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Fondi bilanciati

Fondi comuni, come interpretare la virata sugli obbligazionari

Una possibile spiegazione dei dati di raccolta dei fondi nel primo trimestre di quest’anno è quella che porta a pensare a risparmiatori italiani ancora più prudenti del solito

di Redazione 29 Aprile 2019 12:30

Di solito c’è una stretta relazione tra i flussi di investimento nei fondi e l’andamento dei mercati finanziari. Se questi ultimi mostrano una tendenza rialzista fungono da traino alle sottoscrizioni e viceversa. Si tratta di una relazione che talvolta è sfasata di qualche mese ma che in passato è quasi sempre stata rispettata. Se però si osservano i dati di raccolta netta di Assogestioni relativi al primo trimestre del 2019 dell’industria italiana del risparmio gestito, non si possono non notare alcuni segnali che sembrano in netta contraddizione con questa tendenza.

FONDI OBBLIGAZIONARI A GRANDE RICHIESTA


Infatti, mentre i fondi ad indirizzo obbligazionario hanno messo a segno da inizio anno una raccolta netta trimestrale di +743 milioni (virata in territorio positivo grazie ai +1,9 miliardi incamerati nel mese di marzo), i fondi a vocazione azionaria evidenziano un saldo trimestrale negativo per -1,7 miliardi, di cui -1,2 miliardi nel solo mese di marzo.

LE SCELTE DEI RISPARMIATORI ITALIANI


Come mai i risparmiatori sono tornati ad investire nei fondi obbligazionari che nel quarto trimestre del 2018 avevano accusato pesanti perdite? Se lo hanno fatto perché gli stessi fondi obbligazionari hanno mostrato consistenti recuperi nel primo trimestre 2019 allora perché lo stesso non è accaduto con i fondi azionari che hanno di fatto azzerato la severa correzione intercorsa tra ottobre e dicembre 2018? Per riuscire a fornire una spiegazione plausibile ,occorre osservare quanto accaduto alle altre tre principali categorie di fondi.

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FLUSSI DIFFERENTI PER MONETARI, BILANCIATI E FLESSIBILI


Quella dei fondi monetari, dopo un gennaio 2019 sugli scudi (+3,35 miliardi di raccolta netta) ha chiuso sia febbraio (-955 milioni) che marzo (-762 milioni) con saldi mensili in rosso. Quella dei flessibili ha chiuso tutti e tre i primi mesi del 2019 con una raccolta netta negativa (per un totale trimestrale di -2,7 miliardi). La categoria dei fondi bilanciati, al contrario, ha chiuso gennaio, febbraio e marzo con una raccolta netta mensile positiva (per un totale trimestrale di 530 milioni).

INVESTITORI PIÙ PRUDENTI


Una possibile interpretazione di questi dati è quella che porta a pensare a risparmiatori italiani ancora più prudenti del solito. La severa, quanto improvvisa, correzione dei mercati nel quarto trimestre 2018 ha provocato ferite nei portafogli e nella mente di molti risparmiatori al punto di privilegiare l’investimento in prodotti con profilo di rischio più limitato (obbligazionario ) invece che quelli più esposti in Borsa (azionari): gli italiani preferiscono rinunciare ad una parte anche consistente del rendimento atteso perché non tollerano eventuali cadute temporanee di valore del portafoglio. Disdegnano i fondi monetari perché la Bce ha lasciato inalterato il contesto di tassi negativi del mercato euro che tanto ha penalizzato questa tipologia di prodotti (che subirà ancora tale contesto negativo per i prossimi 6-12 mesi).

LA DELUSIONE DEI FLESSIBILI


Per quanto riguarda poi la scelta di preferire i fondi bilanciati (la classica soluzione di asset allocation per tutti o buona parte dei risparmi) a quelli flessibili, le ragioni vanno probabilmente ricercate nella delusione che molti di questi ultimi prodotti hanno procurato ai sottoscrittori rispetto alle aspettative, sia in termini di minor rendimento e sia di mancata protezione durante le fasi di correzione dei mercati.
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