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Cosa hanno insegnato le ultime crisi dei mercati

12 Luglio 2016 09:37
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È piuttosto normale che dopo l’imprevisto esito del referendum britannico l’attenzione degli investitori di tutto il mondo si sia spostata sul Vecchio Continente. Una domanda chiave è se la Brexit sarà o meno il catalizzatore per un’ulteriore debolezza sul mercato globale.

Tuttavia, se si analizzano in modo più freddo gli andamenti dei mercati dalla grande crisi scatenata dal fallimento della banca d’affari americana Lehman Brothers (settembre 2008) si può constatare che si è avuta una certa normalizzazione che ha permesso agli investitori di focalizzarsi nuovamente sui fondamentali economici non appena si è andati oltre ogni evento. E questo è accaduto anche dopo lo scoppio della crisi del debito sovrano della zona euro dell’estate del 2011.

Ciò è in parte dovuto alla forte azione da parte delle entità governative comprese le banche centrali. È stato anche dovuto ad un progressivo miglioramento globale delle condizioni economiche dal 2010: un trend positivo nei mercati globali che è durato fino alla metà del 2015.

Da allora, però i mercati hanno perso forza e per fattori al di fuori dell'Europa quelli che ne hanno destabilizzato il sentiment, come ad esempio la volatilità di mercato connessa con la svalutazione del renminbi cinese nel mese di agosto 2015. Preoccupazioni continue su fattori come la crescita economica cinese e l'impatto di un crollo dei prezzi mondiali del petrolio hanno portato ad una grave debolezza del mercato nei primi due mesi di quest’anno.

“È importante sottolineare che, dal febbraio 2016 i mercati globali si sono ripresi notevolmente (almeno fino al referendum del 23 giugno). Questo sembra essere in gran parte dovuto al rinnovato stimolo economico cinese che ha allentato le preoccupazioni circa la crescita di Pechino” sottolineano gli esperti di Morgan Stanley Investment Management, che poi aggiungono: “Inoltre i prezzi del petrolio hanno recuperato considerevolmente, riducendo la pressione al ribasso sugli utili del settore energetico. Allo stesso tempo, ai livelli attuali, i prezzi del greggio rimangono sufficientemente bassi per fornire significativo stimolo economico per i consumatori globali".

Sempre secondo i professionisti di Morgan Stanley Investment Management è difficile immaginarsi un brusco indebolimento dell’economia globale se, come ha detto il 22 giugno il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, «l’economia degli Stati Uniti è in buona forma» (come peraltro confermato dai solidi dei payroll non agricoli di giugno).

“Gli investitori potrebbero voler mantenere un occhio sugli Stati Uniti e sulla crescita cinese. Se questi continuano ad essere stabili, la Brexit porterà sicuramente a una maggiore volatilità e incertezza, ma potrebbe non avere un impatto negativo duraturo sui mercati globali” concludono gli esperti di Morgan Stanley Investment Management.
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