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Presidenziali Usa, ci prova Bloomberg? Il miliardario vorrebbe salvare i moderati

Sono anni che Bloomberg medita di scendere in campo, questa volta per mettersi alla testa dei moderati se Biden dovesse gettare la spugna. Lo scenario improbabile di due miliardari in corsa

di Redazione 15 Ottobre 2019 17:19

Ci risiamo, si avvicinano per il Partito democratico americano le primarie più affollate e confuse forse di sempre e il miliardario newyorkese Michael Bloomberg, in realtà nato a Brighton, Massachusetts, torna a fare un pensierino alla Casa Bianca. La prima volta se n’era parlato addirittura nel 2007, quando ai piani alti di Manhattan girava la voce che il fondatore e proprietario della grande agenzia internazionale di informazione avesse un miliardo di dollari da mettere sul tavolo per finanziarsi la campagna. Poi la stella di Obama lo aveva convinto a ripiegare su un terzo mandato da sindaco della Grande Mela. Bloomberg ha un passato in tutti gli schieramenti politici. Storicamente democratico, fu eletto per la prima volta sindaco nel 2001 nelle file repubblicane, perché in quelle dei democratici c’era troppa concorrenza. Poi ha lasciato i repubblicani per essere eletto la terza volta da indipendente. Questa volta, se mai dovesse correre, tornerà alle origini democratiche. Anche nel 2016 era stato tentato di scendere in campo per le presidenziali da indipendente, ma il timore di portare via voti a Hillary Clinton e far vincere Donald Trump lo indusse a ripensarci. Questa volta correrebbe da democratico, ma a una condizione.

NON GLI MANCA ESPERIENZA DI GOVERNO E CONOSCENZA DELL’ECONOMIA


La condizione è che l’ex vice di Obama Joe Biden non ce la faccia a tener testa alla super-liberal Elizabeth Warren e che serva un moderato riconosciuto per evitare che la Warren faccia incetta di voti di sinistra alle primarie ma poi perda il confronto finale contro Trump, perché spaventerebbe l’elettorato di centro. Sicuramente Bloomberg è stato un buon sindaco di New York, città che ha preso in mano a fine 2001 ancora sotto shock per l’attacco alle Torri Gemelle, riuscendo per ben 12 anni a non far rimpiangere il suo leggendario predecessore Rudy Giuliani. Sarebbe anche un buon presidente? L’esperienza di governo non gli manca e neppure una conoscenza profonda di economia e soprattutto di mercati finanziari, visto che fornisce loro ogni giorno le informazioni di cui hanno bisogno con la sua agenzia. E’ l’economia sarà sicuramente un tema centrale della campagna, intrecciato alla guerra dei dazi, impeachment permettendo.

IL PROBLEMA SONO LE PRIMARIE DEMOCRATICHE DOVE È CORSA AL SORPASSO A SINISTRA


Ma il problema principale di Bloomberg non sarebbe tanto vincere le elezioni contro Donald Trump, un inedito scontro tra miliardari, uno che viene dal mattone e l’altro dai media. Bloomberg ha le competenze per mettere alle strette il presidente uscente sul suo terreno preferito, quello di un’economia ripartita grazie ai suoi tagli alle tasse e di un mercato azionario che continua a flirtare con i massimi di sempre. Il suo problema sarebbe vincere le primarie democratiche, dove la ventina di candidati finora scesi in campo fanno a gara per sorpassarsi a sinistra con una base molto mobilitata che li rincorre. ‘Capitalista’ è l’insulto che si scambiano più frequentemente, con l’unica eccezione di Biden che però arretra nei sondaggi a favore della Warren, e per un miliardario di New York che ha fatto la sua fortuna con l’informazione finanziaria e viaggia al dodicesimo posto nella classifica degli uomini più ricchi d’America, vincere primarie di questo tipo sembra un’impresa impossibile.


FINO A CHE BIDEN È IN CORSA NON SCENDE IN CAMPO


A meno che Bloomberg non se ne stia in disparte fino all’estate e poi tenti il colpaccio alla Convention Democratica, cui spetta comunque l’ultima parola, per evitare che vada al confronto con Trump un candidato che magari ha stravinto le primarie con un’agenda ultra-liberal ma rischia di prendere pochi voti dagli elettori di centro e/o indecisi. In ogni caso, media e siti americani raccontano che Bloomberg avrebbe cominciato a parlare con i suoi possibili alleati del piano di scendere in campo, se Biden continua a scendere nei sondaggi e la Warren a salire. La CNBC, ad esempio, ha riportato un anonimo alleato dell’ex sindaco di New York secondo cui “è qualcosa cui sta pensando seriamente” aggiungendo però che ci vuole tempo, fino a che Biden è in corsa non succede niente.

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LO SCENARIO MAI VISTO DELLA SFIDA DI DUE MILIARDARI


Già nel 2016, Bloomberg aveva pensato a una candidatura da indipendente quando sembrava che Bernie Sanders potesse battere la Clinton alle primarie, ma quando è stato chiaro che l’ex segretario di Stato ce la faceva non ha voluto rischiare di toglierle voti avvantaggiando così Trump. Oggi lo schema è simile, con Biden al posto della Clinton e la Warren al posto di Sanders. Bloomberg e Trump hanno diverse cose in comune, dai dollari a miliardi (anche se l’ex sindaco di New York ne ha di più), alla grande dimestichezza nel maneggiare i media. Bloomberg ha più aplomb e probabilmente è più stimato e apprezzato dalla comunità economica e finanziaria, Trump forse è più bravo a scaldare cuori e teste dei supporter. In ogni caso lo scenario mai visto di due miliardari che si contendono la Casa Bianca resta per ora abbastanza remoto. Ma la politica globale sta diventando qualcosa di sempre meno prevedibile.
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