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Idee di investimento - Obbligazioni - 29 luglio 2019

I prezzi dei bond hanno raggiunto dei picchi che suggeriscono prudenza. Tuttavia la Fed favorisce il debito emergente e l’high yield ma cominciano a intravedersi opportunità anche in Europa.

di Redazione 29 Luglio 2019 09:22

COSA FARE NELL’ESTATE 2019


L’estate porta spesso turbolenze sui mercati. Negli ultimi 30 anni non si contano i temporali estivi che hanno investito le piazze finanziarie globali: dalla crisi delle ‘tigri asiatiche’ di luglio 1997, all’agosto dell’anno dopo con il crollo del 40% in un giorno del rublo russo, alla crisi dell’Argentina l’anno scorso che ricorda quella dell’estate 2001 con il default di Buenos Aires. Per non parlare della ‘madre di tutte le crisi estive’ montata sui subprime già nel luglio 2007, o quella debito sovrano europeo dell’estate del 2011, superata grazie al ‘whatever it takes’ lanciato da Mario Draghi sempre a luglio di un anno dopo. Nel 2015 le vacanze dei mercati furono turbate dal crollo del mercato cinese, che perse in un mese 1/3 del suo valore. E poi l’estate del 2016, aperta dal voto a sorpresa sulla Brexit, o quella dell’anno scorso, segnata tra giugno e agosto dagli scambi di colpi nella guerra dei dazi tra Usa e Cina e la difficile stagione politica italiana nel duro confronto con Bruxelles sui conti pubblici che avevano fatto salire la temperatura sui mercati. Secondo Donatella Principe, director market and distribution strategy di Fidelity, anche l’estate del 2019 potrebbe riservare qualche sorpresa ‘bollente’ come spesso è successo negli ultimi 30 anni. Il consiglio per l’investitore, come illustrato dalla stessa Principe nell’articolo Possibili turbolenze estive sui mercati: esporsi, ma con prudenza, è esporsi, ma proteggendosi con diversificazione e decorrelazione.

FAVORITI I GOVERNATIVI DELLA PERIFERIA EURO


Per esempio, l’allentamento da parte della Bce che gli esperti del BlackRock Investment Institute (BII) prevedono, e che non è ancora pienamente riflesso nei mercati, ha spinto la decisione della divisione strategica di BlackRock di migliorare il giudizio sui titoli di stato europei portandoli a un sovrappeso e riportare a neutrale – da sottopeso – l’esposizione sulle azioni e sul credito europei. All’interno dei governativi si prevede che le emissioni ‘periferiche’, ovvero i titoli di Stato dei Paesi per lo più meridionali, dovrebbero trarre i maggiori benefici dal nuovo stimolo. “Un ambiente di tassi ‘più bassi per più tempo’ dovrebbe sostenere anche l’obbligazionario societario i cui rendimenti, per quanto schiacciati sui minimi, si confrontano con molti rendimenti dei titoli di stato dei paesi core europei negativi”, puntualizzano nell’articolo Effetto Bce, BlackRock pronta a virare sugli asset europei i professionisti del Bii, che prediligono le società ad alto rendimento che beneficiano di forti afflussi di acquisti, grazie anche a spread superiori rispetto agli omologhi degli Stati Uniti.

SOVRAPPESO SUI BTP E SOTTOPESO SUI BUND


Anche Marilyn Watson, head of global fundamental fixed income strategy di BlackRock, nell’articolo Post meeting Bce, analisi dei gestori e implicazioni per i mercati  - un pezzo di commento sui contenuti della conferenza stampa di Draghi, che ha chiaramente esplicitato come le prospettive per l’economia, compresa l’inflazione, si stiano deteriorando - ha rivelato posizionamenti in portafoglio favorevoli ai governativi europei, sebbene con alcuni importanti distinguo. “”Manteniamo un’esposizione rialzista (long) o sovrappesata sui governativi di Francia e Italia a fronte di una ribassista (short) o sottoponderata nei Bund tedeschi. Manteniamo anche posizioni selezionate in obbligazioni societarie europee e, nell’ambito valutario, siamo short sull’euro”.

FAVORITI HIGH YIELD E DEBITO EMERGENTE


Resta il fatto, come ha modo di argomentare nell’articolo Lo scudo di Bce e Fed su quel che resta del 2019 Alessandro Tentori, cio di Axa IM Italia, che la svolta nel segno dell’allentamento monetario favorisce il reddito fisso, soprattutto high yield ed emergente, “Bisogna ricordare che i peggiori nemici dei bond emessi dai Paesi emergenti, sia in valuta forte che locale, si chiamano dollaro forte e tassi americani in rialzo. Due cose che svalutano il debito in valuta locale, costringendo a pagare agli investitori un premio più elevato, e costringono alla rincorsa al rialzo dei rendimenti per il debito in dollari. Una Fed che si trasforma repentinamente da falco in colomba non poteva essere una notizia migliore per il debito emergente” spiega Tentori.

LA FORZA DEI FONDAMENTALI DEL DEBITO DELLA CINA


A proposito di debito emergente, secondo Cary Yeung, head of Greater China debt di Pictet Asset Management, l’evoluzione demografica della Cina accelererà l’internazionalizzazione del mercato nazionale del debito in valuta locale. per comprenderne le ragioni, spiega Yeung, occorre considerare la relazione tra demografia, risparmio e saldo della bilancia commerciale. In Cina, la quota di persone in età lavorativa, ossia compresa tra 15 e 64 anni, ha raggiunto il picco circa una decina di anni fa al 64% e scenderà al 52% entro il 2030, secondo le proiezioni dell’Onu. Di pari passo con l’invecchiamento della popolazione aumenta la spesa complessiva, soprattutto per salute e pensioni. Infatti, come nota Yeung nell’articolo L’invecchiamento della popolazione è una buona notizia per i bond cinesi, la spesa pensionistica è cresciuta a un ritmo annuo più veloce rispetto al gettito pensionistico a partire dal 2012. E si prevede che il disavanzo mediano annuale del sistema pensionistico cinese schizzerà alla cifra di 1410 miliardi di renminbi nel 2050, dagli attuali 50 miliardi di renminbi. Secondo l’esperto “significa che è solo una questione di tempo prima che la Cina si ritrovi a gestire un deficit delle partite correnti, consumando più di quanto produce. Si tratterà di un importante sviluppo per il mercato del debito del Paese”. Per questo motivo, quando si creerà questa situazione “la Cina dovrà finanziare quel deficit indebitandosi maggiormente con i Paesi esteri. In altre parole, si trasformerà da un esportatore di capitale a un importatore”. In quest’ottica, Pechino sta attuando una serie di misure volte a liberalizzare i mercati finanziari e attrarre investimenti dall’estero. E per queste riforme è cruciale l’apertura del mercato delle obbligazioni onshore cinesi.

UN POSTO AL SOLE PER L’ORO


Infine, come viene illustrato nell’articolo Tra geopolitica e petrolio potrebbe vincere l’oro, mentre sul futuro del prezzo del petrolio non sembra esserci convergenza di opinioni, sull’oro sembrano esserci pochi dubbi. Il suo rally è stato guidato in gran parte dalla Federal Reserve statunitense che ha adottato una politica monetaria più accomodante. Con i mercati che scontano un taglio dei tassi nella prossima riunione del Fomc del 30 e 31 luglio, è probabile che l’oro continui ad essere sostenuto dal sentiment degli investitori. Una previsione peraltro confermata anche dalle posizioni speculative sul metallo prezioso che sono nettamente aumentate nelle ultime settimane, raggiungendo i picchi registrati negli ultimi anni soltanto in occasione del referendum della Brexit del 2016. Una Fed accomodante manterrà bassi i rendimenti dei Treasury Usa e, al contempo, addomesticherà la forza del dollaro. Questo offrirà un solido supporto ai prezzi del metallo prezioso. “Prevediamo che i prezzi dell’oro saliranno a 1480 dollari l’oncia entro la fine del secondo trimestre del 2020 in assenza di un importante evento negativo. Considerati i rischi macroeconomici e geopolitici globali, crediamo che l’inclinazione dei rischi per i prezzi dell’oro sia al rialzo” riferiscono gli esperti di WisdomTree.
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