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Commercio globale, l’Eurozona paga il conto più salato

Secondo gli economisti di S&P Global Ratings il rallentamento dell’Eurozona partito nel 2017 dipende dai volumi più bassi negli scambi commerciali globali

di Redazione 28 Giugno 2019 07:00

L'economia dell'Eurozona sta accusando un duro colpo dal rallentamento del commercio globale. A certificarlo, con dovizia di cifre e particolari, sono gli economisti di S&P Global Ratings in un report pubblicato ieri ,dal titolo "The Eurozone's Open Economy Makes It More Vulnerable To Escalating Trade Conflicts", in base al quale quasi tutto il rallentamento economico dal 2017 in poi deriva proprio da volumi di esportazioni più deboli.

ZONA EURO MOLTO APERTA AGLI SCAMBI INTERNAZIONALI


A differenza degli Stati Uniti, l'economia della zona euro è più aperta agli scambi internazionali. Mentre la Cina ha cercato di fare sempre più affidamento sulla domanda interna per alimentare la crescita dalla Grande Recessione in poi, la zona euro ha fatto il contrario, aumentando la proprie esposizione al di fuori dell'Unione monetaria europe,a con il risultato che ormai le cifre in gioco sono comparabili a quella della Cina. Questa maggiore integrazione nelle catene del valore globali rende l'economia della zona euro più vulnerabile al rallentamento globale del commercio.

CRESCITA RIDOTTA PER IL 2019 E IL 2020


In effetti, gli economisti di S&P Global Ratings prevedono una crescita del Pil nell'area dell'euro dell'1,1% quest'anno (quasi dimezzata rispetto al +1,9% del 2018) e dell'1,3% l'anno prossimo e continuano ad aspettarsi che la Germania e l'Italia accusino una sottoperformance a causa della loro maggiore dipendenza dalla domanda esterna di crescita. In particolare la ricchezza totale annua dovrebbe aumentare in Germania dello 0,6% quest’anno e dell’1,1% nel 2020, mentre in Italia la crescita dovrebbe attestarsi rispettivamente al +0,1% e al +0,5%.

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IL FRENO DEL RALLENTAMENTO CINESE


"Tuttavia, almeno finora, non sono stati i dazi commerciali tra Stati Uniti e Cina, ma il rallentamento dell'economia di Pechino ad aver pesato in modo più negativo sul commercio globale", ha affermato Marion Amiot, economista di S&P Global Ratings. Una tesi che trova conferma dall’analisi dei Paesi che hanno contribuito alla crescita delle esportazioni della zona euro: la crescita economica aggiuntiva negli Stati Uniti ha infatti contribuito a frenare il rallentamento della domanda dalla Cina nel 2018. D’altra parte, gli Stati Uniti e la Cina sono i due maggiori partner commerciali della zona euro.

LE IMPLICAZIONI DI UN’ESCALATION SUI DAZI


"Se gli effetti diretti delle tensioni commerciali sono stati positivi, non da ultimo grazie alle banche centrali più accomodanti, un'ulteriore escalation delle tensioni commerciali potrebbe iniziare a frenare anche le prospettive di crescita degli Stati Uniti, che potrebbero tradursi in esportazioni più deboli per la zona euro", ha puntualizzato Amiot. La quale, di conseguenza, si è detta preoccupata che gli effetti nel tempo dei dazi statunitensi possano contribuire a indebolire gli investimenti delle imprese e la spesa dei consumatori negli Stati Uniti.

BCE PRUDENTE


In questo contesto, la Bce dovrebbe procedere con la massima cautela e gli economisti di di S&P Global Ratings ritengono che la Banca centrale europea non sarà in grado di aumentare i tassi prima della metà del 2021. “Potremmo persino vedere la Bce allentare ulteriormente la politica monetaria se la Fed dovesse tagliare i tassi”, ha concluso Marion Amiot.
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