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Sorpresa: la banca centrale turca è indipendente, mentre la BCE non cambia linea

Coraggiosa mossa del governatore turco che alza i tassi del 6% contro il volere di Erdogan e fa salire anche le monete degli altri emergenti. Mentre la BCE tiene ferma la rotta e non cede al prolungamento del QE.

13 Settembre 2018 15:19
financialounge -  BCE Mario Draghi turchia https://www.flickr.com/photos/europeancentralbank/

Il giorno della BCE è diventato quello della Banca Centrale Turca, con il suo governatore Murat Çetinkaya che ha mostrato una stoffa e un coraggio che pochi gli accreditavano. Poche ore dopo che il presidente/sultano Erdogan gli aveva intimato di abbassare i tassi ha fatto il suo dovere di difensore della stabilità della moneta e li ha alzati del 6%. Dai mercati è partito un applauso fragoroso che si è cifrato in un balzo della lira turca da 6,5 per dollaro fino a sfiorare le 6 tonde.

EFFETTI SULLE ALTRE VALUTE


Con effetti positivi anche sulle altre monete dei mercati emergenti: il rand del Sud Africa è rimbalzato dell’1,4% mentre il rublo russo è salito dell’1% e il peso messicano dello 0,3%. Per Erdogan un’umiliazione, per i mercati la conferma che l’asset più prezioso per una banca centrale è la sua indipendenza. La storia turca non è ancora ovviamente al lieto fine, l’uomo forte può sempre rimuovere il coraggioso Çetinkaya, ma il prezzo da pagare per la lira e soprattutto per i turchi sarebbe devastante.

LE TURBOLENZE ESTIVE NON CAMBIANO LA ROTTA DI DRAGHI


Sul fronte della Bce, Draghi non si è certo fatto influenzare dalle sirene agostane che chiedevano che il paracadute del QE restasse aperto per attutire le turbolenze causate dalle bizze italiane. Nel comunicato rilasciato dopo il board il will è rimasto tale e non è diventato ‘is expected to’, come FinanciaLounge aveva correttamente anticipato. Vale a dire che il verbo usato dalla BCE nel comunicato del 13 settembre per indicare che gli acquisti di titoli finiscono il 31 dicembre non lascia spiragli aperti a una continuazione. Mario Draghi in conferenza stampa è stato ancora più esplicito dicendo che il mandato della BCE non è assicurare che i deficit dei governi siano finanziati in qualsiasi condizione

LA FINE DEL QUANTITATIVE EASING


Ovviamente mantiene la condizione, presente anche a luglio, che sia la fine del QE che la sua riduzione a 15 mld di acquisti mensili dagli attuali 30 a partire da ottobre restano soggette a dati che confermino le prospettive di inflazione a medio termine. La BCE conferma anche che dopo la fine del QE continuerà a reinvestire i proventi dei titoli in portafoglio man mano che vengono a scadenza ‘per un esteso periodo di tempo’, tutto quello necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli.
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