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Idee di investimento - Obbligazioni - 22 luglio 2019

Sta prendendo forma una guerra valutaria che dovrebbe portare a un indebolimento del dollaro Usa e a un rafforzamento delle valute emergenti. I tassi bassi rendono interessanti gli high yield asiatici e i bond subordinati

di Redazione 22 Luglio 2019 09:42

VALUTE, UNA GUERRA FREDDA DAGLI OBIETTIVI NON DICHIARATI


Dopo una pausa che durava da inizio 2018, i maggiori blocchi commerciali del globo sono tornati a scambiarsi colpi sul terreno delle valute. Non come ai vecchi tempi, con interventi diretti sul Forex di governi e banche centrali americani e dei competitor cinesi, europei e giapponesi, almeno nel breve termine. Ora la guerra fredda valutaria, giunta al suo terzo round, si combatte con le armi del taglio dei tassi, della guidance di politica monetaria e con i quantitative easing. Ma nel medio-lungo andare non è escluso un ritorno a una guerra valutaria meno fredda e più guerreggiata, come accadeva nei vecchi anni Ottanta con le banche centrali che si sfidavano apertamente sul campo del forex per abbassare il valore delle proprie monete e far salire quello delle monete concorrenti sul mercato globale. È l’analisi di Joachim Fels, global economic advisor di Pimco, che nell’articolo Sulle valute è guerra fredda: chi vincerà il terzo round? sottolinea come dopo una pausa che durava da inizio 2018, sia ripartita la guerra valutaria tra i principali blocchi commerciali iniziata oltre cinque anni fa. Una guerra combattuta verbalmente o sui social a colpi di tweet, con un armamentario apparentemente non bellicoso, fatto di guidance delle banche centrali, taglio dei tassi e quantitative easing. Per Bce e BoJ sono le stesse del primo round, economia in frenata e inflazione che non si risveglia, una situazione in cui l’ultima cosa che serve è una moneta forte. La risposta di Trump e dei suoi è stata diventare ancor più aggressivo, sempre verbalmente, sulla necessità di indebolire il dollaro. Ma a questo punto, secondo Fels, non si può escludere che gli americani ricorrano a interventi diretti sul forex. Sarebbe una risposta forte alle manipolazioni valutarie che gli altri starebbero perpetrando, ma un dollaro più debole aiuterebbe anche l’economia ad arrivare in ripresa sostenuta alle presidenziali del 2020, dato che l’impulso dei tagli fiscali si sta esaurendo.

IL DOLLARO POTREBBE INDEBOLIRSI


A proposito di biglietto verde, il primo aspetto da considerare, secondo Julie Dickson, investment director di Capital Group, è la correlazione, ancora forte, tra i rendimenti dei mercati emergenti e la solidità del dollaro Usa. “Poiché la Federal Reserve Usa sta adottando un approccio più cauto rispetto agli aumenti dei tassi d’interesse, il dollaro potrebbe indebolirsi e quindi stimolare nuovamente l’interesse per gli asset dei mercati emergenti”, sottolinea l'esperta nell’articolo Giovani, ricchi, emergenti. Inoltre, gli indicatori (come ad esempio il Pmi) mostrano che l’attività economica rimane in territorio positivo. A questo si aggiunge la decisione della Cina di stimolare la crescita attraverso tagli fiscali e investimenti nelle infrastrutture.

SOVRAPPESARE IN PORTAFOGLIO I BOND EMERGENTI


Intanto, il BlackRock Investment Institute nota che la svolta accomodante della politica monetaria ha spinto quest’anno i rendimenti dei bond al punto più basso dei range recenti. La casa d’investimento si aspetta che i tassi bassi permangano, con la Fed pronta a far scattare un ribasso "preventivo"e la Bce che dovrebbe annunciare per fine ottobre ulteriori misure di stimolo monetario, aprendo la strada a un ulteriore allentamento. Per questo il rendimento delle cedole sarà un driver chiave dei ritorni del mercato dei bond in questo ambiente definito ‘lower-for-longer’, vale a dire tassi più bassi per una durata più lunga. A fronte di questo scenario, BlackRock ha deciso di assegnare un upgrade, vale a dire migliorare la valutazione, dei bond emergenti, consigliando di sovrappesarli in portafoglio nell’outlook globale di metà anno. Perché preferire le emissioni in valuta locale? BlackRock, nell’articolo Dollaro stabile e tassi bassi: mix giusto per il debito dei Paesi emergenti, spiega che, seppure la politica delle banche centrali abbia fatto scattare un rally sia delle emissioni in valuta ‘forte’ sia di quelle in valuta locale, il rialzo dei prezzi (e il conseguente calo dei rendimenti) dei Treasury Usa potrebbe essersi spinto un po’ troppo oltre. C’è stato forse un eccesso da parte dei mercati nel ‘prezzare’ al rialzo la nuova linea accomodante della Fed, dati i fondamentali ancora rispettabili dell’economia americana. Per questo ulteriori guadagni sembrano limitati per le emissioni emergenti denominate in dollari. Al contrario, BlackRock vede buone ragioni per essere rialzisti su selezionati titoli di debito emergente denominati in valuta locale, un comparto dove il rally ha ancora spazio per correre. Storicamente, violenti apprezzamenti del dollaro Usa hanno rappresentato il rischio principale per gli asset emergenti. Ma ora BlackRock vede un dollaro destinato a restare sostanzialmente stabile, il che riduce il rischio d’investimento nel debito denominato in valuta locale.

HIGH YIELD ASIATICI


Tra il debito emergente in valuta locale figura in prima fila quello degli emittenti asiatici sul quale punta prevalentemente il fondo FF Asia Pacific Multi Asset Growth & Income (FF AMAI) di Fidelity International, gestito da Eugene Philalithis, George Efstathoupolos e Chris Forgan. Per prevenire la maggiore complessità del mercato, dalla fine del 2018 i gestori del fondo hanno incrementato l’esposizione alle obbligazioni high yield di Asia e Cina poiché “gli emittenti di questi mercati hanno mostrato una certa resilienza alla controversia commerciale tra Cina e Usa”. Una scelta, come illustrato nell’articolo Flessibilità, diversificazione e competenza per cogliere le opportunità in Asia, che è stata premiata dalle maggiori performance dell’high yield asiatico rispetto alle azioni nello scorso anno. La diversificazione è una delle caratteristiche fondamentali dell’FF Asia Pacific Multi Asset Growth & Income e viene perseguita dai gestori con investimenti non tradizionali come infrastrutture, energie rinnovabili e hedge fund allo scopo di “generare una crescita del capitale”.

BOND SOCIETARI SUBORDINATI SUGLI SCUDI


Infine, nell’articolo Nuovi vertici europei, cosa cambia per gli investitori obbligazionari, gli esperti di Amundi si chiedono quali siano i segmenti più adatti all’esigenza di rendimenti più elevati. La loro risposta è che “il segmento delle obbligazioni societarie subordinate è una soluzione in grado di offrire differenziali di rendimento allettanti, con una buona qualità dei fondamentali degli emittenti, un basso rischio di duration e una discreta liquidità”. I mercati del reddito fisso, spiegano i professionisti di Amundi, “continuano a offrire una serie di opportunità, in particolare nella parte lunga delle curve dei rendimenti governativi con strategie di appiattimento delle stesse e il rendimento sul credito non ai minimi storici”. Inoltre, “se le banche centrali fossero maggiormente coinvolte, dovremmo vedere meno dispersione degli spread nell’universo Investment Grade, che potrebbe rappresentare una forte chiamata per il credito”.
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