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I fondi per la pensione di scorta

2 Settembre 2013 08:00
financialounge -  diversificazione fondi comuni fondi pensione inflazione pensione TFR
L’inflazione ai minimi riduce anche la rivalutazione degli accantonamenti del Tfr (trattamento di fine rapporto). Quest’ultimo, infatti, è calcolato come la somma del 75% dell’inflazione Istat e un 1,50% fisso; un meccanismo che tutela il lavoratore fino a un incremento del 6% dei prezzi al consumo: infatti nel caso in cui l’inflazione annua si attesti al 6%, il Tfr ammonterebbe proprio a tale livello, cioè la somma del 75% del 6% di inflazione (4,5%) più la quota fissa annua dell’1,5%.

Peccato, però, che l’inflazione italiana viaggi attualmente all’1,23% su base annua (ultimo dato di luglio) e con essa il Tfr si attesti ad un modesto 2,43% lordo, sempre su base annua. Per queste ragioni, diversi esperti nella copertura previdenziale, suggeriscono di ricorrere non solo ai fondi pensione (per i vantaggi fiscali tipici di cui godono questi prodotti) ma anche ai fondi comuni e ai comparti di sicav. Infatti, sebbene questi ultimi prodotti del risparmio gestito non beneficino di alcun vantaggio fiscale in ottica previdenziale, offrono una diversificazione di opportunità unica che i fondi pensione non sono in grado di garantire.

Negli ultimi 10 anni, per esempio, cioè dal luglio 2003 al luglio 2013, mentre il Tfr si è rivalutato del 34,26% (cioè del 2,99% su base annua), i fondi azionari Paesi emergenti hanno fruttato il 106,1% (+7,50% annuo), i fondi obbligazionari Paesi emergenti hanno guadagnato in media il 64,4% (cioè il 5,10% su base annua), i fondi azionari Europa il 47,91% (il 3,99% all’anno) e gli azionari Pacifico il 38,4% (ovvero il 3,3% annuo composto).
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