Contatti

Antonio Maria Rinaldi

Fca-Renault, Rinaldi (Lega): “Giusto ritirare l’offerta”

Il mercato sembra premiare la scelta di Fca. Secondo l’economista Antonio Maria Rinaldi la famiglia Agnelli ha fatto bene a ritirare l’offerta: “Fca oggi è più forte anche nella ricerca dei partner e quell’accordo avvantaggiava i francesi”

di Giancarlo Salemi 6 Giugno 2019 13:12
financialounge -  Antonio Maria Rinaldi FCA fusioni e acquisizioni Massimiliano Facchi Renault settore automotive

“Non ci sono attualmente le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”. È racchiuso tutto qui, nel comunicato diffuso da Fca il perché, almeno secondo la visione del Lingotto, il “matrimonio dell’anno” tra Fiat Chrysler e Renault che avrebbe portato alla nascita di un colosso da 33 miliardi di euro è saltato all’ultimo momento. Quando "la politica cerca sempre di intervenire in procedure economiche, non sempre fa bene. Non mi esprimo ulteriormente, se Fca ha ritirato la proposta è perché non ha trovato convenienze economiche” è stato il primo commento del vicepremier e Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. Dopo lo stop, se momentaneo o definitivo ancora non si sa, è iniziata una giornata difficile per i titoli con la casa francese che è arrivata a perdere il 7% mentre Fca dopo aver perso poco più dell’1% ha girato in territorio positivo.

RINALDI (LEGA): I MERCATI PREMIANO LA SCELTA DI FCA, CONDIZIONI NON PARITARIE PER ACCORDO


“I mercati hanno premiato di fatto Fca rispetto a Renault, ciò vuol dire che l’accordo, così come impostato, era molto favorevole per la casa francese e molto meno per la Fiat” spiega a FinanciaLounge.com l’economista Antonio Maria Rinaldi, appena eletto europarlamentare con la Lega. “Il titolo Renault che sta accusando delle sostanziose perdite – prosegue – è la dimostrazione che questo matrimonio era più conveniente per i francesi e la famiglia Agnelli ha giustamente ritirato la proposta che non si basava su criteri paritari, decidendo di tutelare i loro interessi e quelli degli azionisti”.

HA INFLUITO ENTRATA A GAMBA TESA DEL GOVERNO FRANCESE?


I "nodi" da sciogliere erano, in particolare, il mantenimento in Francia del quartier generale, dare una rappresentanza in consiglio allo stato francese – che ha una quota del 15% in Renault con il 28,6% dei diritti di voto - e non toccare i livelli occupazionali e gli stabilimenti. Quel che è certo è che non sono stati i soci giapponesi di Renault a far naufragare il progetto. I due consiglieri di Nissan nel cda si sarebbero infatti astenuti sulla proposta di fusione e in assemblea il costruttore nipponico non ha diritti di voto. Nella sua comunicazione infatti, non a caso, Fca esprime “la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo presidente, al suo amministratore delegato e agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di Fca”. Con questo messaggio Fiat fa comprendere che lo stop c’è stato non per la chiusura dei giapponesi all'operazione, come invece, lascia intendere il governo francese ma proprio per colpa delle ingerenze della politica. “I francesi hanno messo delle condizioni, dalla pretesa dell’amministratore delegato a quello della sede a Parigi – sottolinea Rinaldi – che sono stati giudicati dai vertici di Fca penalizzanti. Non hanno bloccato i francesi, Fca ha fatto benissimo a ritirare la proposta. Per orgoglio italiano? Parlare di Fiat come italiana è un po’ un eufemismo, il problema è che entrano in gioco interessi societari, con l’azienda quotata in Borsa, una delle più grandi multinazionali al mondo, la scelta prioritaria era quella di tutelare gli interessi degli azionisti perché evidentemente l’intesa si è evoluta verso altri presupposti”.

NON È ESCLUSO UNO STOP&GO DELL’OPERAZIONE


“La complessità, la dimensione e la rilevanza dell’operazione è tale da consentire di pensare che più di uno stop&go sia possibile – spiega a FinanciaLounge.com Massimiliano Facchi, partner di Seven Capital Partners - se da un lato le sinergie di mercato e industriali sono state chiaramente evidenziate, dall’altro tuttavia il ruolo degli shareholders (e forse ancor più quello degli stakeholders) impone valutazioni che non sono solo industriali: la storia ci ha insegnato che non sempre le soluzioni tecnicamente più valide sono quelle più accettabili”. Allargando lo sguardo all’intero settore automotive, Facchi rileva come probabilmente ci saranno altre operazioni in vista poiché i cambiamenti tecnologici e regolamentari, uniti alle nuove attitudini dei consumatori, “imporranno modifiche nella struttura dell’industry”. “Qualora l’operazione non andasse in porto come a questo punto pare probabile – prosegue Facchi - potremmo assistere da un lato ad un reshaping della stessa alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, dall’altro per FCA ad alleanze che coinvolgano anche i nuovi player coreani che sono in forte espansione, ma privi di branding e di adeguate presenze nei centri di innovazione mondiali dell’auto; più complesso, nell’attuale contesto storico per FCA guardare con efficacia ad importanti partnership cinesi”.

Fca Renault, un matrimonio che conviene a entrambi


Fca Renault, un matrimonio che conviene a entrambi





ANALISTI SORPRESI, MA NOZZE ANCORA POSSIBILI, NON CI SONO ALTERNATIVE


Sul fronte finanziario gli analisti sembrano sorpresi di questo brusco passo indietro anche perché il giudizio sulla fusione era stato salutato positivamente. Non è un caso che Equita Sim sottolinei come “nessuna fonte ipotizza soluzioni alternative, è improbabile che possa proporsi Peugeot, in quanto lo scoglio politico francese si ripresenterebbe. Hyundai e General Motors restano sullo sfondo. Se qualcuno è interessato riteniamo che possa manifestarsi in tempi brevi". Anche per questo ha abbassato il target di prezzo di Fca del 14% riportandolo a 14,5 euro per azione eliminando l'impatto potenziale delle sinergie derivanti dall'alleanza. Gli analisti di Banca Akros pensano invece che un’operazione con Renault sia ancora possibile, anche se le assegnano una probabilità del 33%: la raccomandazione del titolo scende ad "accumulate" da "buy" e il target di prezzo è rivisto a 15,8 euro dai 18 euro precedenti”.

TUTTE LE OPZIONI SONO APERTE MA FCA IN QUESTO MOMENTO DETTA LE CONDIZIONI


“Ne abbiamo visti tanti di questo tipo d’accordi – conclude Antonio Maria Rinaldi che proprio quarant’anni fa alla Luiss fece una tesi sulle strategie industriali di Fiat – sfumati all’ultimo minuto, poi ripresi dopo e portarti a termine o di matrimoni andati a male come per esempio quello della tedesca Daimler e l'americana Chrysler che poi è andata a finire per sposarsi con il Lingotto. Secondo me tutte le opzioni sono aperte ma quello che appare evidente è che la Fiat in questo momento ha più punti di forza ed è in grado di dettare le condizioni nei confronti degli altri partner”.
Share:
Trending