Contatti

idee di investimento

Idee di investimento - Obbligazioni - 19 agosto 2019

I tassi dei Treasury Usa, dopo il significativo calo nelle ultime settimane, potrebbero risalire. Gli investitori possono puntare sul debito emergente e pescare nel segmento dei CoCo bancari AT1

di Redazione 19 Agosto 2019 09:47

TREASURY USA: COSA DECIDERA’ LA CINA?


Se si osserva l’andamento dei Treasury decennali Usa, si nota che il loro rendimento medio, che nel 2018 si è attestato al 2,90% annuo lordo contro il 2,33% del 2017, dall’inizio di quest’anno fino a oggi si è riportato al 2,42% con il tasso corrente che venerdì scorso ha chiuso a 1,56%. Le cose però, come illustrato nell’articolo Rendimento dei Treasury Usa, molto dipende dalle scelte della Cina, potrebbero cambiare d’ora in avanti e non andare così lisce per le finanze di Washington. Il ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha infatti dichiarato che prevede di collocare sul mercato titoli per 443 miliardi di dollari nel terzo trimestre, cioè più del doppio rispetto alla stima precedente che si posizionava a 160 miliardi. Guardando al quarto trimestre, il ministero del Tesoro ha dichiarato che prevede di collocare ulteriori 381 miliardi di dollari di debito netto. Dal lato della domanda, la Cina (che detiene circa 1.113 miliardi di dollari in titoli del Tesoro americano) e il Giappone (a cui fanno capo Treasury per altri mille miliardi) e altri paesi hanno finora continuato ad acquistare buoni del Tesoro statunitensi anche perché esistono pochissime alternative sul mercato globale per parcheggiare le loro riserve estere e questo ha sicuramente influito sui rendimenti, mantenendo ai minimi i tassi d’interesse dei Treasury Usa. Ma cosa potrebbe accadere se la Cina decidesse di destinare le proprie riserve in dollari Usa verso altre valute o differenti attività finanziarie? E di quanto potrebbero salire i tassi dei Treasury Usa se ciò accadesse in combinazione con un corposo incremento dei titoli di Washington in collocamento sul mercato?

DEBITO EMERGENTE: RISCHI SCHERMATI DALLE INGENTI RISERVE VALUTARIE


Interrogativi che, quantomeno, devono far riflettere gli investitori. Ma anche sul debito emergente non mancano i timori. Argentina e Hong Kong sono andate ad aggiungersi alla lista sempre più lunga dei focolai di instabilità che tengono i mercati con il fiato sospeso. Sullo sfondo resta la guerra dei dazi diventata anche guerriglia valutaria, che resta il problema dei problemi. Tuttavia, come si legge nell’articolo Onde d’urto da Argentina e Hong Kong, ma non c’è un rischio contagio, i mercati emergenti non sono più quelli di una volta. Hanno sfruttato il decennio di espansione globale seguito alla Grande Crisi per accumulare munizioni. Le riserve in valuta forte delle prime 12 economie emergenti del globo - Cina esclusa - a fine luglio erano salite al livello record di 3.250 mld di dollari, contro meno di 2.000 mld del 2009. Questo ha consentito di indebitarsi in dollari e altre valute forti senza rischi eccessivi, e comunque hanno saputo contenere l’indebitamento meglio dei paesi sviluppati. Secondo le stime dell’Institute of International Finance di Washington l’insieme dei 12 principali Paesi emergenti ha un’esposizione debitoria complessiva di 69.000 mld di dollari, pari al 216% del Pil complessivo. A livello globale, vale a dire compresi anche i paesi dell’area sviluppata, il debito totale ammonta a 246.000 mld, pari al 320% del Pil. Questo non vuol dire che non ci sia più un rischio emergenti, molte economie stanno attraversando passaggi complessi, dalla Russia al Brasile al Sud Africa fino all’India. Ma tutta l’area emergente è molto più attrezzata che in passato per fronteggiare crisi anche pesanti e la selezione più permettere di sfruttare interessanti opportunità.

LE OPPORTUNITA’ NEL SEGMENTO DEI COCO BOND BANCARI


Un altro segmento nel quale è ancora possibile individuare opportunità di investimento è quello dei CoCo bond di capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1). Questi titoli sono perpetui, non hanno cioè scadenza, e il pagamento della cedola è discrezionale, può essere sospeso; sono definiti ibridi perché, al verificarsi di determinate circostanze, possono essere convertiti in capitale oppure subire una svalutazione. “La cedola e il carry dei titoli AT1 rimangono le principali fonti di rendimento e offrono una buona protezione contro un eventuale deprezzamento”, spiegano nell’articolo Le opportunità dei subordinati ibridi bancari gli esperti di AllianceBernstein che fanno anche notare come le banche abbiano fondamentali più solidi rispetto alle obbligazioni corporate high yield non finanziarie e siano in una fase iniziale del ciclo del credito. “La qualità creditizia degli AT1 è superiore a quella delle obbligazioni corporate high yield globali. In genere le banche più grandi sono in una posizione robusta con un rating medio pari ad A, anche se gli AT1 rientrano in genere nelle fasce di rating BBB e BB a causa del rischio di subordinazione insito in questi titoli”. In una prospettiva futura, è l’opinione di AllianceBernstein, i titoli AT1 rappresentano un’opportunità interessante per gli investitori europei: i bilanci di gran parte delle banche europee sono solidi e risentiranno solo marginalmente delle pressioni sugli utili e in un mercato scarso di rendimenti, gli AT1 offrono poi remunerazioni eccezionali per titoli garantiti da emittenti solidi. Il pagamento della cedola media, attualmente al 7% misurata in dollari e al 6% misurata in euro, è meno discrezionale, e quindi meno aleatorio rispetto alla distribuzione dei dividendi azionari. “Gli investitori azionari selettivi possono ancora trovare delle opportunità in specifici istituti di bancari europei con fondamentali più solidi rispetto alla categoria, valutazioni interessanti e fattori specifici delle imprese che fanno da catalizzatori per un eventuale rimbalzo. Ma in generale, dato lʼattuale contesto, riteniamo che lʼinvestimento nei titoli AT1 offra dei vantaggi”. E per cogliere i vantaggi delle obbligazioni subordinate, a cominciare proprio dalla tipologia AT1, AllianceBernstein può contare sul comparto AB Financial Credit Portfolio , che predilige società finanziarie di qualità e nel primo anno di vita ha mostrato di saper fare meglio del mercato, sia in contesti rialzisti che ribassisti con performance di riguardo fin dalla data di lancio.
Trending