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Si chiude un decennio d’oro per i mercati mondiali, ma non per l’Italia

2010-2019, dieci anni d’oro per l’economia e per i mercati finanziari globali. Il primo decennio nella storia senza una recessione in Usa, ma per l’Italia non è andata così bene

di Redazione 23 Dicembre 2019 09:25
financialounge -  italia Piazza Affari Weekly Bulletin

Allora, tra una settimana giriamo pagina e entriamo negli anni 20 del primo secolo del secondo millennio. Saranno ‘ruggenti’ come quelli dell’ultimo secolo del millennio scorso? Partiamo con uno sguardo allo specchietto retrovisore. Se chiediamo all’uomo della strada dei paesi sviluppati, il bilancio del decennio post-Lehman probabilmente non è entusiasmante: stiamo ancora pagando il prezzo della Grande Crisi scatenata dal crac Lehman, la globalizzazione ha mostrato la sua faccia peggiore con le guerre commerciali, il protezionismo e i populismi, siamo tutti minacciati dal cambiamento climatico, l’economia va avanti ma anche la disuguaglianza aumenta, i nostri figli se la passeranno peggio dei nostri padri. L’americano medio magari la vede un po’ meno grigia. Ma se guardiamo ai grandi numeri, come quelli del Development Report delle Nazioni Unite, gli anni 10 che ci lasciamo alle spalle sono stati straordinariamente positivi per l’umanità.


PROGRESSI GLOBALI STRAORDINARI NELLA POVERTA’ E NELLA SANITÀ


Il tasso di povertà estrema a livello mondiale si è più che dimezzato da oltre il 18 % a meno del 9% della popolazione. Per la prima volta nella storia oltre metà della popolazione del globo può essere classificata come “middle class”. I progressi nella sanità sono stati straordinari: in Africa l’incidenza della malaria è scesa del 60%, le terapie hanno dimezzato le morti da HIV/AIDS, l’aspettativa di vita è aumentata di oltre 3 anni a livello globale, la mortalità infantile si è quasi dimezzata dal 5,6% al 3,9%, in Chad è scesa del 56% e in Corea del Sud del 98%. E nonostante l’allarme ambiente anche l’inquinamento è crollato: il tasso di mortalità per questa causa è sceso del 20% nel globo e del 25% in Cina, si usano meno alluminio, nickel, rame, acciaio, cemento, legno, carta, fertilizzanti e combustibili fossili anno dopo anno, secondo i dati della U.S. Geological Survey.


IL PRIMO DECENNIO NELLA STORIA SENZA UNA RECESSIONE IN USA


Ma anche nel solo mondo sviluppato la realtà dei dati è forse meno grigia di quella percepita. Ad esempio, gli anni 10 di questo secolo sono stati la prima decade da sempre senza una recessione in USA. La crescita è stata lenta, è vero, ma proprio per questo dura così a lungo, perché andando piano si va lontano e si evitano gli shock, come l’inflazione, le bolle finanziarie, i boom del debito, etc. In Europa è andata un po’ meno bene e forse sarebbe andata ancora peggio se un certo Mario Draghi non avesse salvato la moneta unica dal collasso. E in Italia è andata ancora meno bene che nel resto d’Europa. Anche in questo caso forse alla radice c’è un problema di percezione prima ancora che di realtà dei fatti. Lo stato di salute di un’economia e di un paese è quello che viene trasmesso dalla politica, che diventa notizia e finisce sui media globali.


IN ITALIA ECONOMIA E MERCATI BLOCCATI DALLA FIBRILLAZIONE POLITICA


Se la politica manda il messaggio di una continua fibrillazione, di divisioni profonde e feroci su come affrontare e risolvere i problemi reali o presunti, di essere pronta a clamorosi dietrofront per inseguire i sondaggi, di far diventare casi di vita o di morte situazioni tutto sommato gestibili, allora si innesca un meccanismo perverso. La fiducia di famiglie e imprese cede, si rinviano decisioni di spesa e investimento, si accumula più risparmio di quello che sarebbe necessario perché si vede il rischio dapertutto e alla fine ci si predispone alla tentazione più pericolosa di tutte, quella del tanto peggio tanto meglio. I mercati e gli investitori ovviamente non restano indifferenti, registrano e fotografano nei prezzi degli asset l’incertezza e la sfiducia, anche se la realtà sottostante non è poi così brutta.


BEL 2019 PER LA BORSA DI MILANO MA IL RITARDO E’ ANCORA ENORME


Nel weekend qualche titolo di giornale ha sottolineato che nel 2019 la Borsa di Milano è stata la migliore d’Europa e non ha sfigurato rispetto al resto del mondo. Ma se la mettiamo in prospettiva, come mostra il grafico qui sotto, le cose sono un po’ meno rosee.

[caption id="attachment_149308" align="alignnone" width="505"]Andamento della borsa di Milano negli ultimi 20 anni Andamento della borsa di Milano negli ultimi 20 anni[/caption]

Nonostante un 2019 da incorniciare siamo sotto del 100% rispetto al livello toccato all’apice della bolla di Internet nel 2000 e più o meno alla stessa distanza dal picco pre-Lehman. Nello stesso arco di tempo l’indice S&P 500 di Wall Street ha più che raddoppiato, mentre le principali piazze europee, da Francoforte a Parigi, non hanno performato a quei livelli ma neanche troppo peggio.


BOTTOM LINE


La chart del PIL italiano non è troppo diversa dal grafico della Borsa, nonostante la forza dell’export e la capacità di realizzare ormai da decenni con regolarità un avanzo primario dei conti pubblici. Il problema è che nel motore dell’economia e del mercato manca il carburante della fiducia, e la drammatizzazione continua che da 10 anni viene messa in scena dalla politica non aiuta a ritrovarla. Alla politica non chiediamo anni 20 ‘ruggenti’, ci basterebbero noiosi.
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