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I punti di forza del Sudafrica

18 Ottobre 2013 08:00
financialounge -  imprese inflazione mercati valutari PIL rand sudafrica
Fino al 2010, anno dei campionati mondiali di calcio, era uno dei paesi su cui i riflettori erano costantemente accesi. Negli ultimi tre anni, al contrario, il sipario sembra essersi chiuso sul Sudafrica. Anche di recente, quando si è parlato di crisi delle valute a seguito della fuga di capitali internazionali per il possibile avvio del tapering da parte della Fed, sono stati citati i problemi relativi alla rupia indiana, al real brasiliano, alla rupia indonesiana ma non si è fatto alcun cenno al rand sudafricano.

Quest’ultimo, infatti, è tra i più colpiti non solo dal brusco rientro degli investitori ma anche da ripiegamento delle materie prime di cui il paese è uno dei massimi esportatori internazionali. Il rand di Johannesburg, in particolare, ha perso oltre il 17% da inizio anno rispetto all’euro e questo ha compromesso anche gli investimenti in Borsa degli europei (e quindi anche di quelli italiani): infatti a fronte di un +15,2% del FTSE/JSE Africa All Shares Index in valuta locale, la performance in euro è finita in territorio negativo per il 5% circa.

Ma da questi livelli, gli analisti ritengono che potrebbero esserci delle interessanti opportunità a medio termine. Il prezzo/utile del FTSE/JSE Africa All Shares Index, attualmente a quota 19,6, dovrebbe attestarsi a 14,1 (finendo al di sotto della media quinquennale che si posiziona a 14,9): a trainare questo miglioramento l’incremento dei profitti delle aziende sudafricane che dovrebbero crescere del 39% nei prossimi 12 mesi.

Merito anche di un contesto economico di un paese che mostra discreti numeri: dal PIL (che dal +2% di quest’anno dovrebbe crescere del 2,8% nel 2014 e del 3,2% nel 2015) al deficit di bilancio statale (che dal -4,9% del 2013 è previsto al -4,2% nel 2014 e al -3,5% nel 2015) fino all’indebitamento totale sul PIL (che dovrebbe rimanere intorno al 44% di quest’anno). Per contro l’inflazione continuerà a costituire un problema (attestandosi sopra il 5% anche nei prossimi due anni) mentre il cambio del rand verso il dollaro USA potrebbe vedere un ulteriore, meno ampio, indebolimento.
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