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Idee di investimento – Azioni – 30 settembre 2019

Il Bitcoin si conferma pura speculazione, ma allo stesso tempo la Cina continua a sviluppare la sua moneta virtuale. Le opportunità? Nei megatrend, come la demografia, la tecnologia e il cambiamento climatico

di Redazione 30 Settembre 2019 09:28

BITCOIN, SOLTANTO UNA SCOMMESSA SPECULATIVA


Nel corso di soli 30 minuti, a partire dalle 16 del 24 settembre, i prezzi del Bitcoin sono scesi sotto gli 8.000 dollari, il punto più basso dal 12 giugno di quest’anno, registrando una perdita di oltre il 12 per cento. In sole 24 ore, come si legge nell’articolo Bitcoin, l’ultimo crollo ne conferma la natura speculativa, sono stati ritirati dal mercato 30 miliardi di dollari, mentre gli investitori cercavano di chiudere le loro posizioni in un frenetico sell-off (vendita di titoli senza limite né di prezzo né di quantità). Si tratta dell'ennesima puntata di una lunga storia di quotazioni sull’ottovolante, che espone gli investitori ai rischi più estremi illudendoli con guadagni facili e generosi: un impiego dei risparmi che non ha nulla a che vedere con un investimento finanziario ma che costituisce soltanto una scommessa.

LA CINA PERO’ ACCELERA SULLA PROPRIA VALUTA VIRTUALE


Intanto l’imminente varo di Libra da parte di Facebook sta mettendo fretta a Pechino, la cui valuta digitale non userà la blockchain perché si teme non sia in grado di reggere ai picchi delle transazioni giornaliere. Come si legge nell’articolo Cina, il progetto della criptovaluta di Stato procede, la Banca Popolare Cinese (Pboc), la banca centrale di Pechino, ha smentito le notizie diffuse secondo le quali sarebbe pronta a rilasciare una valuta digitale entro novembre. Sebbene molte transazioni in Cina siano già digitali – attraverso l’uso di Alipay e WeChat – sembrerebbe che i funzionari Pboc fossero preoccupati del fatto che le valute online nascenti avrebbero potuto esporre il Paese a una maggiore vulnerabilità o, al contempo, ridurre il controllo del governo sull’emissione della moneta centrale. Secondo recenti stime di mercato, Alipay, gestito da Alibaba, elabora attualmente circa la metà dei pagamenti mobili in Cina, mentre WeChat Pay di Tencent ne gestisce poco meno del 40%. Proprio questa diffusa adozione dei pagamenti mobili in Cina fa ritenere improbabile che i consumi possano subire interruzioni significative una volta lanciata una valuta digitale. La maggior parte dei cambiamenti avverrà a livello di governo e di prestiti, consentendo alle istituzioni un maggiore controllo sull’emissione e sul monitoraggio degli scambi e potrebbe aiutare a individuare il riciclaggio di denaro e altre attività illecite. Resta però da capire cosa succederà allo yuan, la valuta reale di Pechino.

I TRE FATTORI CHE GIOCANO A FAVORE DEGLI ASSET A RISCHIO


Parlando di investimenti, nonostante la stagione di risultati societari non molto brillanti, Wall Street ha toccato nuovi massimi e “il forward price/earning (il rapporto stimato tra prezzo dell’azione e l’utile per azione, ndr) è oltre 17, uno dei valori più alti degli ultimi 15 anni”. Ma secondo Carlo Benetti, market specialist di GAM (Italia) Sgr, ci sono tre elementi costruttivi “ai quali ancorare le scelte di breve periodo”: i numeri ‘reali’ che non confermano affatto una recessione in arrivo, il supporto dalle banche centrali che restano accomodanti, e le elezioni del 2020 in America con Trump a caccia del secondo mandato. “Questi tre fattori costruttivi – sostiene Benetti nell’articolo Tre fattori di ottimismo sui mercati – ci portano a confermare il sovrappeso azionario nei portafogli multi-asset. D’altro canto, la fragilità dell’argomento TINA (There is no alternative alle azioni, ndr) fa sì che il sovrappeso sia contenuto e la nostra diversificazione la più ampia possibile, anche in strumenti che abbattono i rischi di inversione della direzionalità, come ad esempio strategie multi asset a bassa volatilità”.

TRE MEGATREND


D’altra parte le incognite geopolitiche non mancano e i mercati ne risentono, ma secondo Zehrid Osmani, head of global long-term unconstrained di Martin Currie (affiliata Legg Mason), la soluzione logica è concentrarsi sui trend di lungo termine. Sono sostanzialmente tre i megatrend – le tendenzeche guideranno le economie e i mercati in futuro – sui quali si concentra l’attenzione del team guidato da Osmani, tutti approfonditi nell’articolo Guardare il breve periodo? Inutile per chi investe: il cambiamento demografico, il futuro della tecnologia, e la scarsità delle risorse. Relativamente al primo megatrend, l’urbanizzazione, l’invecchiamento della popolazione, la crescita della classe media nei mercati emergenti e le dinamiche relative al lusso e agli stili di vita sani costituiscono un universo con tante opportunità per gli investitori con orizzonte temporale di lungo termine. Per quanto riguarda invece la tecnologia, si stanno affermando segmenti che mostrano tassi di crescita esplosivi, come l’outsorucing, la cybersecurity, il gaming e l’assistenza sanitaria personalizzata, che fanno spesso leva sulle applicazioni della robotica e dell’intelligenza artificiale. “Per misurare le implicazioni legate al maggior controllo da parte del regolatore a cui i giganti hi tech sono sottoposti, abbiamo sviluppato internamente un nuovo quadro analitico che ci consente di approfondire e valutare tutte le esposizioni al rischio”, rivela Osmani. Il quale parla poi del terzo megatrend, quello collegato alla scarsità delle risorse. “Si tratta di un tema di estrema rilevanza sia per noi, sia più in generale, in quanto le implicazioni riguardano non solo l’economia ma anche il futuro e la sostenibilità del pianeta e coinvolgono la politica e l’opinione pubblica. Il nostro lavoro si è affinato per ricercare le società deputate a sfruttare alcune delle tendenze a lungo termine, in particolare nell’ambio della robotizzazione e della mobilità elettrica”, conclude l’esperto.

PUNTARE SULLE CITTÀ DEL FUTURO


Restando in tema, Tom Walker, co-head of global real estate securities di Schroders, analizza le sei ragioni per cui le aree urbane non vanno identificate come luoghi inquinati e insalubri, ma anzi possono giocare un ruolo fondamentale nella lotta al climate change. È opinione comune che le città abbiano un impatto negativo sul cambiamento climatico. Nell’immaginario collettivo, infatti, le aree urbane vengono associate all’inquinamento, mentre le periferie, dove c’è più verde, diventano il simbolo di uno stile di vita più “green”. Oggi, però, la realtà è molto diversa, spiega Walker. “I dati più recenti dimostrano con evidenza schiacciante che i residenti urbani hanno un impatto in termini di emissioni di CO2 molto minore di coloro che abitano nelle zone periferiche e rurali”, specifica  Walker. L’esperto, nell’articolo Cambiamento climatico, saranno le città a salvare il mondo,  illustra le sei ragioni per cui le città giocheranno un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico.
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