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MSCI, l'impatto delle azioni cinesi A-share nel paniere degli emergenti

Al quarto tentativo il comitato dell’indice MSCI ha incluso le azioni cinesi A-shares nel paniere MSCI Emerging Markets attribuendogli una percentuale dello 0,73%.

22 Giugno 2017 09:43
financialounge -  A-share cina Legg Mason Martin Currie mercati azionari MSCI Emerging Markets

Martedì 20 giugno 2017 si è iscritto di diritto tra i giorni storici per il mercato delle azioni cinesi. Infatti, al quarto tentativo, il comitato dell'indice MSCI ha preso la decisione di includere le azioni cinesi A-shares  (quelle quotate su listini domestici della Cina) nell'indice MSCI Emerging Markets.

Gli esperti di mercato ritenevano questa decisione da parte di MSCI come molto probabile ed hanno cominciato a valutare gli impatti per i fondi comuni che investono nei mercati emergenti a livello globale.

Secondo i dati del database Thomson Reuters Lipper, tutti i fondi che investono nei mercati emergenti globali dispongono di un totale di 835 miliardi di dollari di attività in gestione. Poiché tutti questi fondi non seguono in modo passivo l'indice MSCI Emerging Markets, è difficile stimare quanti di questi asset saranno riassegnati alle A-shares della Cina una volta che faranno parte dell'indice: si ricorda, peraltro, che il comitato MSCI ha stabilito l’inclusione di tali azioni nell’MSCI Emerging Markets in due tranche, una nel maggio 2018 e la seconda ad agosto 2018.

Se anche tutti i fondi azionari emerging markets assegnassero il 5% delle proprie attività alle azioni A cinesi, il controvalore (pari a circa 41,8 miliardi di dollari) dovrebbe avere un impatto piuttosto modesto sul mercato azionario cinese domestico dal momento che nel suo insieme la capitalizzazione si attesta intorno ai 7 mila miliardi di dollari.

Detto questo, dal momento che le azioni cinesi A-share peseranno a regime soltanto lo 0,73% sull’indice MSCI Emerging Markets, la quantità di denaro che dovrebbe affluire sulle azioni cinesi domestiche a causa della sua inclusione nell'indice MSCI Emerging Markets sarà molto Inferiore all'importo sopra indicato (e, pertanto, con un impatto ancora più ridotto sulle quotazioni dei titoli).

“Non abbiamo motivo per essere troppo eccitati da quest’ultima decisione. Con un’inclusione iniziale sotto il 5%, l’impatto sugli altri indici dovrebbe essere limitato, visto che le azioni di categoria A (A-shares) dovrebbero pesare solo per lo 0,1% dell’MSCI All Country World Index, lo 0,5% dell’MSCI Emerging Market e lo 0,6% dell’Asia (Giappone escluso)” commenta Kim Catechis, Head of Global Emerging Markets di Martin Currie (gruppo Legg Mason).

Probabilmente, l’impatto potrebbe essere maggiore nel momento in cui saranno inclusi un numero maggiore di titoli del mercato A-share. Per capire quanto potrebbe volerci, la Corea del Sud è entrata nell’indice con il 20% del suo mercato nel 1992 ed è arrivata al 100% nel 1998 mentre Taiwan è entrata con il 50% del suo mercato nel 1996 e ha raggiunto il 100% nel 2005.

“Il mercato delle A-share è ancora considerato un’opzione più costosa rispetto ad altre, poiché ci vogliono ritorni molto alti per compensare l’aumento di volatilità dei prezzi delle azioni domestiche. Il livello di trasparenza delle aziende domestiche cinesi è inferiore a quanto gli investitori internazionali vorrebbero” specifica Kim Catechis, secondo il quale un settore del mercato A-share da seguire è quello delle aziende di energia rinnovabile.

“Tuttavia, questo interesse è puramente teorico, poiché è un settore dove operano aziende molto giovani, con una bassa capitalizzazione: perciò al momento non ci sono azioni di questo settore del mercato A-share in cui investire” conclude Kim Catechis.
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