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Bitcoin, ora i piccoli minatori perdono soldi

I minatori istituzionali di bitcoin che pagano meno l’elettricità stanno comprimendo lo spazio di mercato dei minatori al dettaglio.

19 Ottobre 2018 09:02

Fino a non molti anni fa il mining del Bitcoin, cioè l’attività di estrazione di un Bitcoin tramite l’elaborazione eseguita dal proprio pc, poteva essere considerata uno dei modi più semplici per produrre denaro gratis. Bastava collegare il proprio computer, dotarlo di programmi di elaborazione dati capaci di risolvere complicati problemi matematici sul registro delle criptomonete, e si era premiati con Bitcoin. Adesso, a 10 anni di distanza dal primo Bitcoin estratto, la potenza necessaria per risolvere questi complicati calcoli sulla blockchain (la tecnologia che sta alla base del funzionamento del bitcoin) è aumentata in modo esponenziale rendendo il denaro facile delle criptomonete non proprio gratuito.

I MINATORI AL DETTAGLIO STANNO PERDENDO SOLDI


Anzi, secondo i dati di Diar, una società di analisi dei dati e della tecnologia blockchain, il mercato è diventato così saturo che i minatori al dettaglio che stanno collegando i loro pc, sperando di guadagnare denaro in modo veloce estraendo Bitcoin, ora stanno perdendo denaro. Gli analisti di questa società affermano che l'ascesa delle società minerarie istituzionali ha compresso i margini dei minatori al dettaglio.

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PROFITTI SU DI 1,4 MILIARDI DI DOLLARI


I ricavi dall’attività di mining nei primi 6 mesi di quest'anno hanno superato tutti i guadagni dell’intero 2017. Ad oggi, le entrate hanno superato quelle dello scorso anno di ben 1,4 miliardi di dollari. Tuttavia, l’elevato livello del tasso di hash (una misura della potenza di calcolo richiesta per confermare una transazione Bitcoin) raggiunto alla fine di agosto ha visto i minatori che pagano i prezzi dell'elettricità al dettaglio passare nel territorio della non redditività per la prima volta a settembre. Infatti, a mano a mano che la concorrenza si è irrobustita, sono aumentati pure i tassi di hash, che a loro volta gonfiano le bollette dell'elettricità a causa di calcoli sempre più complessi e lunghi per arrivare all’estrazione di un Bitcoin.

BOLLETTE ENERGETICHE SEMPRE PIU’ SALATE


Al punto che, come hanno specificato gli esperti di Diar, i costi raggiunti permettono solo alle aziende istituzionali di onorare le bollette elettriche e di restare in attivo. Sempre in base alla ricerca di Diar, l’attività dei minatori più piccoli si è mantenuta solida per la maggior parte di quest'anno, ma da settembre è rallentata sulla scia del brusco aumento del costo per alimentare la potenza di calcolo: un costo che è ora in competizione con la ricompensa delle criptovalute ricavate.

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BITCOIN, COSTO MEDIO DI ESTRAZIONE A 4.758 DOLLARI


A maggio, un sondaggio Elite Fixtures ha rilevato che il costo medio per estrarre un Bitcoin negli Stati Uniti era pari a 4.758 dollari. Ma l'aumento dei prezzi dell'elettricità e dei costi dell'hardware necessario per il mining fa pensare che questo costo medio sia ulteriormente aumentato. Inoltre, la situazione dei minatori è stata esasperata dal calo del prezzo del bitcoin: la principale valuta digitale del mondo è infatti scesa di oltre il 50% da inizio anno ed è ora sotto di oltre il 60% dal suo massimo storico del 17 dicembre 2017. Certo, come sottolineano gli analisti di Diar, i grandi operatori di mining che possono sfruttare l'elettricità a basso costo possono sempre contare su un profitto lordo del 30-40% dai ricavi Bitcoin: hanno pertanto ancora molto spazio per crescere e generosi profitti da spremere. Ma questo vuol anche dire che il Bitcoin mining è entrato, con ogni probabilità, nel campo dei giocatori più grandi voltando le spalle ai minatori al dettaglio.
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