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Stasera il giudizio di Moody’s sull’Italia: cosa rischia e perché

Oggi il rating dell’agenzia americana viaggia al livello più basso della ‘serie A’, se retrocede in ‘B’ i contraccolpi potrebbero essere forti. Le attese puntano a una conferma, ma c’è anche il rischio outlook

di Virgilio Chelli 8 Maggio 2020 10:59
financialounge -  debito italiano italia moody's rating titoli di stato

Questa sera arriva Moody’s, l’agenzia di rating americana che finì per la prima volta sui giornali italiani nel 1992, quando l’Italia perse la tripla A per la crisi della lira, che venne espulsa dal Sistema Monetario Europeo. Finora era un nome che circolava solo tra gli i super addetti ai lavori, come quelli di Standard & Poor’s e di Fitch, il terzetto che distribuisce in tutto il mondo la pagella sul merito di credito di Stati e aziende. Oggi sono nomi familiari, come i termini spread e junk, inevitabilmente tradotto con spazzatura, che indica il debito ‘speculative grade’, un gradino sotto ‘investment grade’, livello al quale si trova ancora oggi il debito italiano sul mercato, rappresentato soprattutto dai BTP.

CON UNO SCIVOLAMENTO A ‘JUNK’ SALIREBBE IL PREMIO DI RISCHIO INSIEME ALLO SPREAD


Dopo il recente downgrade di Fitch, i rating assegnato dalle tre agenzie all’Italia è allineato sul livello più basso della classe più alta, l’investment grade appunto, che per Moody’s equivale al giudizio Baa, che è applicato al livello più basso, vale a dire Baa3. Se questa sera Moody’s dovesse abbassare il rating, sarebbe la prima delle tre a declassare l’Italia a ‘speculative’, o se piace di più a ‘spazzatura’. Che ovviamente tale non è, ma anzi attira molti investitori, perché un rating basso vuol dire per l’emittente pagare un interesse più alto, che nel caso dell’Italia vorrebbe dire anche uno spread più ampio con la Germania, che corrisponde al rischio più alto che corre chi compra quel debito.

GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI SONO ‘COSTRETTI’ A DETENERE BOND INVESTMENT GRADE


Ma non tutti gli investitori sono uguali. Quelli istituzionali, come i fondi pensione internazionali, ad esempio, sono obbligati ad avere in portafoglio debito di qualità. Che per la maggior parte vuol dire che almeno due delle tre agenzie lo classifichi come investment grade. Quindi un downgrade italiano di Moody’s potrebbe indurre, anche se non ancora costringere, questi investitori a vendere. E non c’è solo il rating, perché il giudizio viene accompagnato da un outlook. Oggi quello di Moody’s è stabile, se diventasse negativo basterebbe a molti per vendere. Ma ci sarebbe comunque qualcuno pronto a comprare senza limiti, e si chiama Bce.

CI SAREBBE COMUNQUE IL PARACADUTE DELLA BCE, MA LA SPECULAZIONE NON STAREBBE A GUARDARE


Ma gli acquisti della Banca centrale a guida Lagarde non sono per sempre, ma legati all’emergenza virus, e hanno un orizzonte temporale che per ora si spinge fino all’anno prossimo. Quindi un downgrade da parte di Moody’s avrebbe sicuramente un impatto forte, prima di tutto emotivo e poi speculativo. I ribassisti infatti, proprio sapendo che la Bce compra, venderebbero BTP utilizzando tutta la gamma di strumenti a disposizione, come i derivati, proprio per sfidare la Bce e magari sperando in contrasti con il partner forte della UE, la Germania, da cui qualche giorno fa è partita la contestazione della Corte Costituzionale agli acquisti di titoli.

UN DOWNGRADE AVREBBE UN EFFETTO A CASCATA SU TUTTI GLI EMITTENTI ITALIANI


E la speculazione non si fermerebbe ai BTP, ma potrebbe investire anche l’azionario, a cominciare dai titoli bancari e finanziari in generale, che hanno in portafoglio quantitativi ingenti di BTP. Non solo, un declassamento italiano da parte di Moody’s si riverserebbe a cascata su tutti gli emittenti di debito italiani, a cominciare anche qui da banche e assicurazioni, perché in questo mondo vale la regola che nessun emittente nazionale può avere un rating più elevato del Paese di cui fa parte. Sempre oggi arriverà il giudizio sull'Italia di un'altra agenzia di rating, DBRS. L'attenzione resta però concentrata su Moody's, anche perché attualmente il giudizio di DBRS sui titoli italiani è BBB high, tre gradini sopra il livello "junk".

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TUTTO IL MONDO SI STA AFFIDANDO AL DEBITO PER FINANZIARE I PROGRAMMI ANTI-VIRUS


Molti esperti e osservatori concordano sulla previsione che un declassamento da parte di Moody’s sia improbabile. Il mercato del debito pubblico italiano è uno dei più grandi del mondo, e le onde d’urto sarebbero violente non solo in Europa ma si propagherebbero dappertutto. Proprio in un momento in cui tutti i grandi Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti d’America, si affidano al debito per trovare le risorse finanziarie da canalizzare nell’economia per contrastare il blocco da virus.
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