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Idee di investimento - Obbligazioni - 23 settembre 2019

Il rally obbligazionario da inizio anno lascia pochi margini per ulteriori rialzi dei prezzi e presenta rischi di correzione. Ma ci sono ancora alcune selezionate opportunità da cogliere nei prodotti a spread

di Redazione 23 Settembre 2019 09:50

SUPPORTO AI MERCATI OBBLIGAZIONARI NON-CORE EUROPEI


Il quadro d’insieme, sia a livello macroeconomico che a livello finanziario, resta tendenzialmente positivo per il mercato obbligazionario a spread, cioè per tutte le emissioni obbligazionarie che offrono un extra rendimento rispetto ai titoli di Stato dei Paesi “core”. Tuttavia, fanno notare gli esperti di CANDRIAM nell’articolo Il reddito fisso resta attraente ma il meglio (probabilmente) è alle spalle, dopo sei mesi di tassi in calo – e di prezzi che, muovendosi in direzione opposta ai tassi, sono saliti – le valutazioni dei bond appaiono meno attraenti e i mercati sembrano pronti a qualche pausa fisiologica dopo il rally. I professionisti di CANDRIAM, tirando le somme, ritengono comunque ancora positive le prospettive per il mercato del reddito fisso. Certo, ammettono, gli investitori dovranno abituarsi a fasi alterne, con periodi in cui i mercati riprenderanno fiato (come sta accadendo nel contesto attuale), e inevitabili contraccolpi e prese di profitto tattiche. A proposito delle quali, gli esperti di CANDRIAM rivelano di assumere in questa fase una posizione tattica positiva nei confronti dell’Italia nei portafogli dei propri fondi governativi. “Gli annunci fatti dalla Bce – in particolare le dinamiche di flusso legate a nuovi acquisti e reinvestimenti – rappresentano un supporto per i mercati non-core europei. Inoltre, il rischio politico che aveva gravato sull’Italia negli ultimi mesi si è attenuato, grazie a un governo meno euroscettico e di programmi economici più favorevoli al mercato”, argomentano i professionisti di CANDRIAM, che non escludono che il rally dei tassi italiani possa proseguire ancora un po’.

BOND SOCIETARI USA, QUADRO MACRO INCORAGGIANTE


Per quanto riguarda invece le preoccupazioni sul debito societario Usa, pur continuando a crescere e avendo raggiunto importi complessivi significativamente elevati, sembrerebbe avere poche possibilità di scatenare l’instabilità nel sistema finanziario. Lo sostiene un nuovo rapporto di IHS Markit, provider inglese di informazioni globali, secondo il quale a scongiurare questa ipotesi nefasta concorrono diversi fattori: dalla solida redditività aziendale alla disoccupazione ai minimi del dopoguerra, fino soprattutto ai bassi tassi di interesse. “Incrociando il rallentamento dell’economia domestica e le valutazioni piuttosto tirate delle attività finanziarie, molti esperti ipotizzano che il prossimo probabile incidente di percorso possa essere provocato dal debito delle società statunitensi con pesanti ripercussioni sui mercati dei prestiti con leva finanziaria”, ha dichiarato nell’articolo Debito societario Usa, c’è davvero il rischio di bolla? Michael Ryan, direttore associato di IHS Markit, in un report pubblicato mercoledì 4 settembre. “Tuttavia”, ha aggiunto l’esperto, “un’analisi finanziaria dal lato dell’offerta rivela che il quadro macro-finanziario appare adeguatamente incoraggiante, con liquidità, spese per interessi e copertura del debito a livelli ragionevoli e sostenibili”. D’altra parte è sufficiente verificare il livello di leva finanziaria negli Stati Uniti nei diversi settori negli ultimi cinque anni per notare come si sia mosso in misura piuttosto contenuta, in particolare nei settori dei media, in quello dell’intrattenimento e in quello dei materiali di base. Gli esperti di IHS Markit hanno scoperto “sacche di rischio” nella produzione automobilistica, nei servizi al consumo e nella vendita al dettaglio che “evidenziano un maggiore potenziale di ristrutturazione e un più ampio ricorso alla leva finanziaria”. Ma nell’insieme, alla luce di un’economia americana in continua espansione e un ampio flusso di credito, le imprese indebitate dovrebbero avere poche difficoltà a rifinanziare i propri debiti, in particolare se la Federal Reserve avvierà un lungo percorso di riduzioni dei tassi.

STRATEGIE DI COPERTURA DAL RISCHIO


Per tutte queste ragioni, secondo Matteo Germano, cio di Amundi Sgr e global head of multi-asset di Amundi, “continuerà la caccia al rendimento, di cui beneficeranno soprattutto le obbligazioni societarie investment grade di qualità e il debito dei Paesi emergenti”. Tuttavia, visto il livello bassissimo dei rendimenti obbligazionari, la duration elevata raggiunta dai principali indici obbligazionari e la scarsa liquidità, gli investitori dovrebbero essere pronti ad affrontare l’aumento della volatilità. “Un approccio attivo e diversificato che, come spiega l’esperto nell’articolo Autunno, ritorno alla normalità dopo il caos estivo? opera su tutti i livelli del reddito fisso (duration, valute, curva, credito) può servire ad aumentare il valore nel deserto dei rendimenti e ad evitare le situazioni meno proficue”, fa notare Germano. Nel complesso, l’aumento della volatilità riporterà gli investitori alla casella numero uno, richiamando di nuovo l’importanza dei fondamentali. “Per proteggere i portafogli, gli investitori potrebbero cercare di ridurre il rischio adottando delle strategie di copertura adeguate (oro, opzioni e valute) e prendere in considerazione l’idea di mantenere un’opinione positiva sulla duration Usa come copertura nei confronti dei rischi di mercato e di liquidità”, conclude l’esperto di Amundi.

OBBLIGAZIONI, RISCHIO RIALZO DEI RENDIMENTI


Chi invece vede un significativo aumento del rischio sui bond è Edoardo Ugolini, fund manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4. Un incremento dei pericoli dovuto alla combinazione tra misure di stimolo delle banche centrali e misure di easing fiscale (per esempio il rinnovato stimolo cinese) in coincidenza con un’accelerazione o una stabilizzazione dei dati economici. Secondo l’esperto i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine sono arrivati a un minimo che resterà insuperato per lungo tempo. “Purtroppo il rialzo dei tassi sui bond comporterà delle perdite in conto capitale, ovvero prezzi in discesa, soprattutto sui titoli a lunga scadenza” puntualizza Ugolini nell’articolo Obbligazioni e rendimenti: il minimo è stato raggiunto? Infatti, se il rendimento del bond sale il suo prezzo, che si muove in direzione opposta al rendimento e in misura tanto maggiore in funzione della durata del titolo, scende.
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