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Azioni nel 2018, attenzione ai prossimi passi della Fed

Se non ci sarà una guerra commerciale a livello internazionale, saranno le mosse della Fed a fornire le indicazioni sui settori vincenti

27 Marzo 2018 10:18
financialounge -  azioni Credit Suisse Federal Reserve Jerome Powell Jin Wiederkehr mercati azionari

Il pericolo di una escalation del protezionismo è senza dubbio al primo posto per chi investe in azioni. Nella testa degli investitori, una possibile guerra commerciale a livello globale ha scavalcato alla grande sia i timori di una fiammata inflattiva (soprattutto, ma non solo, negli Stati Uniti) e sia quelli di un rallentamento della crescita in Cina. Ma forse, sarebbe opportuno di rifocalizzarsi sulla Federal Reserve americana, soprattutto dopo la prima conferenza stampa targata Powell.

NESSUNO VUOL FAR DERAGLIARE LA RIPRESA


Il neo presidente della Fed, infatti, pur confermando il buono stato di salute dell’economia statunitense non ha dato l’impressione di essere preoccupato della crescita dei prezzi al consumo al punto che il percorso per il 2018 vede ancora tre rialzi dei tassi (di cui uno già deciso nella riunione di marzo). Prevale l’idea che, a prescindere dai convincimenti di Powell, né lui né altri vorrebbero far deragliare la ripresa e, se l'economia funziona bene, non importa se ci siano tre o quattro aumenti dei tassi. In effetti, la performance delle azioni nel 2018 ha dimostrato che gli investitori non sembrano preoccuparsi di tassi di interesse più alti purché stiano al passo con l'inflazione.

LE BANCHE BENEFICIANO DEI TASSI IN RIALZO


Finché le banche possono concedere prestiti e realizzare profitti sul differenziale tra i tassi sui depositi e sui prestiti, saranno redditizie. Ma se, al contrario, i tassi di interesse diventano troppo alti e irrigidiscono la domanda, allora il ciclo finirà e le ripercussioni per chi investe sulle azioni saranno negative. In ogni caso, è probabile che tassi più elevati possano colpire negativamente alcuni settori considerati proxy obbligazionari, come le azioni dei servizi di pubblica utilità, quelle delle telecomunicazioni, e quelle dei beni di prima necessità. In questo contesto, Jin Wiederkehr, Investment Strategist , Equity Strategy di Credit Suisse, ha ridotto l’esposizione ciclica portando i titoli industriali a neutrali.

VIEW POSITIVA SUL SETTORE INFORMATICO


“Le società di questo settore attive nella logistica e nei collaudi sono tra quelle più esposte al commercio. Non prevediamo che i conflitti commerciali registreranno un’escalation a un livello che andrebbe a incidere sulla crescita, ma la retorica surriscaldata potrebbe deprimere il sentiment nei confronti di tali segmenti di mercato” ha specificato Jin Wiederkehr che, in parallelo, ha optato per una view positiva sul comparto informatico. E’ vero, ammette Jin Wiederkehr , che anche questo settore non è certamente immune dai flussi del commercio internazionale, ma dovrebbe, secondo il manager, risentire meno dei dazi protezionistici.

BENE ANCHE ENERGIA E TELECOM


“I dazi deliberati finora sono circoscritti ai settori produttivo e a elevata intensità di manodopera. Il comparto informatico dovrebbe trarre vantaggio dall’indebolimento del dollaro usd, dalla crescita strutturale e dai bilanci aziendali solidi. Manteniamo altresì i nostri giudizi positivi sulle azioni dei settori energia, del settore finanziario e quelle delle telecom, restando al contempo negativi sui beni di consumo non ciclici” conclude Jin Wiederkehr.

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