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Idee di investimento – Azioni – 09 maggio 2016

9 Maggio 2016 09:29
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“L’investitore prudente non è colui che evita il rischio o, peggio, mette i suoi averi sotto il materasso, sia esso fisico o virtuale” ricorda, nell’articolo “Il rischio è il motore della performance”, Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, aggiungendo che l’investitore prudente sa che il rischio è il motore della performance, non lo evita, ma pone le domande giuste, cerca di riconoscere i fatti determinanti, evita decisioni impulsive e, magari, confronta le proprie idee con quelle di un esperto.

Un professionista del risparmio consiglierà al cliente, qualora non lo avesse ancora fatto, di diversificare il portafoglio anche in titoli esteri. Una tendenza peraltro già ben impostata in Italia come emerge dalla Global Investment Survey 2016, condotta da Legg Mason Global Asset Management sulle asset allocation e sulle decisioni di investimento di oltre 5.000 investitori in 19 paesi a livello globale con età superiore ai 40 anni. L’indagine, com’è spiegato nei dettagli nell’articolo “Investitori italiani, focus sugli investimenti oltre confine”, rivela infatti che il 63% degli italiani dichiara una maggiore propensione a ricorrere ad investimenti oltre confine di quanto fatto nell’ultimo anno (la più alta percentuale riscontrata tra i paesi europei oggetto d’indagine), sebbene l’investimento estero desti alcune preoccupazioni: in particolare, l’incertezza sui mercati a livello globale (54%), il rischio valutario (40%) e la mancanza di trasparenza (23%).

Ma dove trovare ancora valore al di fuori dei confini nazionali? Secondo Geraldine Sundstrom, Responsabile del portafoglio di Asset Allocation EMEA di PIMCO è giunto il momento di impegnarsi attivamente sui mercati emergenti. “Il momento negativo dovrebbe finire presto, in funzione della fine del calo delle materie prime. Sulla base degli indici MSCI Emerging Markets e MSCI All Country World index, il rapporto prezzo/utili evidenzia uno sconto del 25% degli EM rispetto ai mercati sviluppati, i rendimenti dei dividendi sono leggermente superiori e il Roe (return-on-equity) è simile: inoltre i mercati emergenti mostrano un più alto rendimento dei free cash flow (8% contro il 6%). Ecco perché riteniamo che i titoli azionari siano un ottimo modo per ottenere l’esposizione sui mercati emergenti in modo selettivo” spiega, nell’articolo “Mercati emergenti, è il momento di impegnarsi attivamente” Geraldine Sundstrom.

Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, dal canto suo, sebbene suggerisca al momento di mantenere un profilo neutrale sulla borsa giapponese, ritiene l’azionario Giappone interessante per il lungo periodo. Nell’articolo “Azionario Giappone, neutrali ma pronti a passare al sovrappeso“, il manager elenca i fattori di supporto all’azionario giapponese: dal trading «short Giappone»(ovvero le posizioni in portafoglio orientate al ribasso della Borsa di Tokyo) sempre più affollato ai bilanci delle imprese giapponesi che, nel complesso, evidenziano un rischio finanziario relativamente basso in base alle analisi di BlackRock, fino alle valutazioni convenienti delle azioni giapponesi (circa 13 volte i profitti attesi per i prossimi 12 mesi ) rispetto sia alla propria storia che alle valutazioni di altri mercati.

A proposito di valutazioni, tra le discussioni tra analisti e gestori ci si chiede se sia lecito affermare che «qualità» possa essere solo un sinonimo collegato ai titoli dei settori difensivi. “Quando cerchiamo di identificare le società di qualità, consideriamo caratteristiche quali un flusso di ricavi costante, le barriere all’ingresso, la prevedibilità e un rendimento del capitale buono o costante. Ed è vero, vi sono molti titoli con queste caratteristiche nei settori sanitario e dei beni di prima necessità, che sono considerati come difensivi a causa della natura delle relative attività” fa sapere, nell’articolo “Azioni di qualità, non solo titoli dei settori più difensivi”, Suneil Mahindru, CIO di International Equity, responsabile della gestione di portafoglio e della ricerca sugli investimenti per i portafogli azionari globali e internazionali di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) che poi però puntualizza: “È però altrettanto vero che siamo spesso attratti da questi settori, perché sono ricchi di proprietà intellettuale (PI), hanno un forte branding e un potere di determinazione dei prezzi. Nel settore farmaceutico, per esempio, vi è una concorrenza meno irrazionale perché i farmaci sono spesso unici”. GSAM ha tuttavia anche individuato un certo numero di società di alta qualità in settori tradizionalmente ciclici come per esempio una società italiana nel settore dei beni di lusso.

In tutti i casi, nel 2016 i consumi dovrebbero assumere un ruolo sempre più centrale per la crescita, favorendo il processo di innovazione, in particolare nei settori della sanità e della tecnologia. È questa una delle principali evidenze dell’articolo “Analyst Survey 2016, il ruolo dei consumi centrale per la crescita” nel quale si parla dell’annuale Analyst Survey realizzata da Fidelity International che ogni anno coinvolge i propri analisti del comparto azionario e di quello obbligazionario corporate ai quali chiede informazioni sui fondamentali delle società: dati interni riservati, elaborando i quali si cercano di individuare, nella loro fase iniziale, i cambiamenti nelle società e, quindi, nuove tendenze e opportunità di investimento. A questo proposito, gli analisti di Fidelity, che sono piuttosto scettici circa le prospettive relative ai settori della “old economy” (come, per esempio, l’energia, le materie prime e i beni industriali), rimangono, invece, ottimisti rispetto ai settori della “new economy” che sono sostenuti da tre temi principali: i consumi, l’innovazione e l’evoluzione dei servizi finanziari. L’Analyst Survey 2016 evidenzia, in particolare, l’elevata importanza dell’innovazione in un contesto di crescita bassa.

Infine, ma non certo per rilevanza, vale la pena ricordare che sempre più investitori desiderano non solo ottenere un buon rendimento, ma anche fare la cosa giusta e contribuire a rendere il mondo un posto migliore. “La filosofia di investimento ESG è in linea con tali obiettivi”dichiara, nell’articolo “Investimenti ESG, contributo a rendere il mondo un posto migliore”, Jens Peers, CFA, Chief Investment Officer, Portfolio Manager di Mirova (gruppo Natixis Global Asset Management) constatando come, negli ultimi anni, gli investimenti ESG (Environmental, social and governance) si siano radicalmente trasformati in un approccio di gestione del rischio, consentendo agli investitori di riflettere considerazioni ambientali, sociali e di governance nei propri portafogli senza dover sacrificare potenziali rendimenti. “Ritengo che le aziende impegnate nel fornire una soluzione alle maggiori sfide ambientali e sociali del mondo siano molto importanti per gli investitori a lungo termine: in Mirova riteniamo che l’approccio globale al tema energetico muterà profondamente nei prossimi decenni” sottolinea Jens Peers.
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