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BTP, l’ombra di un doppio tapering

Al tapering, riduzione degli acquisti di bond in euro sul mercato da parte della BCE, si aggiunge il disinvestimento dai titoli di stato italiani da parte delle banche.

15 Dicembre 2017 09:34
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Tapering è un termine tecnico ormai entrato in circolazione negli articoli e nei servizi giornalistici finanziari. Con esso si intende il meccanismo inverso da parte di una banca centrale all’operazione di acquisto di titoli obbligazionari sul mercato: in pratica il processo in base al quale l’istituto centrale riduce, fino ad esaurirlo nel tempo, il flusso di acquisti di bond sul mercato.

La prima ad aver adottato il tapering è stata la Federal Reserve americana seguita dalla BCE che dal prossimo mese di gennaio dimezzerà, da 60 a 30 miliardi, i flussi mensili di acquisto di titoli di stato e obbligazioni societarie sul mercato dell’area euro.

Si tratta di un percorso inevitabile visto che la crescita economica ha innestato la marcia superiore (come ha avuto modo di ammettere lo stesso Mario Draghi nella conferenza stampa post meeting BCE di ieri) ma che ha implicazioni sui prezzi delle obbligazioni: meno flussi di acquisto significano meno domanda e quindi possibile ampliamento degli spread rispetto ai titoli di stato tedeschi.

Ma se questo tapering è già in parte messo in conto dal mercato, ce n’è un altro che non è ancora stato messo a fuoco e che potrebbe avere implicazioni altrettanto negative sui titoli di stato: l’alleggerimento dell’esposizione al debito italiano da parte della banche.

Anche ad ottobre, infatti, gli istituti di credito italiani hanno diminuito di 14 miliardi di euro la propria esposizione ai titoli di stato nazionali: saldo che diventa di -69 miliardi rispetto a giugno 2016.

La decisione delle banche è dovuta sia alle pressioni di Bruxelles (che spinge per una minore presenza di titoli di debito del proprio paese in pancia alle banche UE) e sia per la previsione di un possibile rialzo dei rendimenti obbligazionari europei (con conseguente calo dei prezzi, che si muovono in direzione opposta ai rendimenti).

Diciamo subito che non si tratta di un fenomeno circoscritto agli istituti di casa nostra, ma è comune in tutta la zona euro: in base ai dati BCE, da dicembre 2016 sono fuoriusciti dalle banche europee ben 172 miliardi di euro in titoli di stato.

Tuttavia, in Italia questo secondo tapering potrebbe diventare particolarmente insidioso nel 2018 (e nei prossimi anni) in combinazione con il tapering della BCE e con le incerte elezioni politiche che si terranno nella prossima primavera.
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