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Maximulta dell’antitrust all’Eni: il suo diesel non è green

La società non ci sta e annuncia un ricorso al Tar. Legambiente, che ha promosso l’azione, definisce il colosso “nemico del clima” e lancia un messaggio chiaro: con la sostenibilità non si scherza. Il titolo tiene a Piazza Affari

di Redazione 16 Gennaio 2020 09:45
financialounge -  eni mobilità Piazza Affari sostenibilità trasporti

Una maximulta da 5 milioni di euro. L’Antitrust ha deciso di colpire la pubblicità dell’Eni su Diesel+ considerandola ingannevole per i consumatori. Il gasolio è un prodotto “altamente inquinante” che, quindi, in nessun caso può essere considerato “green” o utile per prendersi cura dell'ambiente. La delibera dell’Autorità è una vera e propria mazzata per la campagna di sostenibilità ambientale che la società guidata da Claudio Descalzi sta portando avanti da più di un anno, proprio sulla scia dell’economia verde e di quel movimento ecologista impersonato da Greta Thunberg. Secondo l'Antitrust il messaggio pubblicitario è fuorviante perché non è confermata la riduzione né delle emissioni gassose “fino al 40%” né di “Co2 del 5% in media” e nemmeno il risparmio sui consumi “fino al 4%”, in quanto parziali.


ENI: “SORPRESI DA DECISIONE, PRONTI A RICCORRERE AL TAR”


La multa ha colto di “sorpresa” il colosso petrolifero, convinto di aver agito correttamente e, per questo, ha deciso di ricorrere al Tar del Lazio. Eni non ci sta e in una nota ha ribadito che il tratto distintivo del prodotto Diesel+ è la sua componente HVO (Hydrotreated vegetable oil) che, grazie a un rivoluzionario processo di idrogenazione degli oli vegetali, frutto degli sforzi di ricerca e della capacità innovativa dei laboratori Eni, attribuisce al combustibile Diesel+ “proprietà assolutamente uniche sotto il profilo ambientale”. Nel caso di Eni Diesel+, chiarisce ancora la società, “la riduzione delle emissioni è stata quantificata nella misura del 5%”. Quanto ai rilievi sull'utilizzo del termine “green”, la compagnia definisce le argomentazioni dell'Antitrust “puramente semantiche”.


ESULTA LEGAMBIENTE: “CON SOSTENIBILITÀ NON SI SCHERZA”


Contro la campagna pubblicitaria della società petrolifera si erano mossi le associazioni Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente, ma anche Transport and Environment, la federazione europea che raccoglie organizzazioni non governative che operano nel settore dei trasporti e dell'ambiente. Duro il tweet che Legambiente ha diffuso pochi minuti dopo la sentenza: “Abbiamo portato in tribunale il greenwashing e abbiamo vinto contro Eni. Il colosso nemico del clima è giudicato colpevole di aver pubblicizzato Enidiesel+ come conveniente ed eco-friendly. Di verde ha solo il nome e da oggi neanche quello”.

APPELLO AL GOVERNO


Ora l’associazione ambientalista sollecita il Governo a interrompere gli incentivi all’uso dell’olio di palma nel diesel, come già oltre 57000 italiani hanno richiesto firmando la petizione “un pieno di palle” su change.org e sottolineano che “L’Italia è, infatti, il secondo produttore di biodiesel da olio di palma nell’Unione europea. Più della metà (54%) di tutto l’olio di palma e derivati importati in Italia nel 2018 è stata utilizzata per produrre biodiesel, principalmente nella raffineria di Eni a Porto Marghera, Venezia e di Gela in Sicilia. L’Europa ha già etichettato l’olio di palma nel gasolio come insostenibile. Gli europei mangiano sempre meno olio di palma mentre, ne bruciano senza saperlo sempre più utilizzando auto e camion”.


TITOLO TIENE IN BORSA, PRESTO PER CALCOLARE DANNO IMMAGINE


La multa dell’Antitrust non sembra aere avuto degli strascichi a Piazza Affari anche se il titolo ieri ha ceduto lo 0,58% scambiando a 13,80 euro. Tuttavia il danno d’immagine potrebbe nuocere alla società petrolifera proprio perché la sostenibilità ambientale è un tema che sta a cuore a 2 italiani su 3 in base all’ultima indagine Istat. Gli ultimi report degli analisti comunque considerano Eni un titolo appetibile e da acquistare: da Bank of America Merrill Lynch che lo indica con un target price di 15,50 euro fino a Goldman Sachs che ha alzato recentemente da 17,8 a 20 euro il prezzo obiettivo su Eni, in seguito al miglioramento delle stime sull’utile per azione per il triennio 2018/2020, confermandolo come tra le migliori opportunità di investimento nel settore.
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