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Idee di investimento – Obbligazioni – 27 agosto 2018

Mentre l’ONU promuove una roadmap per gli investimenti sostenibili, emergono sacche di opportunità nell’obbligazionario Italia e nel debito emergente.

di fotolism_thai / iStock / Getty Images Plus 27 Agosto 2018 09:54
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INVESTIMENTI SOSTENIBILI, LA ROADMAP DELL’ONU


A poco più di due anni dalla loro adozione, gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDG) si sono radicati a livello globale e hanno registrato un vivo interesse anche nel settore privato. Si tratta, secondo PIMCO, di una tendenza che potrebbe favorire opportunità interessanti per gli investitori attenti ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG). “Ciò che è particolarmente rilevante per gli investitori e per la prospettiva di PIMCO, è che queste strategie nazionali si stanno evolvendo in piani di investimento, ovvero i paesi stanno iniziando a dettagliare in che modo intendono finanziare le loro ambizioni e obiettivi SDG, dalle infrastrutture all’energia, dall’istruzione alla sicurezza alimentare. E, in misura crescente, questi piani includono forti riferimenti alla collaborazione con investitori privati e investitori istituzionali” spiega nell’articolo “Sviluppo sostenibile ONU, una roadmap per le opportunità di investimento” Gavin Power, Chief of Sustainable Development and International Affairs di PIMCO che poi aggiunge: “È vero che presi singolarmente, si tratta di progetti di modeste dimensioni, ma potrebbero potenzialmente essere raggruppati in obbligazioni SDG o in obbligazioni garantite con diverse tranches”.

DEBITO PUBBLICO ITALIANO, ADESSO (FORSE) CONVENGONO


Nel frattempo, i titoli di stato italiani continuano ad essere sotto i riflettori come dimostra lo spread che staziona in area 280 punti base. Ma Mondher Bettaieb, Head of Corporate Bonds e gestore del fondo Eur Corporate Bond Mid Yield in Vontobel Asset Management, nell’articolo “Debito pubblico italiano, la garanzia del Presidente Mattarella” fa notare che, forse, la situazione è meno preoccupante di quanto possa sembrare e, soprattutto, di quanto i mercati prezzino attualmente. In primis, c’è da ricordare che presidente Mattarella ha nominato un ministro delle Finanze conservatore, Giovanni Tria. Quest’ultimo si è già espresso in modo autorevole a favore di un bilancio che evidenzi un deficit compreso tra l’1,5% e l’1,7% (pertanto ben al di sotto della soglia massima Ue del 3%). “Un approccio che, peraltro, garantirebbe al Governo circa 12 miliardi di euro all’anno in più da spendere, per un totale di circa 60 miliardi di euro per i cinque anni di mandato del governo. Questo ci fa pensare che il deficit di bilancio per il 2019 dell’Italia si possa attestare a circa l’1,6%” puntualizza Mondher Bettaieb. In secondo luogo, ma non meno rilevante, gli investitori non dovrebbero dimenticare un’ulteriore garanzia che dovrebbe sostenere la loro fiducia: il Presidente Mattarella.

ALLA RICERCA DI OPPORTUNITÀ IN ITALIA E NEI MERCATI EMERGENTI


Anche per Adrian Hilton, Responsabile tassi globali e investimenti valutari, Reddito fisso di Columbia Threadneedle Investments, potrebbero esserci sacche di valore nei paesi periferici europei, inclusa l'Italia. “L'appetibilità delle obbligazioni locali italiane, in particolare per gli investitori nazionali, è piuttosto elevata, e riteniamo che la possibilità di un esito politico catastrofico sia limitata” tiene a sottolineare l’esperto nell’articolo “Obbligazioni, sacche di valore in Italia e nei mercati emergenti”. “Attualmente è impossibile prevedere gli eventi su scala globale e la nostra propensione al rischio è piuttosto bassa, ma in caso di correzione di alcune valutazioni siamo in cerca di opportunità. Una di queste potrebbe essere il dollaro” puntualizza Adrian Hilton. Un’altra opportunità individuata dall’esperto riguarda i rendimenti dei titoli obbligazionari tedeschi: secondo Adrian Hilton il loro livello effettivo (in base alle prospettive di inflazione) appare ben al di sotto della soglia corretta. Non a caso, Adrian Hilton è persuaso che la BCE sia molto più prossima a un rialzo dei tassi di quanto appaia dalla curva dei rendimenti. “Le prospettive per i mercati emergenti dipendono molto dal contesto geopolitico. Pur mantenendo un orientamento prudente, riteniamo che gli attivi sia in dollari che in valuta locale celino buone opportunità di valore” specifica l’esperto.

TURCHIA, TUTTE LE SPINE DI ANKARA


Nell’ambito dei mercati emergenti, però, continua a preoccupare la Turchia che nel corso degli anni ha accumulato ingenti squilibri esterni: in particolare a maggio lo stock di debito estero a breve termine ammontava a 180 miliardi di dollari. I principali settori aziendali sotto pressione sono quelli dell’energia, delle proprietà immobiliari e delle costruzioni, che presentano significativi disallineamenti in termini valutari. Il deprezzamento della lira turca inciderà sulla loro capacità di ripagare il debito e metterà ulteriormente a dura prova il settore bancario turco, dove si è già materializzato un calo dei coefficienti patrimoniali negli ultimi trimestri a causa dell’indebolimento della valuta. “Dal momento che le politiche adottate dalle autorità monetarie di Ankara non sono state le più rigorose e vista la mancanza di indipendenza e credibilità della Banca centrale, non si può escludere una crisi della bilancia dei pagamenti e una corsa agli sportelli bancari” fa sapere nell’articolo “Turchia, la zavorra della forte dipendenza dai finanziamenti esteri” Zara Kazaryan, Emerging Markets Debt Portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments. Per i detentori di titoli societari turchi e, più in generale, per le attività dei mercati emergenti, la strategia più risolutiva sarebbe l’imposizione di controlli sui capitali. “Tuttavia, vista la forte dipendenza della Turchia dai finanziamenti esteri, i responsabili delle politiche probabilmente eviteranno di imporre controlli sui capitali, almeno per ora” conclude Zara Kazaryan.

QUANTO COSTA COPRIRE IL RISCHIO DI CAMBIO


Resta il fatto che da inizio anno la lira turca ha perso oltre il 30% rispetto all’euro e circa il 34% rispetto al dollaro, di cui più della metà nell’ultimo mese. Nell’articolo “Copertura del rischio di cambio, come orientarsi sul mercato” Luca Tobagi, CFA Investment Strategist di Invesco, approfondisce cosa determina e come tende a muoversi il costo delle coperture dal rischio cambio. Secondo l’esperto è possibile calcolare quanto incidano sul costo dell’hedging, calcolato con la relazione fra tassi di cambio forward e spot, altri fattori che non siano il rapporto teoricamente corretto fra i tassi di interesse. A fine luglio, ad esempio, coprire il rischio cambio sul dollaro statunitense a un anno costava lo 0,70% in più rispetto al valore di equilibrio ‘teorico’.
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