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Cosa insegna la gestione in franchi svizzeri

27 Maggio 2015 09:30
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Per gli investitori in franchi svizzeri la problematica dei tassi estremamente bassi non è nuova. Infatti già dal 2011 il decennale della Confederazione Elvetica paga meno del punto percentuale di interessi mentre dal 2012 il governativo di Berna a 5 anni offre un rendimento intorno allo zero. Non solo. Il ritorno della volatilità del cambio euro/franco svizzero (dopo la decisione della Banca Nazionale Svizzera di sganciare il fixing intorno al livello 1,20 della divisa elvetica rispetto alla moneta unica europea) rappresenta un altro aspetto importante per gli investitori.
Un contesto che, nel suo insieme, rende molto più complicata la gestione di un portafoglio in franchi svizzeri. Infatti per il cliente elvetico, l’esposizione alla liquidità rappresenta un costo e per riuscire ad ottenere rendimenti nominali positivi dalle obbligazioni è indispensabile assumere rischi di duration (posizionandosi su scadenze molto lunghe) e di credito (in termini di ratig degli emittenti) non indifferenti. Inoltre anche la diversificazione in obbligazioni denominate in valute estere (cioè non in franchi svizzeri) rappresenta una soluzione non semplice dal momento che anche nel resto del mondo occidentale i tassi di interesse del reddito fisso sono vicini allo zero.
Un’opzione potrebbe essere costituita dalle azioni che, tuttavia, sebbene potrebbero beneficiare della graduale crescita economica globale, agli attuali livelli mostrano valutazioni già molto tirate e, inoltre, incorporano un potenziale rischio di cambio non indifferente per l’investitore svizzero. Insomma, non esiste nessuna ricetta miracolosa e la diversificazione è soltanto una «mezza soluzione» o, come dice qualcuno «la meno peggiore».
Tutto questo consente però di fare una riflessione. L’esperienza che i più prestigiosi asset manager svizzeri (tra i quali figurano, per esempio, Credit Suisse, GAM, Pictet, UBP, Vontobel) hanno maturato e continuano a maturare in questo contesto potrebbe rivelarsi estremamente utile in prospettiva anche per il mercato italiano. Infatti se la tendenza, come tutto lascia ipotizzare, sarà quella di avere tassi di interesse sempre più vicini allo zero anche per le scadenze più lunghe per il mercato obbligazionario euro, le medesime problematiche riscontrate dai risparmiatori elvetici in patria si materializzeranno pure per quelli del nostro paese. Ed essere in grado di proporre alla clientela italiana soluzioni già sperimentate per gli investitori svizzeri potrebbe rivelarsi un indubbio vantaggio competitivo.
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