Contatti

Michael Bloomberg

Bloomberg a un passo dal sì: corsa tra settantenni nelle presidenziali Usa

Sembra che Michael Bloomberg faccia sul serio, ma ha il problema di vincere le primarie. Sarebbe un altro over 70 dopo Trump, Sanders, Biden, Warren e magari anche Hillary. Tutti a caccia dei voti dei Millennials

di Redazione 8 Novembre 2019 13:19
financialounge -  Michael Bloomberg presidenziali USA https://www.flickr.com/photos/americanprogress/3465791787

Financialounge.com lo aveva già anticipato a metà ottobre. Ora sembra che il miliardario ex sindaco di New York e proprietario della grande agenzia di notizie internazionale che porta il suo nome stia facendo sul serio. I media americani riportano che Michael Bloomberg ha spedito i suoi uomini in Alabama per preparare la partecipazioni alle primarie in quello stato, che si terranno il 3 marzo nella giornata nota come “Super Tuesday” e considerata cruciale per la corsa alla nomination. Il problema di Bloomberg è che potrebbe confrontarsi con successo nel voto nazionale contro il presidente Donald Trump, ma vincere le primarie democratiche sembra un obiettivo impervio, vista l’agenda ultra-liberal su cui si confrontano gli altri candidati e il fatto che in campo democratico la parola miliardario viene sempre più spesso utilizzata come insulto.

CINQUE ULTRA-SETTANTENNI CHE POTREBBERO DIVENTARE SEI CON HILLARY


In ogni caso, una discesa in campo del 77enne Bloomberg farebbe salire a 5 il numero degli ultra settantenni in pole per entrare alla Casa Bianca, oltre allo stesso Trump, che ne ha 73, hanno superato i 70 anche Joe Biden e Bernie Sanders, e non di poco, ma anche la giovanile Elisabeth Warren, che se li porta benissimo ma li ha compiuti lo scorso giugno. E poi c’è la possibilità di arrivare a sei se Hillary Clinton, classe 1947, ci ripensasse e decidesse di correre. Non ci pensa invece almeno finora la leader democratica alla Camera Nancy Pelosi che di anni ne ha quasi 80. Il bello è che tutti questi ultra-settantenni vanno a caccia soprattutto dei voti dei nipotini, vale a dire i Millennials, che secondo tutti gli osservatori saranno cruciali per la vittoria sia alle primarie dei democratici sia alle presidenziali che si terranno tra un anno, sempre che decidano di andare a votare.

SE I MILLENNIALS VANNO A VOTARE POSSONO DIVENTARE DECISIVI


Il NY Times ha calcolato che il 3 novembre del 2020 potranno votare dopo aver compiuto i 18 anni ben 7 milioni di nuovi elettori di colore, che potrebbero essere determinanti sempre che decidano di partecipare alle elezioni. Ed è per questo che le agende dei candidati democratici sono molto sbilanciate sui temi del cambiamento climatico, dell’ineguaglianza economica e del welfare a cui i Millennials in generale sono molto sensibili. Sull’altro piatto della bilancia però c’è l’invecchiamento della popolazione, vale a dire altri milioni di teste grigie o bianche forse più propense a dare fiducia a un altro mandato di Trump. O magari anche pronte a votare Bloomberg, se mai riuscisse a spuntarla alle primarie democratiche, che con Trump condivide molti tratti, a cominciare dal fatto di essere miliardario, anzi molto più miliardario di The Donald.

Presidenziali Usa, ci prova Bloomberg? Il miliardario vorrebbe salvare i moderati


Presidenziali Usa, ci prova Bloomberg? Il miliardario vorrebbe salvare i moderati





UN PASSATO POLITICO COMUNE DI CAMBIO DI CASACCA


Un’altra cosa interessante che accomuna Bloomberg a Trump è il passato politico. L’attuale presidente è infatti un ex democratico, mentre l’ex sindaco di New York è un ex repubblicano. Entrambi sono passati dall’altra parte della barricata soprattutto per convenienza politica, valutando di poter raccogliere più consensi nell’altro campo. Ulteriore incognita di cui tenere conto, anche se per ora se ne parla e se ne scrive poco, è la possibilità che possa emergere un fronte anti-Trump proprio in campo repubblicano. Solo un paio di giorni fa l’ufficio del vice-presidente Mike Pence è stato costretto a smentire come fake news il contenuto di un libro appena uscito secondo cui il numero due della Casa Bianca avrebbe sostenuto la possibilità di rimuovere Trump in base al Venticinquesimo Emendamento, quello sulla manifesta incapacità del presidente di svolgere i suoi compiti.
Share:
Trending