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Banche centrali, quest’anno la Bank of Japan conta più di Fed e BCE

Non si dovrebbe sottovalutare l’impatto dello straordinario impegno della Bank of Japan ad ancorare il rendimento dei titoli di Stato decennali allo zero per cento.

24 Gennaio 2018 09:28
financialounge -  banche centrali Bank of Japan BCE Federal Reserve J.P. Morgan Asset Management Karen Ward politica monetaria tassi di interesse

Ogni volta che è previsto un meeting della Banca centrale europea (BCE) o della Federal Reserve (Fed) gli operatori finanziari di tutto il mondo stanno con il fiato sospeso. Si tratta di un fenomeno che è diventato ancora più evidente negli ultimi anni, dopo che le due banche centrali più importanti del mondo si sono avvicendate nel fornire gli stimoli monetari per far uscire dalla profonda crisi post Lehman Brothers le economie delle rispettive aree valutarie.

Anche osservando gli outlook 2018 si può constatare come il riferimento a cosa potrebbero (o dovrebbero) fare nei prossimi mesi la Fed e la BCE è il punto di riferimento per molti dei ragionamenti degli strategist circa l’evoluzione dei mercati. D’altra parte ipotizzare che la Fed rialzi i tassi due o tre volte nel corso del 2018 o che la BCE interrompa prima di settembre il suo programma di acquisto di obbligazioni in euro sul mercato può effettivamente fare la differenza.

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Ma c’è anche chi, come Karen Ward, Managing Director, Chief Market Strategist per il Regno Unito e l’Europa di J.P.Morgan Asset Management, ritiene che quest’anno la Bank of Japan (BoJ) conti di più della Fed e della BCE. “Mentre la Federal Reserve (Fed) continuerà lentamente ad aumentare il tasso dei Fed Fund, i tassi a lungo termine sono destinati a essere frenati dalla perdurante politica accomodante della Banca Centrale Europea (BCE) e della Bank of Japan (BoJ). Non si deve sottovalutare l’impatto dello straordinario impegno della BoJ ad ancorare il rendimento dei titoli di Stato decennali allo 0%” specifica infatti la strategist secondo la quale è meglio dimenticare il motto valido fino a poco tempo fa, ovvero “non combattere la Fed” perché è la BoJ che dovremo tenere sotto controllo.

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Precisato questo, Karen Ward nel complesso è preoccupata soprattutto dal fatto che quest’espansione ‘Goldilocks’ (nè calda nè fredda) possa diventare ‘troppo calda’, anziché ‘troppo fredda’. “In ogni caso, non ci sono ragioni sostanziali per uscire da un portafoglio orientato verso gli asset rischiosi. Poiché tutti gli strumenti sembrano avere valutazioni elevate, continuiamo a preferire le azioni al credito e ai titoli di Stato. La liquidità genererà prevedibilmente un rendimento reale negativo per un altro anno” puntualizza la strategist.
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