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Banche italiane, il dilemma: comprare o aspettare?

Potrebbe essere un’occasione irripetibile se sui titoli bancari non pesasse il rischio politico, ormai più europeo che italiano. E c’è anche chi accusa una curva troppo piatta dei tassi sull’euro.

29 Giugno 2018 10:50

Che i prezzi siano da saldi non è oggetto di discussione. Dai massimi di fine gennaio l’indice delle principali banche europee ha perso quasi un terzo del suo valore. Analoga sorte è toccata persino a Poste italiane. Le banche italiane avevano fatto meglio nella prima parte dell’anno ma poi da metà maggio hanno fatto peggio. Il punto interrogativo è: correre a comprare prima che i saldi finiscano, oppure aspettare che un evento più o meno catastrofico trasformi i saldi in quella che gli americani chiamano una fire sale, vale a dire la svendita di quello che è rimasto dopo che un incendio ha devastato il negozio?

Il punto di vista di chi non crede alle catastrofi è stato efficacemente descritto a Bloomberg qualche giorno fa da Ben Kumar, money manager della londinese Seven Investment: “Bisogna chiudere gli occhi, tapparsi il naso e comprare”. Aggiungendo però: “A meno che uno non pensi che l’Eurozona pensi di lasciar fallire l’Italia”.

FONDAMENTALI SOLIDI, IL RISCHIO E’ POLITICO


In effetti i bancari italiani sono i più colpiti. Dal 15 maggio, quando è iniziata la speculazione sull’Italia e l’allargamento dello spread, l’indice delle banche quotate a Piazza Affari è precipitato da 12.500 a ben sotto 10.000 con le vendite che hanno colpito un lungo elenco di banche italiane: da MPS (Monte dei Paschi di Siena) a UBI (Unione Banche Italiane), da Unicredit a Intesa. Fino ad allora era successo il contrario, con i titoli delle banche italiane che sovraperformavano quelli europei da inizio anno. E non a caso. Si avviavano infatti verso il traguardo di un percorso virtuoso, con lo smaltimento di miliardi di NPL delle banche italiane, una serie di aumenti di capitale, fusioni importanti, come quella portata a termine da Banco-BPM, e il ritorno a dividendi interessanti. Difficile stilare una vera e propria classifica delle banche italiane, ma i fondamentali delle migliori banche italiane sono solidi. Questo è il coro intonato da analisti e broker, ma non ci sono fondamentali che tengano di fronte alla percezione di un rischio politico che è visto avere il potenziale di mettere in seria difficoltà non solo la singola banca italiana o un particolare istituto di credito ma l’intero sistema finanziario europeo.

CURVA DEI TASSI SOTTO ACCUSA


E infatti, alla lunga lista di banche italiane a rischio si aggiungono quelle europee, non importa quanto solidi siano i conti pubblici del paese di appartenenza, vedi Germania. Una Sotto accusa non c’è solo la politica italiana. Alcuni analisti mettono sul banco degli imputati la curva dei tassi dell’euro. Fino a gennaio la curva si era irripidita, su attese che la ripresa economica stesse avvicinando il ritorno a tassi ‘normali’. Poi l’economia ha cominciato a rallentare, allontanando l’aumento dei tassi.

[caption id="attachment_127580" align="alignnone" width="744"]BCE - Andamento tassi di interesse area euro (fonte: BCE - Andamento tassi di interesse area euro)[/caption]

Per le banche tassi in risalita vogliono dire recupero dei margini del core business. Se restano a zero e dintorni per molto tempo ancora, fare soldi prestando soldi diventa più difficile. Anche questa lettura ha una sua validità, non è alternativa ma contigua a quella che vede nella debolezza delle banche il riflesso dei timori politici sull’Italia. C’è da aggiungere che la politica sembra sempre più il problema e non la soluzione a livello europeo. Non si riescono a fare passi avanti sulle riforme sempre più necessarie e soprattutto rendere efficiente e ben funzionante l’unione monetaria: dall’unione bancaria, a un meccanismo unico di tutela dei depositi, alla revisione del bail in a cui sarebbe favorevole anche la Banca d’Italia, al fondo anti-crisi, fino all’inizio della costruzione di un’effettiva unione fiscale e di bilancio.

Le Banche preoccupano gli operatori


Banche italiane ed europee preoccupano gli operatori





QUANDO LA MERKEL STRIZZAVA L’OCCHIO A SARKOZY


Qualcosa del genere ma su scala decisamente più drammatica lo abbiamo visto nel 2011-12 con la crisi del debito europeo innescata dalla Grecia che ha poi contagiato l’Italia. Rispetto ad allora c’è una differenza radicale. Sette anni fa c’era la convinzione che effettivamente la Grecia potesse essere espulsa dall’euro e magari dopo di lei l’Italia. Ma non c’era la percezione che l’edificio stesso dell’euro fosse in pericolo. Oggi invece nessuno crede che l’euro possa sopravvivere a un evento che portasse l’Italia ad uscire dalla moneta unica. Di mezzo c’è stata la Brexit e poi lo scollamento progressivo sui migranti che ha coinvolto praticamente tutti i paesi dell’Unione. Allora la Merkel poteva strizzare l’occhio a Sarkozy ghignando alle spalle di Berlusconi, facendo capire che l’Italia era un problema degli italiani. Oggi Merkel e Macron si guardano in cagnesco e sono d’accordo sul fatto di non essere d’accordo quasi su tutto.

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PER L’EUROPA È ARRIVATO IL MOMENTO DELLA VERITÀ


Le banche, italiane ed europee, sono il sistema nervoso e circolatorio dell’economia e dell’unione monetaria. Sono le prime a soffrire se la politica si ammala. Saranno le prime a tornare in forma se la politica manda almeno qualche segno di aver trovato il bandolo della matassa.
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