condizioni finanziarie a livello globale che, di norma, ha ricadute positive sull’economia reale. “Insomma, la prudenza è d’obbligo ma, al netto dei dati macroeconomici ancora contrastati, potremmo essere vicini ad una fase di stabilizzazione del ciclo a cui dovrebbe seguire una graduale ripresa nei prossimi mesi” specificano i professionisti di Euromobiliare Sgr.

TRE FATTORI DI SUPPORTO ALLA CRESCITA


Resta il fatto che sulla crescita globale continua ad aleggiare l’ombra di una possibile imminente recessione. A questo proposito, Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders, tiene a ribadire che non dovrebbe configurarsi nessuna recessione quanto piuttosto un rallentamento. L’esperto non nasconde né la debolezza degli indicatori di breve termine né che i volumi degli scambi commerciali a livello globale abbiano accusato un crollo alla fine del 2018, e nemmeno che le basse quotazioni delle commodity industriali siano un sintomo di un rallentamento del ciclo industriale. Non solo. Non esclude neppure che i livelli degli indici manifatturieri Pmi, già in contrazione negli ultimi mesi, possano portarsi su livelli ancora più critici (sotto quota 50, la soglia che discrimina la crescita) sulla scia di un calo nei prossimi mesi degli inventari aziendali come conseguenza dell’accelerazione degli ordini di importazioni prima dell’aumento dei dazi commerciali. “Tuttavia, se la domanda mantiene un certo livello senza collassare, una ripresa della crescita globale è possibile nel momento in cui i livelli delle scorte aziendali si saranno equilibrati e gli eccessi saranno eliminati. Inoltre i bilanci aziendali e i flussi di cassa non sembrano aver toccato soglie eccessive e, di conseguenza, una contrazione della crescita non dovrebbe comportare tagli significativi delle spese” specifica Wade nell’articolo Crescita globale, tre elementi di ottimismo sul lungo termine. Il quale, spostando la visuale ad un orizzonte temporale più lungo, rivela di essere leggermente più ottimista sulla crescita globale, come conseguenza di tre fattori: prezzi dell’energia più contenuti, possibile accordo commerciale tra USA e Cina e politiche monetarie più accomodanti.

FOCUS SUI PROFITTI DEL PRIMO TRIMESTRE 2019


Ma attenzione. Secondo Michael Wilson, chief U.S. Equity strategist e cio di Morgan Stanley, se le aspettative sui profitti aziendali continuassero a essere riviste al ribasso potrebbero provocare una correzione del mercato azionario come a febbraio e a dicembre 2018. Come illustrato nell’articolo Mercato azionario, occhi puntati sui profitti aziendali, il primo trimestre 2019 metterà a dura prova gli analisti perché i profitti aziendali si confronteranno con un trimestre 2018 brillante sulla scia della riforma fiscale e di altri stimoli fiscali. Pertanto è fisiologico attendersi una forte riduzione degli utili per azioni (eps) dal 23% registrato nel 2018: il consenso degli analisti è per una contrazione del 2,2% per i profitti aziendali del primo trimestre 2019 mentre per l’intero anno le aspettative per la crescita dell’Eps sono state ridotte del 5%, a partire dall’inizio del 2019. Ma, se anche questi target ridotti non venissero centrati dalle aziende, secondo Wilson il mercato azionario potrebbe subire una correzione. Una previsione, la sua, che impone la giusta considerazione visto quanto aveva dichiarato nello scorso mese di maggio. Allora lo strategist prevedeva che il mercato azionario avrebbe registrato la sua correzione più ampia da mesi visto che il rally di Wall Street mostrava segnali di ‘esaurimento’. Dal 3 ottobre l’S&P 500 iniziò un brusco calo che lo portò a perdere venti punti percentuali alla vigilia di Natale. Non c’è che sperare che i profitti aziendali non deludano.

IMMOBILIARE USA, LE SCELTE DI PORTAFOGLIO


Tra i settori sotto osservazione c’è l’immobiliare Usa che batte spesso l’indice S&P500 di Wall Street ma ora, con i tassi della Fed congelati per tutto i 2019, il rischio di una bolla del settore real estate è davvero elevato. Come argomentato nell’articolo Immobiliare Usa, croce e delizia degli investitori, a preoccupare gli analisti è soprattutto la tendenza che disegna negli Stati Uniti un incremento dei prezzi delle abitazioni ben al di sopra di quello delle retribuzioni. Una divergenza esasperata anche dai bassi tassi di interesse che ha spinto in alto le quotazioni delle case soprattutto nelle città dove gli stipendi sono più alti. Certo, ammettono gli addetti ai lavori, la divergenza tra i prezzi degli immobili e il reddito si riscontra anche al di fuori degli Stati Uniti (in particolare nelle piazze di Londra, Parigi, Singapore e Hong Kong) ma in America potrebbe aver raggiunto livelli insostenibili. Il riferimento è, in particolare, ad alcune quotazioni estreme in città come New York che storicamente hanno mostrato di anticipare un crollo su scala nazionale. Che fare? Chi ha in portafoglio titoli del settore immobiliare Usa (o, meglio Etf e fondi specializzati sul settore, in modo da garantirsi un’ampia diversificazione del rischio) li mantenga a condizione che non eccedano il 5% del totale del portafoglio o il 10% della componente azionaria. Nel caso di esposizioni maggiori meglio alleggerirle per evitare un rischio eccessivo in portafoglio.

M&A, COME VALUTARE LA BONTA’ DI UN DEAL


Anche l’M&A (fusioni e acquisizioni) è un osservato speciale. A questo proposito, nell’articolo M&A, quando le acquisizioni aziendali possono creare valore è possibile leggere l’approccio adottato nelle operazioni di fusioni e acquisizioni dall’International Equity Team di Morgan Stanley Investment Management (MSIM). Sebbene la maggior parte delle operazioni di M&A finiscano con il distruggere valore e il team preferisca la crescita organica, non tutti i deal possono essere bocciati. Per valutare la bontà di un deal di M&A, il team di MSIM non si basa sul possibile effetto accrescitivo, quanto piuttosto sulle dimensioni, sul prezzo, sulle abilità del management, e, soprattutto, sulla sostenibilità dei rendimenti. Con questo approccio, tuttavia, a fronte di un universo ampio di società impegnate in questa tipologia di operazioni, soltanto una piccola percentuale può definirsi di effettivo successo.
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