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Idee di investimento – Azioni – 2 settembre 2019

In Europa i titoli ciclici e value sono prezzati con multipli degli utili molto bassi anche per le prospettive non troppo brillanti. Opportunità selettive nei mercati emergenti e nelle nicchie del biotech

di Redazione 2 Settembre 2019 09:41

EUROPA, MULTIPLI BASSI PER I CICLICI E I VALUE


I mercati europei sono stati caratterizzati, di recente, da un certo grado di volatilità: le aspettative per i futuri stimoli delle banche centrali si sono scontrate con l’arrivo di risultati aziendali per il secondo trimestre non del tutto convincenti. Appare ormai evidente che si sta verificando un rallentamento in alcuni segmenti dell’economia. Alcuni esempi, come spiega nell’articolo Azionario europeo, come salvarsi dal rallentamento economico Marc Chapman, gestore del fondo HI Principia di Hedge Invest Sgr, “sono il settore industriale e quello automobilistico europeo, che mostrano segnali di indebolimento della domanda. Se nella prima parte dell’anno ci si aspettava una ripresa economica nel secondo semestre, questo scenario sembra ora poco probabile, e l’impatto marginale di ulteriori stimoli monetari appare ogni volta più debole”. I dati sulla crescita, sottolinea il gestore, “hanno portato a una forte polarizzazione delle valutazioni aziendali”. Le società del segmento growth, che sono considerate meno sensibili al ciclo, si sono rivalutate ad un punto tale che il rapporto rischio-rendimento non può più essere considerato interessante. Inoltre, aggiunge Chapman, “in un’economia che si indebolisce dovrebbe sorgere qualche domanda sulla crescita di lungo termine di questi franchise”. D’altro canto, precisa l’esperto, “i titoli ciclici e value sono prezzati con multipli degli utili molto bassi”. Però, se si osserva la situazione in prospettiva, per il settore automobilistico i prossimi cinque anni potrebbero portare progressi solo marginali, se non addirittura un declino per via di trend strutturali come il car sharing e il minore numero di proprietari di auto. “In quest’area, i multipli attuali sembrano quindi piuttosto giustificati”, commenta Chapman. Nel momento attuale, quindi, l’opinione del gestore è che sia la parte growth che quella value del mercato sono poco interessanti per un investimento che punti al rialzo. “Stiamo cercando di focalizzarci in titoli che non ricadano in nessuna delle due categorie. A ogni modo, in generale, ottenere rendimenti azionari positivi nella parte lunga del portafoglio sembra oggi meno facile”, osserva Chapman.

MERCATI EMERGENTI, I RISCHI RESTANO ELEVATI


Intanto gli hedge fund hanno in portafoglio un controvalore totale di 239,3 miliardi di dollari, il nuovo picco di sempre, con un incremento di 5,3 miliardi di dollari rispetto al primo trimestre di quest’anno. I dati, riportati nell’articolo Mercati emergenti, nuovo picco per le attività degli hedge fund, sono quelli dell’HFR Emerging Markets Hedge Fund Industry Report pubblicato giovedì 22 agosto. In parallelo anche le performance sono state robuste: l’indice HFRI Funded Composite, il principale punto di riferimento per la performance globale degli hedge fund in tutte le strategie e regioni del mondo, ha guadagnato il 7,8% da inizio anno a fine a luglio. Si tratta del rialzo più consistente nei primi sette mesi dell’anno dal 2009 ma l’indice HFRI Emerging Markets (Total), che riflette la performance ponderata degli hedge fund specializzati sui mercati emergenti, è stata superiore e, per l’esattezza, pari al +8,6%. Queste performance vanno peraltro contestualizzate, dal momento che, come hanno osservato gli analisti di HFRI nel report, i rischi per i mercati emergenti rimangono elevati: “Lo yuan cinese ha subito una vistosa svalutazione, gli Stati Uniti hanno abbassato i tassi di interesse e la crescita economica globale ha registrato un riallineamento tra i mercati emergenti e quelli sviluppati”. Inoltre, mentre a Hong Kong proseguono le proteste di piazza, alimentando timori per un’escalation di tensione da parte delle autorità di Pechino, in Argentina l’instabilità politica ha riportato gli asset finanziari del Paese sotto pressione. In questo contesto non stupisce che le performance 2019 del mercato azionario emergente, pur positive, siano state ben al di sotto di quelle dell’azionario dei Paesi sviluppati. In particolare, dal primo gennaio al 31 luglio 2019, mentre l’MSCI world – rappresentativo delle Borse dei Paesi sviluppati di tutto il mondo – segnava un +16,1%, l’MSCI emerging markets non andava oltre il +7,4%. Performance che non sono riuscite a recuperare le vistose perdite (-16,6%) che questo indice aveva accusato nell’intero 2018 a fronte di un -10,4% dell’MSCI world.

IL FUTURO DEL BIOTECH


Non stupisce quindi che i gestori siano alla disperata ricerca di nicchie di valore o di opportunità specifiche. Tra queste figurano la terapia genica e le tecnologie di digital health che rappresentano i due principali driver di crescita del settore biotech. In vista delle elezioni americane del 2020, sottolinea nell’articolo Digital health e terapia genica, il futuro del biotech Christophe Eggmann, gestore del settore Healthcare & Biotech di GAM Investments, “per chi investe nel settore sarebbe saggio orientarsi verso modelli di business più difensivi”. Come è già successo nel 2016, infatti, la possibilità di una soglia massima per i prezzi dei farmaci e la regolamentazione del settore sono stati sufficienti a spaventare gli investitori durante un anno di elezioni. Considerato il focus sull’innovazione, precisa Eggmann, “i due principali temi di nostro interesse sono la terapia genica e la digital health”. Il gestore definisce la prima come “il più grande sviluppo industriale degli ultimi 30 anni, e appena cinque anni fa era considerato dagli scienziati più fantascienza che una soluzione terapeutica realistica con la potenzialità di rivoluzionare l’industria sanitaria”. La differenza principale tra la terapia genica e le tradizionali soluzioni terapeutiche è il tempo. La terapia genica è una cura piuttosto che un trattamento continuativo (a vita), i cui costi inziali sono maggiori (alcune assicurazioni non sono neanche nella posizione di poter rimborsare) ma sono molto più economici nel complesso. L’altro tema su cui Eggmann si concentra è la digital health, un’area che l’esperto considera “molto interessante, specialmente nelle applicazioni legate all’apprendimento automatico (machine learning) e all’intelligenza artificiale”.
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