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Idee di investimento - Azioni - 30 dicembre 2019
Mentre le small e mid cap Usa mostrano buoni margini di crescita, il cambiamento climatico apre interessanti opportunità di investimento sia nella transizione energetica controllata che nella mobilità elettrica
di Redazione 30 Dicembre 2019 09:38
DUE TIPI DI AZIONI PER IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Secondo Koen Popleu, Senior Fund Manager di CANDRIAM, e Elisa Vergine, Lead ESG Analyst on Environmental Investment & Research di CANDRIAM, le azioni per affrontare il tema del cambiamento climatico sono di due tipi: mitigare i potenziali cambiamenti climatici futuri e adattarsi ai mutamenti del clima che sono già emersi. “Alcune azioni – spiegano nell’articolo Il cambiamento climatico come un’opportunità d’investimento gli esperti di CANDRIAM – vengono in mente più facilmente, mentre l’adattamento ai mutamenti climatici già in atto rappresenta la seconda enorme opportunità per gli investitori”. Secondo i dati di Munich Re, il numero di catastrofi naturali legate al clima è raddoppiato tra il 1990 e il 2018 e le azioni di contrasto sono già partite. Se in caso di “transizione energetica controllata” gli investimenti saranno ingenti, la cifra potrebbe crescere molto di più nell’ipotesi di una transizione caotica, che purtroppo ad oggi sembra essere molto concreta. Nonostante i ritardi dei governi, sottolineano Popleu e Vergine, le dimensioni attuali del mercato sono considerevoli. Oggi il 26% della produzione globale di energia elettrica arriva da fonti rinnovabili, una quota che entro cinque anni dovrebbe arrivare al 50%. Un altro importante settore da tenere in considerazione è quello della mobilità elettrica. Alla fine del 2018 erano in circolazione circa 5,2 milioni di veicoli elettrici nel mondo (dati Iea) e nel prossimo decennio è prevista una crescita annua composita del 20%.
MOBILITA’ ELETTRICA, I VANTAGGI DELL’ALLUMINIO
Per far fronte alle sfide del cambiamento climatico, l’industria automobilistica sta pensando ad una vettura dai consumi energetici ridotti e più leggera. L’alluminio potrebbe risultare una scelta vincente. “Nonostante l’alluminio risulti notevolmente più costoso rispetto all’acciaio a elevata e super-elevata resistenza, se si tiene conto del potenziale di riduzione del peso, il divario si riduce significativamente”, commenta nell’articolo L’auto del futuro? Punta sull’alluminio per inquinare meno Elisa Vergine, Lead ESG Analyst on Environmental Investment & Research di CANDRIAM. L’alluminio, quindi, appare una soluzione estremamente interessante, soprattutto rispetto ad altri materiali come il magnesio e la fibra di carbonio, ancora troppo costosi per consentirne lo sfruttamento su larga scala. Pur comportando consumi energetici particolarmente elevati in fase di produzione, circa due volte superiori a quelli dell’acciaio, l’alluminio offre un sostanziale vantaggio, dovuto al fatto che le emissioni di CO2 generate dipendono dal tipo di elettricità utilizzata. “Qualora vengano utilizzate esclusivamente fonti di energia rinnovabile, risulterebbe dunque possibile evitare la gran maggioranza delle emissioni di CO2”, aggiunge Elisa Vergine. “In questo scenario positivo, rappresenta senza dubbio un fattore importante, ai fini della performance a lungo termine, la scelta di operatori in grado di far fronte alle esigenze della nostra analisi ISR che annoverano la produzione di alluminio fra gli elementi cardine del proprio sviluppo”, conclude Elisa Vergine.
SMALL CAP USA, VALUTAZIONI PARTICOLARMENTE ATTRAENTI
Intanto, dopo un 2019 che ha visto correre i colossi della Corporate America, Schroders vede spazio di crescita nel 2020 per i titoli americani a minor capitalizzazione, che sottoperformano il mercato da ben nove anni. Un anno fa Schroders prevedeva correttamente che l’economia statunitense sarebbe riuscita ad evitare la recessione nel 2020 e che i mercati avrebbero continuato a favorire i grandi titoli di Wall Street. Il mercato però sta anche prezzando una ripresa dell’economia manifatturiera, in previsione di una ripresa futura. Inoltre i consumi americani restano in salute e l’occupazione tira. In questo contesto, secondo Kaynor, le small e mid cap americane sono ben posizionate per un’ampia crescita degli utili nel 2020. Il che porta, sempre secondo l’esperto di Schroders, a valutazioni più attraenti per le small cap rispetto alle large cap. Kaynor si dichiara ‘entusiasta’ delle prospettive per questo segmento e si chiede soltanto cosa potrebbe trasformare l’entusiasmo in timore? La sua risposta nell’articolo Verso un buon 2020 per le small e mid cap Usa è: “un risultato elettorale polarizzato che metta in discussione il sistema capitalistico” nella patria stessa del capitalismo. Alla luce di tutto questo, secondo Thormann, i rendimenti dei mercati azionari americani potrebbero essere limitati nel 2020 a causa di un contesto di crescita più debole, margini di profitto inferiori e aspettative poco realistiche sugli utili. Ma aggiunge anche che le società che dimostreranno di essere in grado di crescere potrebbero essere ripagate.
SMALL E MID CAP ALL’APICE DELLA CRESCITA
Tra l’altro, come spiegano nell’articolo Come investire in tecnologia in un contesto che penalizza le big tech gli esperti di AllianceBernstein, tra le mid e small cap tecnologiche si possono trovare valide opportunità con un minor rischio normativo di quello associato ai giganti del settore. In particolare le imprese tecnologiche di piccole e medie dimensioni. Per start-up e fondi di venture capital le offerte pubbliche iniziali (IPO) sono un’opportunità di “uscita”, un modo per recuperare i capitali inizialmente investiti, per AllianceBernstein sono solo una tappa del processo di evoluzione, un modo di raccogliere capitali per espandere l’attività. C’è quindi ancora molto alpha da cogliere, individuando imprese tecnologiche a capitalizzazione medio-bassa che si trovano all’apice di una fase di rapida crescita innovativa. Molte imprese di piccole dimensioni stanno guidando la trasformazione tecnologica, sviluppando gli strumenti indispensabili per le start-up della new economy e grazie a questi nuovi attori, una start-up che produce applicazioni mobile ha bisogno oggi, in media, di appena il 5% del capitale che si rendeva necessario per avviare un’impresa ai tempi delle dot-com. Anche le aziende tecnologiche che forniscono strumenti utili per sfruttare al meglio le informazioni e migliorare la produttività, a parere degli esperti di AllianceBernstein, possiedono un enorme potenziale di crescita.
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